Capaci di imporre perentoriamente una svolta alla nostra esistenza e collaborare alla nascita di un nuovo tipo di coscienza.
Parte quinta dell’undicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 22 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.
… prosegue dalla parte quarta
Il modo in cui pensiamo, desideriamo e agiamo determina il nostro stato d’essere e condizionano l’ambiente nel quale viviamo.
Se non riusciamo ad osservare e comprendere come siamo fatti e come reagiamo, tutto quello che si muove intorno diventa un macello interminabile! Dove tocchiamo facciamo danno e più tocchiamo, per cercare di mettere le cose a posto, più danni facciamo!
IDP … bisogna essere tolleranti! …
… quando se ne è compreso il senso … diventa una evidente necessità!
IDP … se una volta è capitato a me … un’altra volta capiterà ad un altro … o forse ricapiterà a me … (risate!) …
… può non essere necessario che capiti ad un altro! Ed è meglio non augurarsi che sia così! Il mal comune mezzo gaudio che assumiamo al posto dell’aspirina per lenire il dolore, ha degli effetti collaterali assai pericolosi.
Meglio stanno gli altri e meglio sto anche io!
Non è un principio del “pensare positivo” ma una questione pratica!
IDP … è così! … pensiamo cosa accade in famiglia … se i bambini stanno bene, i figli e i nipoti stanno bene … sto bene anche io! … se c’è qualcosa che non va in loro … mi sento subito scombussolata! ... è così! …
IDP … va beh! … allora dovrebbe star male anche quando sto male io … ma se ne frega un po’! (grandi risate!) …
IDP … dovrebbe anche essere il contrario … quando sto male io …
… le cose sono sempre reciproche e correlate! Quando guardo il comportamento dei bambini, conosco anche la situazione dei genitori, anche se non li ho mai conosciuti di persona! I bambini mostrano immediatamente quello che sentono, compreso ciò che si evidenzia, attraverso di loro, dei legami che li vincolano ai genitori.
Cercare di capire chi siamo, indipendentemente dagli stereotipi che ci hanno insegnato, è fondamentale! È il punto chiave per poterci liberare in partenza da tutte quelle spiegazioni precostituite che sono le fondamenta della nostra base culturale!
IDP … qual è la strada migliore per poter capire tutto questo?
… semplicemente cominciare a farsi delle domande e non aver paura delle risposte! Insisto sul “non aver paura delle risposte” perché ne arrivano alcune che fanno veramente tremare le gambe.
IDP … per esempio? ...
IDP … la nostra cattiveria … accettare che siamo così …
IDP … non piacere a noi stessi …
IDP … può essere un inizio … accettare la nostra cattiveria …
IDP … se accetto come sono … sono a posto! … (risate!) …
… sì! … È a posto per quel momento! … Poi però non può più far finta di niente! … Succede come quando si scopre un evasore delle tasse: … fino a quel momento aveva potuto starsene tranquillo, … ma dal momento in cui è stato scoperto, … sa che prima o poi qualcosa o qualcuno verranno a chiedergli conto di ciò che ha evaso, facendogli pagare, oltre al dovuto, anche la multa e l’interesse! …
Allo stesso modo avviene quando scopriamo in noi qualcosa che se ne era stato nascosto fino a quel momento: non basta dire “va bene così”; occorre accettarne le conseguenze e agire come è necessario per trovare un nuovo equilibrio. Finito questo, ci sarà altro da fare perché una volta scoperto il pentolone delle cose che si nascondono dentro di noi, e tolto il coperchio, non possiamo più rimetterlo; ormai sappiamo che c’è e non possiamo più ignorarlo, non si può più tornare indietro.
Finché ignoravamo che esistessero forze nascoste dentro di noi, esse potevano agire a nostra insaputa; non ne eravamo coscienti e quindi non c’era nostra responsabilità nelle azioni che ci “costringevano” a fare. Ma dal momento in cui le abbiamo scoperte, ne diventiamo corresponsabili anche se non possiamo ancora controllarle o eliminarle, fino a diventarne mandanti e complici se le usiamo coscientemente per averne un tornaconto.
Ricordate le parole “padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”? Ad un livello diverso di comprensione esse diventano “padre perdona loro finché non sanno quello che fanno”?
Ovvero le prime si applicano ai bambini, ai quali il padre, i genitori perdonano tutto, “devono” perdonare tutto perché non hanno ancora una sufficiente esperienza e conoscenza; le seconde si applicano a coloro che stanno maturando una condizione adulta. Infine, quando si è veramente adulti e si è in grado di comprendere e di agire responsabilmente, non occorre più che qualcuno giudichi e perdoni. … Ognuno diventa legge a sé, perfettamente cosciente e responsabile di quello che “deve necessariamente fare” per eseguire la sua parte di lavoro nel grande Piano Originale.
Tutto questo avviene attraverso un processo di trasformazioni e cambiamenti, più o meno lunghi o repentini, diverso per ogni essere vivente; ognuno ha una propria strada da percorrere.
Quando abbiamo sufficiente coscienza possiamo accettare di fare tutto quello che è necessario per non essere più schiavi di forze occulte che agiscono come ombre dentro di noi e, portandole alla luce della coscienza, lasciare che si dissolvano. Attenzione però; questo processo non possiamo volerlo nella nostra qualità di animali umani, anche se della migliore razza; perché ciò possa avvenire è necessario che l’integrazione della parte animale con la parte originale sia almeno iniziata. Tentare di farlo mentre questa condizione ancora non c’è porta a quelle azioni aberranti che possiamo osservare in noi e fuori di noi ovunque.
Quando la condizione è sufficiente, dal nostro interno qualcosa comincia prima a sussurrare e poi ad urlare: basta! … non voglio più restare schiavo di tutto questo marasma, aiutatemi ad uscire all’aria libera!
È chiaro che deve succedere qualcosa in grado di spezzare le nostre abitudini, di farci cambiare rotta, di non farci più girare in tondo come un cane che si morde la coda.
Ma per quasi tutti noi, cambiare equivale a morire perché dobbiamo tagliare i ponti con tutte quelle cose alle quali ci appoggiamo per essere tranquilli e sicuri, no?!
IDP … io ho tagliato alcuni ponti … nella mia vita … infatti sto vivendo da sola … senza guardare se altri soffrivano … ad un certo punto …
… ad ognuno il suo … ad ognuno il suo … non c’è niente che accada a caso a nessuno …
IDP … niente è a caso!
… non c’è storia! … Per quanto ci possa dispiacere dal punto di vista emotivo … non c’è niente da fare, … esattamente come il discorso relativo a tutti gli ammazzamenti in ogni luogo del mondo proposti continuamente dai mass media. È inevitabile! L’epilogo di una storia iniziata da tempo, e andata avanti secondo le sue proprie regole, non poteva che essere quello; se avessimo potuto allargare il nostro sguardo in un momento qualsiasi di quella storia avremmo sicuramente visto come sarebbe finita! Non è colpa di nessuno! Ogni storia ha una vita propria; se cambiamo qualcosa diventa un’altra storia! Per noi tutti è difficile accettare di non poter essere in grado di fare quello che vogliamo per essere felici!
Inoltre, quando una storia giunge alla fine, ci dimentichiamo facilmente tutto ciò che di buono ne abbiamo ricavato; vediamo e giudichiamo solo il momento finale, quasi sempre drammatico, come se fosse sempre e solo stato così, lungo tutta la storia.
Guai a noi! Non ricordiamo, non conosciamo … però giudichiamo!
Non ci conosciamo, non conosciamo l’altro, non conosciamo la nostra storia … come facciamo a giudicare?
In base a cosa?!
A quanto stiamo male in quel momento?!
O a quanto stanno male gli altri in quel momento?!
Il fatto che accade è solo un pretesto; se non ci fosse stato quel fatto ce ne sarebbe stato un altro perché potessimo giustificare il nostro stato di quel momento. Una giornata, bella o brutta che sia, finisce nella notte, e il giorno dopo propone una nuova situazione a chi vuole farne tesoro e non resta attaccato a cosa è successo il giorno prima. La notte, che è chiamata anche la piccola morte, può servire anche (ma occorre sapere come si fa), da un punto di vista terapeutico, ad aiutarci a tagliare i legami con quello che non serve il giorno dopo.
Perché allora vogliamo portarci sulle spalle quello che non serve?
Siamo noi che, senza averne coscienza, manteniamo quella zavorra che finisce per appesantire i nostri passi nella vita …
IDP … bene … due o tre domande per compito … poi si vedrà tutti … se ci saranno risposte la prossima volta! …
… sono sempre quelle con le quali abbiamo cominciato!
Che cosa siamo noi veramente, che cosa è la vita e che cosa è la mia vita! Sono solo tre!
IDP … però sono generiche! ….
Ah sì?! … sono generiche?! … provi però a farsele tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti della vita … e poi guardi cosa accade continuamente, di precisamente pratico, in risposta!
IDP … vorremmo risposte precise …
… le risposte precise arrivano a ciascuno, risposte che saranno in relazione diretta con il singolo, la sua singola situazione, e alle quali non potrà più dire: ”non ti ho sentito, non voglio sentirti … lasciami in pace”!
Sono le risposte precise che abbiamo chiamato con quelle “domande generiche” che crediamo tali solo perché non ne comprendiamo il valore, la portata, la potenza e la precisione chirurgica con la quale operano nel nostro sistema quando ci affidiamo a loro per ritrovare la nostra vera identità, senza condizionarne l’azione.
Se tentiamo di bloccare o rinviare la loro azione dopo averla chiamata, arriva il momento in cui, volenti o nolenti, saremmo messi in condizione di non poterla ulteriormente evitare; ma sarebbe meglio evitare di complicare le cose facendo quello che serve quando ci è chiesto di farlo!
Il senso della vita è un senso pratico; quando si mette il dito nell’acqua bollente insistendo nel dire che non è bollente possiamo ripeterlo per quanto vogliamo ma dopo un po’ il dito è bollito! Meglio fare attenzione e agire come occorre, anche se non dovessimo fare la figura dell’eroe.
Le risposte che arrivano sono di tipo essenziale, ovvero tengono già conto di ogni aspetto di tutta la nostra vita, non di quello che noi pensiamo della nostra vita. Tengono conto di quello che è realmente la nostra vita! Così possiamo cominciare a scoprire chi siamo davvero!
IDP … uno schifo! …
IDP … e se si scopre che non siamo come vogliamo … che succede?
IDP ... possiamo nasconderci dietro un muro … negare tutto! ... non ci piace … quindi non lo guardiamo! … agendo in un certo modo … potremo per esempio avere paura di offendere qualcuno …
… qualunque cosa esca in risposta a queste domande rivela allo stesso tempo il senso di ciò che contiene. … Quindi osiamo agire e accettiamone le conseguenze; … scopriremo che … abbiamo avuto paura di fantasmi di cose che non esistevano, … se non provvisoriamente, … nella nostra mente. Miraggi in grado di condizionare la nostra vita!
Il fatto che queste risposte non ci piacciano è talmente secondario … che è praticamente ininfluente. … È come quando, arrivati in cima ad una montagna, crediamo di poter scegliere tra rimanervi e morire assiderati oppure ridiscendere scivolando sul didietro con il rischio di prendere colpi o ferirsi; ... certamente ci piacerebbe scendere con l’elicottero riscaldato, … ma in quel momento non c’è, e nemmeno può arrivare più tardi … e se aspettiamo ancora viene notte e non potremo più scendere. Ci piacerebbero un sacco di soluzioni alternative, … ma ce n’è una sola realmente percorribile: quella che non ci piace! Non possiamo prendercela con niente e nessuno: quella è l’unica soluzione ad una situazione che noi abbiamo voluto e chiamato!
Vi è una differenza fondamentale tra trovarsi in una situazione in cui siamo stati messi senza averlo coscientemente voluto e una in cui abbiamo chiesto di essere messi;
ora la comprendiamo da soli!
… prosegue nel prossimo articolo.
Foto e testo
pietro cartella
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Articolo pubblicato il 12/01/2021