Un complesso biologico che si autorigenera ad ogni istante.

Le straordinarie capacità sconosciute, dimenticate, o semplicemente non utilizzate, di un vero e proprio “piccolo universo”.

 

 

 

Parte seconda del dodicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 29 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

Non sono nate prima le istituzioni e poi l’essere umano, bensì viceversa! Non è l’essere umano che deve essere al servizio delle istituzioni, ma viceversa, … ecco perché, spesso, si sente dire che il mondo va al contrario … Non è nata prima la legge e poi l’essere umano, ma l’essere umano che ha in sé una legge non trasgredibile. Tutto il resto è semplicemente ricerca di maggior complicazione dell’assurdo istituzionalizzato e accettato! Nessuno di noi può dire di non parteciparvi, anzi … siamo proprio noi che chiediamo nuove misure, nuove regole che crediamo siano dettate dal nostro “buon senso”. Cioè, detto in altri termini, ci siamo incasinati, attraverso l’uso del “buon senso”! C’è da restare senza parole. Sul modo di operare dell’essere umano c’è veramente da restare sconcertati! Eccone un esempio:

 

mentre sto scrivendo queste righe nascono delle necessità di approfondire alcuni temi affinché io stesso possa meglio comprendere ciò che dico; se non trovo qualcosa nei miei libri cerco sul web ed ecco cosa ho scoperto a proposito della paranoia e schizofrenia: nella nuova versione del manuale delle malattie mentali, la controversa bibbia sull’argomento, sono stati eliminati i capitoli relativi a quelle patologie; essendo ormai così diffuse da diventare praticamente “normali”, sono state declassate ed inserite in un più vasto contesto di patologie di cui rappresentano solo una sfumatura!

Era già avvenuto per molte altre situazioni sia in senso riduttivo che evidenziante: personalmente ho un valore di colesterolo totale che negli ultimi trenta anni è sempre stato stabile intorno a 208. Fino a qualche anno fa ero quindi una persona normale perché il valore normale ammesso era fino a 250; da qualche anno, senza che mi sia accaduto niente di strano, sono diventato “malato” perché tale valore è stato ridotto a 200. Ora, anche se dietro a tutto ciò ci possono essere ragioni più o meno valide, mi chiedo: chi è il “malato”? Io oppure chi stabilisce cosa sia normale o no?

 

Per aggiungere confusione alla confusione, nella stessa bibbia delle malattie mentali, sono state inserite nuove patologie derivate da una più attenta e ristretta osservazione di un numero limitato di persone. Sarebbe come dire, e forse sarebbe l’unica osservazione reale, che se osservo più attentamente ogni singolo individuo, scoprirò che ognuno ha una sua propria e specifica malattia costituita dall’interazione transitoria di cose che un momento sono considerate malattia, ed un altro salute. Perfetto!

Ci volevano miliardi di anni e tutti gli sforzi di scienziati e ricercatori per giungere a questa sintesi?!

 

L’essere umano può vivere anche senza istituzioni e convenzioni … anzi, verrebbe da dire che può vivere solo non delegando niente a nessuno! Ma sappiamo che anche queste parole possono e sono sempre equivocate!

 

IDP … l’altra sera ho seguito una trasmissione televisiva in cui si faceva vedere come funzionano tutte le parti del nostro corpo … che macchina perfetta! … per forza, se si inceppa qualcosa in questo straordinario meccanismo sono guai! … 

 

… questo sistema non solo è bello e meraviglioso … ma si autoripara! Ripara di sua iniziativa circa il 99,5 % dei danni che subisce senza che neppure noi (coscientemente) ce ne accorgiamo. La gran parte di questo lavoro è svolto durante il periodo di riposo notturno: quasi come la tela di Penelope ma al contrario: di giorno si deteriora a causa delle nostre azioni e di notte si autoripara i danni. Ciò è possibile per molte ragione che abbiamo già trattato, ma perché ciò avvenga è fondamentale che “non ci siano interferenze da parte nostra”, altrimenti, come al solito, a fin di bene facciamo il solito disastro.

 

IDP … scusi, … allora non ci sarebbe bisogno di andare dal medico! ...

 

… una volta ho fatto una affermazione simile e sono stato ripreso da una dottoressa presente tra di noi! 

 

IDP … perché se non lo sai va bene … ma se sai di avere qualcosa allora vivi col terrore di morire! … allora in automatico muori … allora non c’è bisogno di andare dal medico! …

 

… torniamo a dire … se abbiamo affidato la nostra intera vita a strutture esterne a noi, saremo sempre più dipendenti da tali strutture … basti pensare al telefonino …

 

IDP … non se ne può più fare a meno! … oh mamma mia!

 

… cosa voglio dire con questa affermazione? Semplicemente che questo intero sistema dell’essere umano ha in sé domande e risposte, problemi e risoluzioni, tutte le autolimitazioni e le straordinarie capacità sconosciute, dimenticate o semplicemente non utilizzate di un vero e proprio “piccolo universo”. Noi possiamo lasciare che “questo piccolo universo possa funzionare secondo le proprie regole” oppure interferire imponendogli le nostre con i risultati che possiamo vedere.

 

IDP … durante un’altra trasmissione un medico ha affermato che solo circa il 30% delle ernie del disco sono da operare; per il resto vengono riassorbite direttamente attraverso l’azione di autoriparazione dell’organismo.

 

IDP … io ho dovuto essere operata! …

 

… in ogni caso la risoluzione del problema è in relazione allo stato di chi ne soffre, … ogni caso è unico ed ha in sé stesso la soluzione specifica; questo è ciò che rende difficile l’operare del medico che non può contemplare l’intero quadro di salute del paziente! Ciò che per uno funziona per l’altro inasprisce il problema!

 

IDP … ogni caso è a sé! … e su di esso devono convergere i pareri di molti specialisti … ognuno dei quali ha la sua idea! … Così il paziente non sa più cosa fare! … Sarebbe bene che si mettessero d’accordo e rimettessero il paziente al centro della loro osservazione!

 

… chiaramente oggi i medici si stanno scontrando con questa evidenza, … cioè che ogni caso deve essere esaminato a sé e deve poter essere osservato a sufficienza; se questa è la situazione, a maggior ragione, poiché gli unici che possono continuamente osservarsi siamo noi stessi, è chiaro che il primo medico da consultare siamo noi stessi!

 

Ogni cosa che ci capita scatena in noi una paura, ma è pur vero che noi viviamo nell’incoscienza perché altrimenti risponderemmo sempre con ulteriore paura ad una risposta dettata dalla paura. È un cane che si morde la coda: abbiamo paura (e quindi evitiamo) di risponderci coscientemente per paura di avere più paura! In matematica si direbbe: paura più paura uguale ancora più paura!

 

In effetti ciò che ci accade giornalmente è un insieme di “piccole morti” di varie nostre parti che però vengono sostituite con altre parti in altro modo.

 

IDP … l’ammalato guarisce per morire sano!

 

Sappiamo che a determinare come noi ci troviamo nei confronti delle cose è la nostra percezione delle cose, … siamo noi che definiamo quanto una cosa possa farci bene o farci male; … due persone non rispondono nello stesso modo alla stessa sollecitazione … . Giustamente la signora diceva di essere stata operata e l’altra diceva di aver potuto evitare l’operazione.

 

IDP ... ed anche il fatto, come diceva lei prima, che il corpo … dipende sempre, penso, oltre che dal soggetto anche dal problema … perché io avevo i calcoli alla colecisti, e mi hanno tolto la colecisti, perché se toglievano i calcoli si sarebbero riformati (ne avevo solo uno) quello non è un problema probabilmente così essenziale … il corpo si è riabituato a funzionare facendo a meno della colecisti ...

 

Ciò è corretto, ma avrebbe comunque trovato un modo di funzionare sufficientemente anche senza l’asportazione. La soluzione si trova sempre in relazione a come si decide di affrontare la situazione, se delegandola tutta all’esterno, ad altri, oppure facendosene carico in parte o totalmente. A seconda della decisione presa, il corpo invia dei segnali (ai quali si deve essere sufficientemente attenti) per modificare le condizioni che hanno condotto al problema, e quindi permettere un sufficiente ripristino funzionale del sistema. È chiaro che la seconda opzione richiede maggiore responsabilità personale, ma, strano e pericoloso a dirsi, consegue meno effetti collaterali, soprattutto a medio e lungo termine. Inoltre “costringe” l’intero corpo a prendersi in carico la faccenda, attivando risorse impensabili. Il pericolo sta principalmente nel abbandonare per paura il processo in una qualsiasi delle sue fasi quando si evidenzi un particolare stato ritenuto insostenibile (mentre si tratta proprio del momento culminante dello sforzo di guarigione). (l’argomento specifico salute e malattia è stato già affrontato in altra sede).

 

Questa opzione (ogni cosa che non funziona è sostituita dal nostro metabolismo in altra maniera) è valida solo fino a quando non c’è un imminente pericolo di morte (ma questa è più che altro una mia cautela perché ho paura anch’io - però a rigore di verità nessuno può sapere se la sorte del paziente sarebbe cambiata nell’un caso o nell’altro).

 

 

Per evitare che qualcuno agisca sconsideratamente ritenendomi mandante della sua azione, chiarisco ancora meglio: qualsiasi parola detta da chiunque costituisce solo una opinione personale dettata dall’esperienza personale in casi personali che non possono mai essere presi come tali o adattati a qualcun altro che non abbia fatto lo stesso sforzo per arrivare al proprio risultato attraverso il relativo processo necessario e coerente.

 

 

Più volte ho ripetuto l’esempio di mia madre alla quale, in seguito ad un ictus, si erano interrotti i canali di comunicazione verso alcune parti del suo corpo. Il fisioterapista della struttura di riabilitazione aveva gettato la spugna dicendo che mia madre non collaborava e quindi non si poteva fare niente. Però non è stato così. Punzecchiando qua e là con un ago alcune zone a monte di quella che non rispondeva si è attivato, attraverso il canale del dolore, un nuovo percorso di stimolazione della zona, che ha funzionato ancora per un certo tempo.

 

Il nostro cervello ha possibilità analoghe. Fino a qualche anno fa si diceva che cellule cerebrali e nervose non si potevano riprodurre o sostituire nelle loro funzioni. Oggi si fanno affermazioni diverse, a volte contrarie. Benché non si sia definitivamente certi né delle une né delle altre, risulta evidente che se a qualcuno che ha perso determinate funzioni, queste in qualche modo possono ricomparire, se non altro vuol dire che qualcosa di diverso e/o alternativo è successo in quella persona affinché il quadro funzionale sia stato in parte recuperato! Vuol dire che alcune funzioni non risiedono esclusivamente in un’area limitata del cervello, ma che sono recuperabili altrove, dove non siamo abituati a cercarle ed attivarle fino a quando la zona normalmente preposta ad esse funziona regolarmente.

 

Tutte queste considerazioni ci riportano al punto di partenza: domanda e risposta, problema e risoluzione, stanno dentro di noi. E a maggior titolo tutto ciò che riguarda il senso della vita! Come è anche impossibile che ciò che sta dentro un altro, seppur vero, sia condivisibile; semmai è condivisibile lo sforzo per arrivare a comprendere, ma non il risultato finale, perché noi non siamo una sola cosa ed abbiamo compiti diversi. Per questo siamo distinti dagli altri come cellule diverse, pur appartenendo allo stesso corpo; in modo che possiamo svolgere una funzione diversa per il bene di tutte le altre cellule e l’intero corpo! È così che, come avviene tra esseri umani, per il principio di solidarietà e aiuto reciproco, quello che una parte non è più in grado di fare, viene preso in carico da un’altra. Questo non è volere il bene degli altri, ma un semplice e raffinato calcolo egoistico: se quella funzione cessa sono in pericolo anch’io e quindi, prima che sia troppo tardi, me ne prendo carico. Si tratta ancora di un’azione svolta sotto la minaccia della paura di morire!

 

Ma è anche una possibilità di continuare a scoprire altre parti del quadro che compone la verità, anziché rinunciarvi definitivamente!

 

 

… prosegue nel prossimo articolo.

 

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 09/02/2021