Ogni cosa è sempre in perfetto equilibrio …

… fino ad un istante prima del nostro arrivo!

 

 

Parte quinta del dodicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 29 novembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

Come un bruco si può trasformare in farfalla anche noi possiamo trasformarci da esseri biologici aventi forma umana a esseri umani nel senso originale dell’idea alla quale diamo corpo.

 

Il processo della nostra trasformazione inizia a partire dalle domande che ci aiuteranno a richiamare la forza necessaria per spingerci ad attraversare le porte che danno accesso alla nostra essenza.

 

IDP … probabilmente è proprio quello … la paura di dover affrontare le cose … per cui ad un certo punto evitiamo di affrontare … eventuali problemi … che potrebbero sorgere anche nella (…azione) … nel pensiero …

 

… se facciamo mente locale, dobbiamo prendere atto che una parte della paura è vinta in partenza, almeno quella parte che ci impedisce perfino di ascoltare solamente “certe cose”. Poi potremo anche scartarle, ma intanto le abbiamo ascoltate! Intanto una breccia si è aperta! …

 

IDP … si comincia ad affrontare, a prendere in considerazione il problema … per così dire …

 

… è una breccia aperta nella diga, una breccia che non può più essere riparata! Così prima o poi la diga dovrà cedere! La paura non potrà più contenere la necessità di andare oltre! In quel sistema in cui non c’era alcuna apertura …

 

IDP … adesso c’è! …

IDP … bisogna vedere quanto è grande …

 

… non ha nessuna importanza se si pensa bene a cosa significa fare un forellino in una diga! Ogni diga viene costantemente monitorata per evitare che un tale forellino iniziale possa verificarsi!

 

IDP … quando io penso al fare silenzio … parto sempre da un riferimento, da una delle mie frasi precostituite … la rabbia, la fretta, la paura … sono una grande fregatura! … poi cerco di calmare la mia mente … questa volta l’ho fatta diventare un bel cagnolino vicino ad un focolare … e per quello son lì che aspetto quello che mi arriva … e cosa mi arriva? … Niente! … però c’è serenità! … la tua vita da vivo! … quando penso alla vita … poi da morto non sappiamo … finché sei vivo qualcosa fai … o senti …

 

… certo!

Intanto lei ha iniziato un dialogo con se stessa …

 

IDP … esatto! …

 

… che è fondamentale! …

Finché viviamo solo in relazione ai modelli esterni … siamo fregati!

 

IDP … in tre parole … la fretta di tutti i giorni ... la rabbia per quello che non riesci a fare, per le aspettative disattese … e la paura che ci accompagna sempre … fermati un attimo, respira e qualcosa arriva …

 

… potremo aggiungere ancora una piccola cosa, … questa: per aumentare la capacità operativa in una situazione di questo genere basta ricordarsi di non essere soli, … come in questo momento! La sua visione è in stretta relazione con il fatto di trovarci qui, ora, insieme! È insieme che, anche solo per un istante, riusciamo più facilmente a formare un quadro generale che ci aiuta a “com-prendere” meglio la situazione nella quale si svolge la nostra vita …

 

Poiché la fretta, la rabbia e la paura le mettiamo in riferimento agli altri, in quanto li riteniamo aggressori, o destinatari su cui scaricare le nostre cose irrisolte, trovarceli presenti insieme, in un contesto nel quale non ci aggrediscono e nel quale non c’è pretesto per scaricarci su di loro, ci permette di avere un tempo sufficiente per andare oltre le solite reazioni automatiche e riuscire a vedere un po’ più in là del nostro naso. Inoltre si dispone di maggior forza per lasciar emergere quello che deve, aiutare a prendere la risoluzione di manifestarsi in modo evidente …  

 

IDP … non ti senti solo …

 

… ritorniamo nuovamente al discorso sulla malattia e la guarigione … che ci interessa così tanto … sempre di più mentre avanza l’età … ed incontriamo situazioni poco piacevoli …

 

La maggior parte dei nostri malanni derivano proprio dalla rabbia e dalla paura che sono due dei massimi sistemi di inibizione all’uso di quelle chiavi di cui abbiamo parlato in precedenza e che servono ad aprire quelle porte oltre le quali la rabbia e la paura non possono seguirci. La rabbia e la paura sono i prodotti di quel tipo di vita che noi abbiamo accettato più o meno passivamente, in cui ci sentiamo costantemente separati e minacciati dagli altri. Un tipo di vita impostato sulla difesa e sull’attacco, tipici atteggiamenti di una strategia di guerra contro tutto e tutti. Vi pare strano allora che ne derivino solo rogne?

 

IDP … ma non sempre è positivo … non sempre è negativo … troppa paura o troppa rabbia non sono o solo positivi o solo negativi …

 

… certo … positivo e negativo sono sempre insieme … però siamo riusciti, grazie ai nostri sforzi maldestri, a far pendere temporaneamente la bilancia a netto favore di una delle parti …

 

… ogni cosa porta in sé aspetti positivi e negativi; … con un martello possiamo piantare chiodi e ogni tanto pestarci un dito … però, se ci mettiamo del nostro, possiamo continuare a pestarci il dito e non piantare chiodi! Siamo capaci di questo ed altro, come un Don Chisciotte contro i mulini a vento. Basta notare quante volte finiamo sempre per avere gli stessi problemi! Meno male che prima o poi, indipendentemente da noi, quella cosa dovrà chiudersi su sé stessa, lasciando che i propri aspetti positivi e negativi trovino nuovamente un loro equilibrio, perché se fosse per noi, per la nostra caparbietà e supponenza, saremmo capaci di impedirlo all’infinito (basti pensare all’accanimento terapeutico sui malati terminali).

 

IDP … se però ci sentiamo soli anche in mezzo a tanta gente … siamo soli! …

 

… perché questa è l’impressione che riporta e sostiene il nostro ego che si esprime attraverso aspetti io temporanei e separati gli uni dagli altri. Per definizione quando uno di noi dice “io” evidenzia la sua separazione dagli altri io; anche dagli altri io di cui è composto il suo stesso ego.  Per questo siamo così malmessi. E non sarebbe diverso anche se fossimo soli sulla cima di una montagna; questa condizione ce la portiamo appresso ovunque andiamo!

 

Esiste un altro pronome che ci aiuta ad andare oltre: “noi”, che è il suo contrario derivato dalla contrazione di “non io”!

 

Noi non siamo quello che io penso di essere! Neppure io non sono quello che io penso di essere! Neppure tutti gli io di cui sono costituito sono d’accordo tra di loro; … figuriamoci con tutto il resto che esiste!

 

IDP … volevo chiedere una cosa … nel viaggio di ritorno verso “casa” … posso avere incontri non piacevoli? … può succedere? …

 

… certamente! …

 

IDP … cosa e come si possono verificare? … e si possono risolvere?

 

… gli incontri che si fanno lungo la propria strada non sono da risolvere; sono esattamente quelli che occorrono ed hanno in sé stessi la propria risoluzione … basta non fermarsi a discutere su cosa sia meglio fare …

Incontriamo sulla nostra strada tanti paracarri su cui è inutile sedersi a perdere tempo dandogli poi la colpa del nostro ritardo nel viaggio verso la destinazione …

 

IDP … giusto! … questo mi sfuggiva! … credevo fosse un mio lavoro in corso! …

 

… la nostra strada è piena di porte di cui, al momento opportuno, possediamo le chiavi; … nessuno può impedircene l’uso se non siamo noi stessi ad permetterglielo o addirittura a farlo, … sedendoci sul paracarro anziché proseguire.

 

C’è qualcuno che essendosi trovato sotto una grandinata si è fermato cercando di schivare i chicchi di grandine; sarebbe bastato fare un passo più avanti per trovare il sole e la fine della tempesta.

 

Quanto sia necessario non fermarsi è evidente: anche nel caso di un lutto particolarmente sentito, tre giorni dopo la vita riprende comunque. L’elaborazione del lutto può anche durare più a lungo ma è possibile solo se la vita continua. È evidente che fermarsi, mantenendo continuamente bloccata la condizione che deve evolvere, equivale ad andare contro ogni legge vitale, equivale a dichiarare guerra all’intero universo e a chi l’ha pensato!

Non si tratta di diventare insensibili ma di acquisire la “giusta sensibilità”.

 

Vi sono persone che vivono attaccate al ricordo della persona scomparsa; non solo non serve né ai vivi né ai morti, ma li danneggia entrambi.

 

Se solo si fosse così tranquilli nel comprendere che ogni cosa che accade ha la sua ragione d’essere, e niente accade per punire tizio o caio, ma semplicemente perché deve essere così nell’insieme del tutto, ed anch’essa ha una fine, … non trascineremo così a lungo situazioni incresciose.

 

IDP … e il ricordo … che cosa è? … 

 

… non abbiamo una solo livello di ricordi, ne abbiamo intere stratificazioni e agglomerati interagenti in ogni parte del nostro sistema. … Ricordi ormai rielaborati e non più rispondenti al fatto originale, di cui non riusciamo a distinguere ciò che è avvenuto realmente da quanto è semplice proiezione mentale delle nostre aspettative, desideri, convinzioni; … un agglomerato artificiale al quale rispondiamo come ad una verità, a volte facendone dipendere la nostra vita.   

 

Ricordi, memorie! Memorie, archivi! Archivi, passato! Ricordi del passato, impossibilità di vita presente!

 

Memorie emotive, memorie di circostanza, memorie di ogni tipo per ogni esigenza, ognuna posta in uno specifico luogo elettivo, dentro o fuori di noi; agglomerati precostituiti in grado di vivere di vita propria usandoci come animali da cui mungere l’energia di cui hanno bisogno per la loro esistenza!

 

Solo quando esse sono perfettamente integrate ed elaborate nel presente costituiscono un aspetto positivo; in tal caso il presente utilizza una sintesi aggiornata di tutto ciò che fa parte dell’intero sistema, memorie incluse, senza privilegiare questa o quella parte di esso.

 

Se ci si lega ad un qualsiasi ricordo, avviene come per le meditazioni orientali: si aderisce a schemi superati che sono serviti a suo tempo ed ora non servono più; occorre altro perché l’essere umano e la sua coscienza, nel corso del tempo, sono cambiati (non importa se in positivo o negativo) …

 

IDP … il passato è passato … però a volte sembra che i ricordi siano svaniti, poi ad un tratto, come un flash, … possibile che non ricordi quella cosa … che mia madre anziana ricorda … anche se non ricorda cosa ha fatto un attimo prima, come molti anziani, … eee … non mi ricordo …

 

… come noi siamo e come funzionano i nostri canali energetici ha una certa irrilevanza rispetto a ciò che siamo complessivamente. … Tornando alle due differenti modalità di funzionamento tra tecniche orientali e pratiche occidentali, … vi è una precisa collocazione spazio temporale per due diverse procedure funzionali. Per gli orientali è stato possibile, per un lungo periodo di tempo, agire attraverso atti fisici ripetitivi per giungere a modificare i propri corpi sottili. Per noi occidentali, più individualizzati e mentali, è necessaria una modalità operativa molto differente. Anche se insistiamo applicando la modalità orientale, bene che vada, questa può persistere solo per un certo tempo. Poi il nostro corpo di razza, che funziona in un altro modo, nello stesso modo che utilizza per riparare i danni fisici, ripara anche queste modifiche, riportando il sistema ad una situazione “normale”.

 

 

… prosegue nel prossimo articolo.

 

 

foto e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 15/02/2021