Simili ad una lampadina.

Abbiamo bisogno che qualcuno o qualcosa ci accenda per fare luce in noi stessi e tutto intorno.

 

 

 

Parte prima dell’undicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 22 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

Grazie di aver superato le barriere poste dagli eventi atmosferici per provare la nostra volontà di essere presenti a questo incontro.

 

Siamo giunti al giro di boa del ciclo di incontri, al quarto, di questo anno accademico, e quindi riprenderei ancora gli argomenti già trattati per evidenziarli ulteriormente. Non per convincere alcuno insistendo, non servirebbe a niente, ma per averli il più chiari possibile davanti ai nostri occhi quali punti di riferimento per le nostre riflessioni.

 

Ognuno di noi potrà così continuare ad indagare in totale autonomia tutti gli aspetti della vita partecipandovi costruttivamente.

 

Comincerei a porre in mezzo a noi tre domande.

 

La prima è: … quanto conosciamo di noi stessi? Essenzialmente però, non convenzionalmente come riportato nella nostra carta d’identità.

 

La seconda è: … cosa è la vita realmente?

 

La terza è: … a cosa serve la mia vita?

 

Dalla durata del silenzio che stiamo osservando potremo dedurne che l’argomento di questo incontro potrebbe già ritenersi esaurito. (risatine!)

 

IDP = intervento dal pubblico … cos’è la vita? … una passeggiata sulla Terra … e basta! (risate!)

 

Le cose sono per alcuni versi semplici, per altri molto complesse. Cominciamo da quella più semplice, quella che possiamo facilmente toccare con mano: esiste qualcosa che ha vita e poi quello stesso qualcosa che non ha più vita. Succede a tutte le cose, succede anche a noi. 

 

Se così è, quale differenza esiste tra noi e le altre cose?

 

IDP ... rispetto a cosa?

 

… rispetto al fatto di aver ricevuto la vita e poi questa ci venga tolta …

 

IDP … nessuna!

IDP … che se succede a noi la cosa non è che fa tanto piacere. (risate!)

 

IDP … non è come se si fulmina una lampadina … che ne compro un’altra! … a me scoccia un poco …

 

… bene! … cominciamo proprio da questo esempio molto terra terra … 

Possiamo dire che tanto poco importa a noi quando si fulmina una lampadina, lo stesso tanto poco importa alla vita quando si fulmina uno di noi.

 

IDP … insomma … anche alla lampadina non importa che qualcuno di noi non ci sia più! … giusto?! … come a noi poco interessa se si fulmina la lampadina, così anche alla lampadina poco interessa se si fulmina uno di noi …

 

… probabilmente non tanto come si può credere: vediamo perché … facendo un’indagine che possiamo condurre ognuno per sé! Ogni cosa che si trova ad un livello vitale inferiore, per poter vivere, ha bisogno di qualcosa che viva ad un livello superiore in grado di trasformare energia e renderla disponibile (o più digeribile!) al livello inferiore (come funzione e non come valore). Basta osservare la natura: gli scarti di un processo vitale servono ad un processo vitale inferiore; lo sterco di alcuni animali serve da concime per alcuni vegetali. Ciò che è superiore deve nutrire ciò che è inferiore. Questa è una gerarchia di funzioni. Come prima deduzione potremo quindi dire che a chi è inferiore importa molto di più (anche se incoscientemente) di cosa succede a chi è superiore rispetto al contrario.

 

Così facciamo anche noi: chi ha perso il lavoro chiede a qualcuno più in alto di provvedere in merito.

 

Ora rifacciamoci la domanda: che differenza c’è tra noi e le altre cose?

 

IDP … noi pensiamo comunemente che una lampadina è una cosa che non ragiona … quindi alla lampadina che gliene può fregare … inoltre la lampadina funziona se noi interveniamo … se noi non l’avvitiamo e poi giriamo l’interruttore, la lampadina rimane lì e basta … questo è il nostro modo di pensare ma … magari la lampadina …  

 

…corretto! Così come la lampadina ha bisogno di qualcuno che la faccia funzionare, anche noi abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa che ci faccia funzionare.

 

IDP … quindi non c’è nessuna differenza! …

 

… nessuna differenza! … Noi, come una lampadina, possiamo passare una vita pressoché inutilmente, posati passivamente in un contesto o avvitati a qualcosa senza mai essere accesi. Esattamente così! Possiamo passare una esistenza in cui si sono avvicendati molti episodi senza per questo aver realmente vissuto! Una esistenza di risposte automatiche scontate a sollecitazioni varie di cui non siamo coscienti!

 

IDP … è vero che se non ci avvitano anche noi possiamo essere inutili come una lampadina nella sua confezione appoggiata sul tavolo … ma noi abbiamo … mi sembra … qualcosa di più rispetto ad una lampadina o a un qualsiasi altro oggetto … pur essendo inutilizzati … abbiamo la facoltà di pensare … la facoltà di muoverci … in qualche modo … indipendentemente da qualcun altro che ci avviti e giri l’interruttore … rispetto alla lampadina … secondo me … tra noi e un oggetto, in questo caso la lampadina, c’è comunque qualche differenza … o no?! …

 

… a livello potenziale sì, come lei ha ben evidenziato, … in pratica no! Facendo riferimento alla lampadina che si trova in una situazione di buio, spenta, rispetto alla luce che irradia quando è accesa, potremo dire che solo quando siamo accesi possiamo cominciare a vedere davvero tutto quello che c’è, mentre prima, al massimo, ne abbiamo sentito parlare.

 

IDP … ognuno di noi raggiunge il suo limite di competenza … si diceva

 

… è come se ognuno di noi fosse una lampadina spenta! … Se non siamo accesi non solo non riusciamo a vedere quello che c’è, ma neppure noi stessi e noi stessi in quel contesto! Quindi non possiamo aspettare che sia un automatismo a permetterci di vedere; occorre un’azione … cosciente! Esattamente come quella di accendere una lampadina! Esattamente come deve fare ogni individuo per passare da uno stato potenziale ad uno pratico, in uno stato in cui possa finalizzare tale potenziale. 

 

IDP … ma ad accendere questo stato chi deve essere? … noi stessi?

 

… solo noi possiamo farlo! …

 

IDP … secondo me … noi siamo comunque manovrati, condizionati … da tutto quello che ci circonda … io poco fa ho risposto a mia figlia … se io dovessi fare le cose che vorrei … farei tutto diverso da quello che faccio … quindi non sto vivendo la mia vita … ma quella di una persona in una determinata situazione … faccio sempre il mio esempio … che è diverso dal suo … però io non sto vivendo … per me!

Io sto vivendo per gli altri!

 

IDP … perché lo hai scelto tu prima …

 

… se fosse così …

 

IDP … è il discorso della bolla … o della gabbia! …

 

… se fosse così andrebbe già bene … se lei vivesse per gli altri avendolo scelto e sapendo di farlo …

 

IDP … avrebbe già uno scopo …

 

… avrebbe già una certa consapevolezza … di quello che sta facendo! Ciò potrebbe essere molto diverso da quanto si desidera, … tuttavia si vede questa differenza … e, nel vedere ciò che si sta facendo per gli altri, si comincia a capire una funzione diversa della nostra vita rispetto a quello che noi desidereremmo.

 

La realtà però non è questa!

 

Questa è una percezione che noi recepiamo dopo che è stata filtrata dal nostro sistema sensoriale. Se ricordate lo schema di funzionamento del corpo fisico come un tutto chiuso a sé bastante, … vedrete che al suo interno è possibile fare ogni tipo di considerazioni, possibili ed immaginabili, all’infinito. Quindi si possono giustificare tutti i nostri comportamenti, ogni propria azione, all’infinito, pur rimanendo un tutto chiuso che vive in condizioni automatiche. Come se io avessi nel cervello pensieri continui e rispondessi a questi pensieri continui senza mai chiedermi perché ho questi pensieri.

 

Saltiamo da una cosa all’altra senza una vera ragione, salvo poi trovarne una più adatta per giustificare il nostro agire. Facciamo uno sforzo razionale per trovare il senso a qualcosa che non ne ha. Infine troviamo una risposta casuale soddisfacente e chiudiamo il discorso in modo che tutto sembri tornare. Risposte casuali o speculative organizzate secondo criteri precostituiti dai modelli preesistenti ai quali siamo abituati: un cane che si morde la coda!

 

IDP … come prestampati …

 

Ci troviamo in una situazione paradossale in cui, avendo tutti la stessa malattia, al posto di cercare un ospedale dove curarci, abbiamo trasformato il mondo in un unico grande ospedale in cui si dichiara guariti senza doversi curare: al contrario di chi pensa di essere malato senza esserlo veramente, noi, che lo siamo davvero, dichiariamo di essere sani, normali!

 

IDP … questo avviene perché siamo inseriti in un sistema … nel quale … che ci piaccia o no … dobbiamo vivere … per cui questa organizzazione … ne è conseguenza gioco forza … pur volendo andare controcorrente …

 

… pensate che in Italia ogni anno spariscono circa 10.000 persone, … molte delle quali non vengono ritrovate … semplicemente perché non vogliono essere ritrovate! Persone che improvvisamente tagliano i ponti con tutto e con tutti perché sono arrivate al limite della sopportazione e quindi staccano ogni collegamento, esattamente come avviene in casa nostra quando, a causa di un sovraccarico elettrico, scatta il salvavita per evitare conseguenze disastrose. 

 

  … prosegue nel prossimo articolo.

 

Foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 01/01/2021