Continuità dello stato d’essere oltre la vita.

Lo stato di coscienza conquistato in vita permane dopo la morte e non si modifica più fino alla nuova incarnazione in un’altra persona.

 

 

 

Parte decima dell’undicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 22 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

… prosegue dalla parte nona

 

 

Sappiamo bene come il momento in cui siamo obbligati ad abbandonare il nostro corpo sia estremamente delicato per tutta una serie di ragioni che vanno molto al di là di quanto normalmente ritenuto. Il dolore e la sofferenza che si presentano fanno spesso dimenticare che sarebbe molto meglio non portarseli appresso né direttamente né con l’aiuto (inconsapevole) di chi ci è vicino. Infatti lo stato generale nel quale ci troviamo in vita avrà una certa qual sua continuità nella diversa condizione esistenziale che si configura dopo la morte.

 

Ad esempio, felicità, beatitudine, serenità sono stati d’essere che possono sussistere indipendentemente dalla situazione nella quale ci troviamo. Sono stati di coscienza, e quindi di vita, che possiamo raggiungere adesso.

 

IDP … questi stati sono quelli che porteremo con noi di là! ….

 

… esattamente! …

 

Questi stati di coscienza non si possono raggiungere con uno sforzo di volontà; per conseguirli occorre accettare di sottoporsi ad un processo di trasformazione del sistema per metterlo nelle condizioni di convertirsi da uno stato di illusione ad uno stato coerente con la verità.

 

IDP … quindi … se moriamo arrabbiati … saremo arrabbiati anche di là!                                        

 

… probabilmente sì! … Ma solo probabilmente, … poiché il bilancio della nostra esistenza non dipende solo da quello; … non si può essere così categorici! …

 

IDP … infatti c’è chi muore più arrabbiato o più sereno … e si vede la differenza …

 

… a questo punto … facciamo una cosa: … aggiungiamo una quarta domanda …

 

IDP … ci mancava … già non siamo riusciti a rispondere alle prime tre … (risate!)

 

… che forse ci aiuta a rispondere anche alle prime tre:

 

in questo momento siamo vivi o siamo morti?

 

IDP … sono vivo o sono morto? … meglio che sia sereno! …

 

… la domanda precisa è: in questo momento siamo vivi o siamo morti?

Non cerchiamo di barare! La domanda è questa! Ed ancora più pratica delle precedenti! Tuttavia la risposta non è così semplice!

 

IDP … io volevo dire questo … se io penso al termine della mia vita … penso ad una completezza … dopo … non di felicità né beatitudine … io dico … sarò finalmente a casa … no?! … cioè nella pienezza del mio essere … è sbagliato?! …

 

… mi dispiace … deludervi nuovamente …

 

IDP … eh, no! … non è così?!

 

… non è così! …

 

IDP … non sarà la mia pienezza! …

 

… tutto ciò che possiamo fare per maturare una condizione che porteremo appresso è ciò che possiamo fare qui … fintanto che, attraverso un corpo fisico che possediamo ancora, disponiamo di tutti gli strumenti necessari per agire, come occorre, e raggiungere quello stato di “pienezza” a cui aneliamo.

 

È durante l’esistenza che determiniamo lo stato in cui passeremo oltre.

Come risulta certamente chiaro: se non si fanno le cose necessarie perché possa avvenire un certo processo, quel processo non può semplicemente avvenire. Punto!

 

IDP … quindi se io voglio essere sereno di là … devo fare in modo di essere sereno di qua! … quindi tolleranza …

IDP … comprensione …

IDP … beatitudine … (risate!) …

IDP … non esageriamo! … non penso che qua si possa raggiungere!

 

Facciamo ancora fatica a comprendere quanto ciò sia molto più pratico di quanto riusciamo a pensare. Non riusciamo a comprendere come le cose possano avvenire in questo stesso istante, … così le spostiamo in un possibile futuro. Così facendo, poiché siamo noi stessi a spostarle sempre, … non le raggiungeremo mai! Capite perché parliamo di questa nostra esistenza come di una esistenza fatta di illusioni! Non facciamo quello che possiamo fare qui e ora perché speriamo di poterlo fare in un futuro che, quando sarà presente, ci vedrà agire esattamente allo stesso modo. Moriamo di sete perché anziché bere dal bicchiere pieno d’acqua che abbiamo a portata di mano, usiamo la mano per spostarlo un po’ più in là dicendo: berrò più tardi. Ci abituiamo talmente a farlo, a resistere alla necessità di bere, che non ci rendiamo conto che intanto stiamo assetandoci sempre più fino alla morte inevitabile!

 

Occorre fare ciò che è necessario qui e ora!

 

Pratico, … come il senso della vita!

 

Si prova, … si tocca, … si sperimenta, … con tutto l’essere … non solo con una o alcune sue parti …

È quella … ”completezza” … che ha intuito come stato possibile la signora poco fa! Uno stato che si prova in ogni fibra del proprio essere, non in qualche parte specifica e non quale risultato di tecniche specifiche, ma attraverso un vissuto di esperienze coscienti lungo un processo di conversione di tutte le componenti e le funzioni dell’intero sistema. Un sistema che, tornando ad essere perfettamente funzionante, come in Origine, può agire pienamente e completamente in qualsiasi circostanza …

 

IDP … in ogni momento! …

 

… in ogni momento! …

 

IDP … una condizione stabile! …

 

… qualunque situazione si presenti! …

 

IDP … posso chiedere una cosa? … mia mamma … che non crede a queste cose … assolutamente … una volta ha sognato l’angelo … mia zia era ormai quasi morta … e mia madre si era ormai rassegnata, come del resto tutti i parenti … i familiari … ha sognato questo grande angelo che l’ha abbracciata e chiamandola per nome le disse: “dammi un tacùn (una pezza) che rammendiamo e cuciamo” … e mia zia è ancora viva adesso! … si è ripresa ed è ancora viva adesso! …

 

… a sedici anni, la prima volta che le è successo, due giorni prima del fatto, sognò suo papà nella cassa da morto … due giorni dopo suo papà mancò … dopo che al mattino aveva visto morire mia mamma …

 

… mia nonna, è mancata a cento anni, aveva sognato che nell’aldilà … me lo racconta poi … gli hanno fatto questa grossa festa … le hanno steso un tappeto rosso … quelli che erano di là … l’avevano abbracciata … e le avevano regalato una mantella … e mia nonna era serena … è possibile?! 

 

… certo che è possibile!

 

IDP … ma mia madre non crede a queste cose!

 

Non ha alcuna importanza credere o meno secondo come siamo abituati a fare …

 

IDP … e ancora ricordo che … perse il suo anello, la fede nuziale … ed era sicura di averla persa in montagna … ha sognato suo papà che le ha detto: “vai sulla camicia bianca nel cassetto che ti dico io e te la trovi lì!” … mia madre è andata e la fede era lì! …

 

… pensate un po’!

 

IDP … accidenti! … mi viene la pelle d’oca! …

IDP … e lei sente, comunque, la presenza di sua mamma vicino … e lei sa che è sua mamma … e non crede … è questo che dico e non capisco …

 

… mamma mia! Sto per dire una cosa … (risate!) … così concludiamo questo incontro tirando un’altra pietra nello stagno …

 

… Senza nulla togliere, perché non è possibile un giudizio perentorio su questi fatti, … per tutti noi è più facile agire, avere ascendente su spiriti semplici … per questo amiamo circondarci di animali domestici. Infatti, una volta che li abbiamo ammaestrati, non dobbiamo più pensarci e ne ricaveremo sempre una gratificazione. Allo stesso modo succede a molti di noi! Le forze da cui siamo vissuti, nei confronti della poca forza che abbiamo personalmente, si comportano esattamente nello stesso modo.

Per poter mantenere il legame tra noi e loro, fanno determinate cose. Queste cose sono ritenute “talmente buone” dal nostro punto di vista (ecco perché bene o male secondo i nostri criteri sono giudizi assurdi) che noi stiamo bene. Allora diciamo “questo è bene”!

Ma è come se qualcuno ci dicesse: “guarda voglio farti star bene; vieni con me che ti metto dentro una bellissima prigione”! Bellaaaa, … con tutte le cose che ci piacciono, ci servono e ci rendono felici, … ma è una prigione! E dopo aver consumato quello che ti serve e ti piace, … che ti ha fatto star bene, … ti accorgi che è una prigione … in cui più nessuno ti porta niente! Non solo, ma da quel momento devi cominciare a ripagare, con interessi sempre crescenti, quanto avuto in anticipo, lavorando come uno schiavo.

 

Solo quello che noi possiamo fare coscientemente ci rende capaci di poter interagire con ogni cosa “in libertà” e non in funzione di qualche cosa (quasi sempre diversa da quella che appare). Ti dò questo perché tu faccia per me quello che non sai e continui a farlo. Così accade a noi come quando noi diamo da mangiare alle nostre mandrie di animali perché ci forniscano il latte o quanto altro noi consumiamo per alimentarci o vestirci. E se quello che ci danno non basta più finiamo per divorarli!

 

Questo noi siamo per quelle forze che noi stessi abbiamo creato!

La loro aggregazione, nel tempo, le ha rese più potenti di chi le ha generate! L’aggregazione di pensieri simili di milioni di uomini schiavi diventa più forte del pensiero di un singolo che cerca la libertà. Il branco è più forte di un solo membro della specie.

 

L’essere umano deve emanciparsi da tali situazioni e riconquistare la propria dignità originale.

 

A presto.

 

Fine dell’incontro.

 

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 27/01/2021