Non possiamo usare le mani se le teniamo premute l'una contro l’altra ...

… e le cose che dovremmo fare usandole non si realizzeranno mai, né servirà pregare perché accada diversamente.

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Parte sesta del decimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 15 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

… prosegue dalla parte quinta

 

 

Se provo a dare una risposta che la mente non contempla già in sé stessa non servirà neppure ripeterla mille volte. Quando la risposta è “Origine” non riesce a comprenderne il significato perché è come parlare in una lingua che le è totalmente sconosciuta. È come se, per risolvere un problema matematico, le dicessi di applicare una formula che non conosce!

 

Cosa c’è da comprendere? Origine significa “che è di per sé stesso senza derivare o essere stato creato da altro”!

 

E adesso?

 

La sua mente vuole sapere se questa origine ha un corpo, una faccia o che altra forma abbia?

 

IDP … no!

IDP … ma allora è energia?

 

No, l’energia è solo una delle sue caratteristiche!

 

IDP … è Dio!

 

Può anche essere definita così! …

 

IDP … è karma! 

 

… mentre in Oriente si dice, a proposito di Tao (una definizione simile a Origine), che tutto quello che può essere detto del Tao non è il Tao. La stessa cosa di ciò che stiamo dicendo ora; vogliamo parlare dell’Origine con argomenti che non sono l’Origine.

 

IDP … e la fine non è la fine!

 

… infatti!

 

IDP … allora dobbiamo accettare questa nostra incapacità!? … incapacità a comprendere … aspettiamo che arriviiii … (… forse una folgorazione?!)

 

Questo non ci è più permesso! Ci è permesso fino a quando siamo un “tutto chiuso”, ma quando si è verificata una apertura, anche solo per una volta, abbiamo la responsabilità di fare tutto quel che c’è da fare per comprendere finalmente! Quindi dobbiamo tenerci il nostro mal di pancia esistenziale come la mente si deve tenere il disagio per la sua incapacità a comprendere fino a quando, perseverando e lavorando, diventi possibile comprendere ciò che prima non era possibile.

 

Siamo sufficientemente maturi per fare il nostro lavoro? Se siamo pronti, allora siamo chiamati a farlo, senza scuse per poterci tirare indietro. Se ci tiriamo indietro, lo capisce anche un bambino, saremo responsabili delle conseguenze! Qui e ora, non chissà quando e dove! Semplice! L’inferno o il paradiso sono la semplice conseguenza di questa nostra scelta. Sono le condizioni in cui tutto il nostro intero sistema si trova a vivere da quel momento in avanti mentre è ancora dotato della parte biologica senza bisogno di aspettare un “dopo la morte”. Lo spostamento di questa condizione ad un “dopo la morte”, in cui molti credono, è stata imposta da autorità esterne per impedire che si potesse agire coerentemente fin quando fosse stato possibile, essendo ancora dotati di tutto il necessario per farlo. Inoltre dando speranza di una possibilità dopo la morte, implicitamente si suggeriva di sopportare passivamente ogni sorta di nefandezze, a qualunque titolo commesse, in vista di un premio in un tempo a venire. Probabilmente ci sono stati tempi e condizioni in cui queste indicazioni sono state necessarie, … ma, … anche noi siamo stati bambini per un certo tempo, poi però siamo stati costretti a crescere volenti o nolenti; solo i fatti mostreranno se siamo realmente diventati adulti o se siamo rimasti bambini!

 

Allora che lavoro dobbiamo fare? Lo scopriremo facendolo! Non esiste un depliant in cui sia descritto in dettaglio! Ci piacerebbe, ma non c’è. Non ci sono comandamenti provenienti da chissà chi, semmai solo una vaga e pazzesca indicazione che per qualcuno suona più o meno così: “Ama il Signore Dio tuo e il prossimo tuo come te stesso” e per altri in forma diversa ma contenuto più o meno simile. Attenzione però che, anche se molti usano questa frase di riferimento, non vuole dire che conoscano automaticamente anche il suo vero significato e ne pratichino le indicazioni. Per questo ho detto e ripeto che quale sia il tipo di lavoro che ci viene richiesto lo scopriremo solo facendolo; facendolo, vivremo e comprenderemo il vero significato di quella frase. Nessuno può farlo per noi e, come nel caso della mente, è inutile che tenti di spiegarcelo prima che se ne abbia fatta l’esperienza.

 

Alcune riflessioni al riguardo, tra le tante possibili, sono la seguenti:

 

“Ama”!

Però non sappiamo cosa significhi veramente amare, perché confondiamo “l’amare” con “il desiderio di godere del possesso e dell’uso di qualcosa che ci soddisfa”!

 

“il Signore Dio tuo”

Come abbiamo accennato abbiamo un po’ di confusione al riguardo, seguiamo indicazioni di autorità esterne che ci dicono chi sia o non sia.

 

“il prossimo tuo come te stesso”

Sappiamo benissimo che viviamo facendo di tutto per difendenderci dal prossimo per timore che ci possa danneggiare in qualche modo.

 

Ora proviamo a guardare le cose da almeno un altro punto di vista (ma ce ne sono infiniti altri, almeno uno per ognuno di noi) e facciamoci alcune domande.

 

Come facciamo ad amare, se non conosciamo cosa significhi, qualcuno che non conosciamo (il Signore) se non riusciamo ad amare chi possiamo conoscere (il prossimo); come pensiamo di farlo con chi crediamo di conoscere (noi stessi)?

 

Ma prima ancora, conosciamo davvero chi siamo noi stessi?

 

Un primo risultato di queste riflessioni mi porta a dire che è necessario iniziare dalla conoscenza di se stessi per poi accettarci e poter accettare il prossimo e ogni cosa fino a comprendere che tutto questo fa parte di una sola Origine (qualsiasi sia il nome che le diamo) grazie alla quale e nella quale vivendo possiamo vivere l’Amore che è la sua essenza.

 

Insieme al prossimo scopriremo che ognuno ha la sua strada da percorrere e che è solo attraverso il lavoro di tutti che ognuno può vivere, ovvero che la vita si esprime attraverso tutto e tutti senza fare distinzione tra giusti, ingiusti, buoni o cattivi secondo il nostro giudizio. Senza tenere in alcun conto l’interpretazione che di tutto ciò fa la nostra mente o le nostre componenti emozionale e morale.

 

Sapendo che questi sono strumenti limitati, che, sollecitati, danno risposte di comodo, possiamo prenderli in considerazione per quello che sono senza fermarci a questo o addirittura difenderli come se fossero tutta la verità. Quindi osserviamo come siamo messi e cosa succede, però non ci fermiamo più in quelle condizioni, andiamo oltre … facendo grande attenzione come quando ci troviamo a muovere i primi passi in un posto nuovo ancora da scoprire.

 

IDP … oh, madonna!

IDP … ma lei come è arrivato fino qui!? …

 

… costretto dall’evidenza! (risate!)

 

IDP … per questo prima avevo chiesto … lei a che punto è rispetto a noi? …

IDP … infatti … per capire tutto questo … a che livello è lei?

 

… cerchiamo di non raccontarci frottole! Ho in tasca una carta d’identità come l’avete voi! Quindi …

 

Ognuno di noi è dove è perché costretto dalle esperienze vissute che gli hanno permesso di apprendere le lezioni in esse contenute. La differenza che possiamo osservare tra ognuno di noi posto di fronte alle stesse esperienze, come diceva la maestra a scuola, dipende da come siamo messi con la coscienza: qualcuno è bravo ma non si applica, altri meno bravi si applicano con costanza e raggiungono e superano quelli più bravi, altri non ne vogliono proprio sapere, altri abbandonano la scuola per lavorare e guadagnarsi subito il pane, altri non possono ancora capire, altri hanno capito ma preferiscono fare altro e così via in un numero incredibile di sfumature diverse. 

 

IDP … mi sembra di capire che a livello individuale non possiamo fare forzature …

 

Esatto!

 

IDP … le condizioni arrivano al momento giusto! ...

 

Esatto!

 

IDP … ecco perché chi si comporta in modo … criticabile dal mio punto di vista … non è in effetti criticabile perché per lui non è ancora arrivato il suo momento … però non posso rassegnarmi che sia così! …

 

… ed infatti non ci deve essere rassegnazione ma comprensione che è ben diversa cosa … Occorre comprendere che un frutto non può essere che quel frutto! In quel momento non può essere altro! In un altro momento da quello stesso frutto uscirà il seme e così via, come abbiamo già detto, ma a suo tempo e suo modo, non quando e come desideriamo noi, ma quando serve. La penna che ho in mano può restare inutilizzata protetta dal suo cappuccio fino a quando qualcuno lo toglierà per poterla usare per scrivere. Provate a usarla per scrivere senza togliere il cappuccio! È sempre la stessa penna, però … E ancora, … posso togliere il cappuccio ma se nella penna non c’è il refil con l’inchiostro evidentemente non potrò scrivere …

 

Quando parliamo del senso della vita pensiamo a qualcosa di filosofico …

 

IDP … ecco! …

 

… invece è qualcosa di pratico! La cosa più pratica che esista, … ed anche la meno usata! Il senso della vita penetra e include tutte le cose facendocele percepire per intero e non parzialmente come fanno gli altri sensi naturali. E, se prestiamo sufficiente attenzione, ce le fa comprendere senza bisogno che qualcuno ce le spieghi! Ci rivela la spiegazione che sta dentro la cosa stessa, anche se poi, a causa della nostra condizione del momento, non siamo in grado di spiegarla a parole. In oriente la chiamano “illuminazione”; in occidente qualcosa di analogo in alcuni aspetti è messo in relazione a ciò che viene definita “rivelazione” o svelamento.

 

IDP … comunque per noi è difficile accettare le contraddizioni che la vita ci sottopone … noi non le vorremmo ma ci sono … sono comprese nel senso della vita …

 

… se giungo le mani come nella preghiera è evidente “che esse sono in contraddizione, in contrapposizione” e non le posso usare per fare niente; … però è con le mani che faccio tutto!

 

IDP … solo al governo non vanno d’accordo! (risate!)

 

Ma no, ma no, … capite cosa significa?

Le stesse mani che mi sono indispensabili per fare tutto possono stare inchiodate una all’altra ed impedirmi di fare una qualsiasi cosa.

 

Stiamo camminando in punti diversi della stessa strada che conduce nello stesso punto di arrivo.

 

  … prosegue nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/12/2020