Cogenerate nello spazio del nostro universo e sempre presenti nella sua memoria.
Parte prima del dodicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 29 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.
Di nuovo bentrovati!
Qualcuno ha provato a porsi alcune delle domande con le quali ci siamo lasciati la scorsa volta?
IDP = intervento dal pubblico … sì! … però non sono arrivate risposte!
IDP … quale è la differenza tra un essere inerte ed un essere umano?
Una prima evidente differenza è nel tempo di risposta di cui abbisogna la coscienza di un essere “inerte” rispetto a noi. Infatti la risposta avviene in tempi così lunghi che a noi sembra effettivamente incapace a farlo. Però questa è solo la nostra convinzione, perché ogni cosa fa parte della vita e quindi è soggetta a “coscienza” sebbene a diversi livelli. Per questo occorre interrogarsi sul senso della vita, e su ogni cosa, senza dare mai niente per scontato. Tutto ciò che consideriamo tale appartiene a modelli di riferimento che non sono reali, fanno parte del linguaggio convenzionale stabilito tra gruppi specifici di esseri umani. Anche i luoghi nei quali viviamo hanno una certa coscienza e una certa relativa memoria. Basti pensare ad un esempio che abbiamo usato spesso a proposito. A volte ci accade di andare in una stanza di casa nostra ma quando ci arriviamo non ricordiamo cosa dovevamo fare. Allora torniamo sui nostri passi e, giunti sul luogo dove era nato il pensiero di cosa fare, ci riconnettiamo con esso come se fosse stato ancora lì ad aspettarci!
IDP … come si spiega questo fatto che accade spesso?
Questo perché il tempo di dissoluzione del pensiero nella nostra testa è più rapido di quello di dissoluzione nel luogo in cui si è cogenerato tale pensiero, nel luogo dove era immersa la nostra testa al momento in cui la nostra coscienza si è resa conto di tale pensiero.
È un dato di funzionamento normale all’interno del nostro campo energetico di azione primario, che ha un diametro di circa 16 metri, nel quale sono riprodotti e funzionanti tutti gli aspetti costituenti l’universo; siamo immersi in una miniatura dell’universo. Ognuno è un universo a sé, anche se tutti questi universi, per funzionare, rispondono alle stesse leggi.
Nel nostro universo specifico, in quel mondo in cui respiriamo, troviamo sempre ogni cosa che esiste. Quindi ciò che respiriamo non è solo l’aria, ma tutto ciò che si è prodotto in quel sistema che abitiamo, nel corso di tutta la sua esistenza. È come se la nostra vita fosse paragonabile al nostro ingresso in un enorme edificio nelle cui stanze sono custodite le prove e i documenti di tutto ciò che hanno fatto coloro che lo hanno abitato. Infatti molti dei “nostri” pensieri non sono affatto nostri: sono stati “trovati e catturati” da noi in una di quelle stanze. Se poi li perdiamo per strada, basta tornare in quella stanza e li ritroveremo al loro posto! Provate a pensare cosa avviene quando ritornate in un posto dove eravate stati da giovani o a guardare una fotografia particolare: tutto sembra essere ancora lì come al tempo in cui ci siamo stati, anche se ci accorgiamo di tutti i cambiamenti che sono intercorsi. Noi chiamiamo queste cose “ricordi”, però non ci soffermiamo mai a pensare cosa siano veramente. Pensiamo che siano cose che non esistono più se non nella nostra mente; però non è proprio così; continuano ad esistere al punto che la loro forza influenza ancora oggi il nostro comportamento.
A nostra volta anche ognuno di noi lascerà la sua eredità in una di quelle stanze, a disposizione di chi vorrà o potrà servirsene.
Come potrebbe un edificio o un luogo avere una memoria se non fossero elementi “vivi”?
IDP … la memoria storica è dovuta all’uomo però!
… non proprio perché ogni cosa che viene toccata dall’essere umano o in cui un essere umano si trova a vivere interagisce con esso; quindi nessun essere umano può essere identificato a prescindere da ciò che lo ha aiutato a diventare quello che è! La sequenza lineare dei fatti, così come è abitudine considerare, è un’altra convenzione semplificativa della mente umana per “liberare spazio operativo” sintetizzando nel nome e data di un avvenimento tutti quei miliardi di contenuti che non potrebbe memorizzare diversamente. Questa però non è “la memoria storica”; è una specie di cronologia di dati sintetici, possibili chiavi per entrare nelle stanze della memoria storica della realtà onnipresente. La cosa interessante, quasi mai considerata, è che quando si accede alla memoria storica, spesso, insieme ai fatti che si intendevano trovare se ne trovano altri che nessuno, sembrerebbe, ci ha mai menzionato. Questo mette nuovamente in evidenza che la memoria, storica e non solo, non è solo affare dell’essere umano, ma di un sistema assai più grande del quale l’essere umano può avere le chiavi di entrata.
Per questo molti, a ragione, ritengono che non si possa più interagire con la terra come se fosse una cosa priva di vita, staccata da noi e utilizzabile impunemente ai nostri fini egoistici. Anche se per alcuni è ancora difficile andare al di là degli aspetti bio-chimico-fisici del pianeta sul quale ci troviamo, è di dominio comune che esistano aspetti bio-chimico-fisici-vitali, insieme ad altri aspetti ancora più sottili e sconosciuti, che sono indispensabili per l’esistenza di ogni cosa presente, visibile o invisibile, conosciuta o ancora da scoprire.
IDP … adesso con l’età mi rendo sempre più conto di dover ritornare sui miei passi per ricordare … vado e dimentico … torno e ricordo subito! Mi accade sempre più spesso … e ne ho dedotto che … è la vecchiaia! …
… mettiamola pure come si vuole … però il fatto è incontestabile, … no? Il fatto esiste!
IDP … eccome! ...
… già solo il chiedersi ed ammettere questo, indipendentemente dalla risposta, apre una porta, chiusa fino a quel momento. Da quella porta prima o poi cominceranno ad arrivare risposte di tutti i generi. Oggi ce ne sarà una tanto per farci stare tranquilli, domani un’altra oserà un po’ di più, e poi arriveranno risposte stupefacenti e incredibili … disarmanti ed incontestabili! Risposte che non si fermeranno più di fronte a niente, che sorgeranno sempre più dal profondo di noi stessi e dagli spazi infiniti. Grazie a ciò potremo conoscere aspetti sconosciuti impensabili, indipendentemente dalla nostra preparazione culturale e scientifica, semplicemente perché legati agli aspetti essenziali della vita, non separati e recintati in questa o quella specializzazione umana.
Ricordate quando all’inizio di questi incontri abbiamo evidenziato come l’Origine abbia lanciato un’idea? E come questa idea abbia trovato un luogo e un tempo nello spazio dove cominciare un processo di realizzazione per manifestarsi? Questo è quanto c’era, c’è e ci sarà, prima, durante e dopo che le teorie e specializzazioni degli uomini avranno terminato il loro compito. In modo particolare quando ci si è persi, come, nell’esempio del pensiero di prima, occorre tornare sui propri passi e recuperare l’idea originale per procedere e agire correttamente!
Sembrano cose … fuori di testa!
IDP … perché?! … io non le trovo tali!
… perché oggi tutti chiedono di produrre prove tangibili e incontrovertibili a sostegno di quello che si dice … secondo quanto intende per tali questo e quel interlocutore …
IDP … ah, sì! … vero!
… mentre nessuno sa davvero cosa sia vero o no; invece ciò che è vero per uno può non essere vero per un altro, senza nulla togliere a nessuno e neppure alla verità stessa!
Qualcosa può essere vero anche se non riesco a spiegarlo razionalmente! Non cessa di essere vero solo perché io non so spiegarlo! È talmente evidente e semplice che nessuno se lo può permettere; cadrebbero tutti i castelli di carta costruiti sulle certezze condivise! Inoltre spesso alcune ipotesi ritenute assurde sono più razionali e vicine al vero di quanto ci fa comodo credere.
Noi stessi siamo l’esempio pratico della possibilità di realizzare un’idea “assurda”!
Esistiamo nonostante non sappiamo come e perché! Nonostante ben si sappia che non basta mettere insieme dei componenti perché l’insieme possa funzionare! Non basta mettere insieme i componenti di un essere umano perché possa vivere! Un essere umano vivo o morto dispone ancora grosso modo degli stessi componenti ma ciò che li fa funzionare non è più presente (anche se non sappiamo cosa sia perfino quando è presente). La chiamiamo convenzionalmente “vita”!
Tutti noi, scienziati e ricercatori spirituali compresi, ci scontriamo contro tale evidenza senza riuscire ad andare oltre, senza riuscire neppure a osare un po’, a formulare una nuova ipotesi fuori dagli schemi dogmatici più o meno ampi e complessi.
Si fa prima a ripartire sempre da ciò che la storia ed i miti ci presentano, oppure si inventano nuove procedure bio-fisico-chimiche a sostegno di nuove ipotetiche funzioni vitali, cioè credere o far credere di fare qualcosa di nuovo rimestando sempre nel vecchio, … però noi siamo molto di più di questo, siamo universi, complessi e magnifici anche quando ai nostri occhi ci comportiamo come “incapaci ed immaturi”.
Ma solo ognuno di noi può realmente comunicare in maniera bi-univoca con il proprio universo; nessun intermediario può farlo per noi, perfino a livello bio-fisico-chimico, la stessa regola si esprime diversamente in ognuno. Per esempio come si scompone e interagisce ad ogni respiro la stessa aria in due individui diversi. Tutti dobbiamo respirare, è chiaro, ma le conseguenze del respirare non sono uguali per tutti. Concetto chiaro e semplice, ma dimenticato ed incompreso.
Il nostro sistema non ha mai avuto bisogno di intermediari; siamo noi ad averli creati per comodità diventandone schiavi esattamente come facciamo con un telefonino. Per comunicare con noi stessi … sembrerebbe ovvio … non occorre che farlo!
Una volta se volevamo fare una gita al mare semplicemente ci andavamo; ora sentiamo le previsioni del tempo fatte dagli esperti per decidere se andarci o no, dobbiamo consultare il prezzo del petrolio in medio oriente, il bollettino delle alghe, la disponibilità di parcheggi tra le 4 e le 5 pomeridiane, se ci sono negozi aperti, se abbiamo prenotato l’ombrellone in prima o al massimo seconda fila, se l’oroscopo è favorevole a noi e a tutti i componenti della spedizione; … prima potevamo farne comunque l’esperienza indipendentemente da ogni condizione, ora possiamo permetterci di fare un’esperienza solo se ne esistono …“tutte le condizioni considerate”!
Di conseguenza per gestire tutte queste complicazioni, che noi stessi abbiamo creato, abbiamo pensato bene di strutturare una società ed organizzazioni, istituzioni di gruppi di esseri umani che, interagendo tra di loro per cercare di gestirle in ogni loro possibile particolarità, le hanno complicate sempre di più. Però tutto questo ci piace e lo troviamo comodo; non ci sfiora nemmeno il pensiero di rinunciare a qualcuna di queste complicazioni a favore di un po’ più di libertà, di eventi inaspettati e responsabilità cosciente.
Meglio una comoda prigione!
… prosegue nel prossimo articolo.
foto e testo
pietro cartella
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Articolo pubblicato il 07/02/2021