Un signor Nessuno …

… o un signor Narciso patologicamente innamorato di sé stesso?

 

 

Parte nona del quattordicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 20 dicembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

Appena ho cominciato a cercare il senso più profondo delle cose che stavo facendo mi sono immediatamente reso conto che c’era sempre qualcosa d’altro, … che non c’era mai una risposta definitiva e che l’essere umano era una meraviglia tutta da scoprire.

 

Sono nato come una persona rigida, paurosa e ansiosa, che ancora sono le mie caratteristiche di base sebbene mediate dalle esperienze e una certa qual consapevolezza conseguente.

 

IDP … riesce a controllarsi bene allora …

 

… no! Non è questione di controllo, ma di cambiamento, in parte imposto dalle circostanze, dall’esperienza e dall’età, e in parte consapevolmente sollecitato dalla ricerca del vero senso della vita … Quindi non di controllo; … naturalmente ci ho provato a suo tempo, ora non ci riuscirei più … non dispongo più dell’energia e della ragione per farlo …

 

IDP … ha seguito la passione per la ricerca di quello che gli piaceva …

IDP … un filosofo …

 

… ho semplicemente cercato e permesso che potesse succedere qualcosa che mi facesse uscire dai miei schemi di partenza … e ancora oggi continuo a farlo perché è questo che mi permette di vivere senza fermarmi a difendere inutilmente questa o quella idea o situazione …

 

La chiave di tutto quanto è stata, per me, l’incontro con una Scuola particolare, che frequento ormai da più di venti anni, la quale ha avuto il grande merito di sconvolgere ogni mio presupposto rimettendo le mie esperienze in un ordine sufficientemente comprensibile e utile per cominciare una seria ricerca del senso profondo, dello scopo della vita.

Un ordine che non è definitivamente stabilito, ma continuamente verificato e modificato man mano che il processo di conversione del vecchio modo di intendere la vita, e il ripristino del modo originale di viverla, prosegue.

Un lavoro continuo e senza fine come la vita. Un lavoro che mi ha fatto comprendere alcuni punti essenziali:

 

  • qualsiasi cambiamento è possibile
  • la vita non è quella che crediamo o pensiamo
  • tutto è ancora e sempre da scoprire
  • per quanto crediamo di sapere, in realtà non sappiamo niente
  • in tutto quello che esiste e vive si esprime un unico principio.

 

Questi sono alcuni dei punti essenziali che mi hanno messo nella condizione di affrontare ogni aspetto della vita da una diversa prospettiva, in modo più responsabile, partecipato, consapevole e nello stesso tempo meno pesante e conflittuale.

 

IDP … quindi lei ha fatto un suo percorso di ricerca e poi ha trovato questa scuola con la quale si è trovato in sintonia …

 

… diciamo che la cosa essenziale che vi ho trovato è lo spazio vuoto messo a disposizione di chi lo desidera in cui si attiva un campo di forza che permette tale processo di ricerca e trasformazione. Questa è la differenza tra parlare di filosofia o seguire un processo reale di ritorno all’Origine. Una specie di incubatrice che permette la nascita e sviluppo di qualcosa di veramente Nuovo e Originale dall’interno dell’essere umano biologico: un Vero Essere Umano Originale. Gli allievi di questa scuola hanno la possibilità di fare e permettere tutto quello che serve per tale processo di trasformazione individuale.

 

Tutto quello che avviene nell’individuo si trasferisce anche alla sua intera esistenza e lo porta ad agire da una diversa prospettiva: anche questi incontri ne sono parte …

 

IDP … sì, sì … infatti mi chiedevo se c’erano relazioni …

IDP … e lei insegna? …

 

… tutti gli allievi sono anche insegnanti in ruoli che si alternano secondo le necessità … ma non sono ruoli definitivi, … come nella vita! … Ci sono alcuni di loro con i quali non ho mai parlato e altri che con una sola parola mi hanno ribaltato la vita, … una continua decostruzione dei nostri modelli di riferimento …

… Per ciò intendo dire “un signor nessuno”, poiché in un simile ambito non ci si riconosce più in maniera convenzionale, in un ruolo particolare, e quindi tale ruolo non deve essere difeso poiché lo si mantiene solo per il tempo in cui si è chiamati ad esercitarlo e poi si torna ad essere “un signor nessuno”. Si fa semplicemente ciò che si è chiamati a fare e poi si lascia, così non ci si può attaccare a niente e identificarsi nel ruolo. L’unica cosa che non si lascia è il lavoro su se stessi. Cosa vuol dire “essere chiamati a fare” non è facilmente spiegabile ma è facile comprenderlo quando è il momento in cui disponibilità, necessità pratiche e di processo si incontrano per “mettere sul tavolo tutto quello che serve per vivere direttamente quella lezione”.

 

Alla fine di questa serie di incontri la scorsa volta qualcuno mi ha aiutato a definirmi, per il momento, come un libero pensatore …

 

IDP … sì, avevo chiesto come poteva definirsi … un professore, ma visto che non è un professore, né un laureato, né … avevo proposto … un libero pensatore …

IDP … o un filosofo moderno …

IDP … ieri sera ho visto una trasmissione sulle capacità del cervello

IDP … anch’io anche se non so spiegare quello che ho sentito … ci sono tante cose e funzioni dentro di esso che ci si perde anche solo ad ascoltare … nella nostra testa … inimmaginabili … inoltre ricordo il racconto di una persona che in seguito ad un incidente aveva perso la memoria e la vista … poi, recuperata la vista, poiché il cervello non riconosceva ciò che gli occhi vedevano, non comprendeva ciò che vedeva … robe da far accapponare la pelle … 

 

Questa è l’esatta fotografia della situazione nella quale ci troviamo tutti noi … ricordate quando ho disegnato lo schema per cercare di ricordarci da dove veniamo? Perché?

 

Perché anche noi abbiamo perso la memoria in seguito ad un incidente; così non ricordiamo più da dove veniamo, cosa stiamo a fare qui e quale è la strada per tornare a casa.

 

IDP … ma che incidente è avvenuto allora?

 

Qualcuno dice che ci siamo innamorati di noi stessi … “l’uomo vide la sua immagine e se ne innamorò!” …

 

IDP … come Narciso …

 

… lo spirito che lo sosteneva si ritrovò imprigionato in un corpo di carne …

 

IDP … e allora siamo lì … eh!

 

… certamente, stiamo raccontando cose già note, ma da un altro punto di vista …

 

IDP … sì, le stesse cose che già conosciamo …

 

… e che ci ripetiamo inutilmente come un ritornello privo di significato … perché non ci ricordiamo più il vero senso di tutto questo, … e ogni cosa, in questa nostra situazione, anziché essere d’aiuto, ci impedisce di recuperare la memoria in merito, ci impedisce di ricordare …

Nel migliore dei casi possiamo sentire che ci manca qualcosa, … ma non riusciamo a ricordare che cosa …

 

Allora sarebbe utile farsi almeno la domanda: che cosa devo ricordare?

O almeno … chi sono?

 

E cercare risposte che non dipendano dalla nostra carta d’identità, dai nostri ruoli, identificazioni, relazioni o convenzioni; … risposte che non provengano da riferimenti esterni o autocostruiti artificiosamente per giustificare, presuntuosamente e velleitariamente, il fatto che esistiamo.

 

Fino a quando non sapremo nuovamente chi siamo, correremo dietro affannosamente ad ogni cosa nel tentativo di trovare una risposta che non possiamo trovare in quel modo … che ci illudiamo di poter trovare.

E tentiamo di arrivarci cercando di compiacere questo o quello, o l’idea che abbiamo di noi stessi, aggrovigliandoci sempre più in una tela di ragno tessuta da noi stessi …

 

Ripeto, … questa non è una nostra colpa, … ma una eredità che abbiamo ricevuto … e che abbiamo accettato per ignoranza, … o meglio, come abbiamo appena detto, … per dimenticanza dovuta ad un incidente di percorso.

 

Poi ci abbiamo anche messo un po’ del nostro; … a forza di dire mi fa male la gamba, mi fa male la gamba, … adesso la gamba mi fa male davvero!

 

IDP … ma non può anche essere il contrario … possiamo guarire, possiamo guarire e allora sono guarito? … non sono malato, non sto male ... E quindi …

 

… possiamo provare, ma non funziona così! …

 

IDP … a volte sì … funziona! …

 

… funziona in un modo molto simile, ma non così …

… a cominciare dalla presa di coscienza che la vita non può essere quella situazione in cui siamo immersi mentre “abbiamo perso la memoria della ragione per cui siamo qui”

 

Per poter uscire da questa situazione occorre prima riconoscere di esserci dentro, … altrimenti per noi non potrà esistere né essere cercata un’altra situazione possibile …

 

Ma se crediamo che questa sia la vita che senso avrebbe cercare altro?

Se non sappiamo di aver subìto un incidente, da che cosa dovremo cercare di guarire?

 

E sappiamo nel nostro profondo che la vita non può essere solo questo … nascere, crescere, pagare le bollette della luce, morire.

Non è possibile che la complessità del nostro cervello, ma potremo dire lo stesso di ogni singola piccola parte del nostro essere, siano stata concepita e sia evoluta per milioni di anni per arrivare a poter e saper pagare la bolletta della luce, e poi morire. Sarebbe uno scherzo o una truffa! Sarebbe ben poca cosa come scopo di un’idea e di un creato così infinitamente grandioso (che lo si ammetta o no, il fatto non cambia).

 

IDP … ma che colpa abbiamo noi se siamo nati così? …

 

… è vero non ne abbiamo colpa, però dobbiamo riconoscere che noi ci abbiamo sguazzato in tale situazione … rinforzandola!

 

IDP … siamo diventati parte del sistema! …

IDP … ma quando tu riesci a guardarti dentro …

 

… noi non maturiamo solo guardandoci dentro perché lo facciamo con i soliti modi e con i soliti strumenti; per maturare abbiamo bisogno di essere posti davanti a fatti inaspettati che richiedono di spostarci dalle posizioni in cui siamo e che difendiamo, di essere posti di fronte a “difficoltà” o “prove” che ci permettano e ci spingano ad andare oltre lo stato che abbiamo consolidato.

 

Se vogliamo comprendere come si può vivere senza denaro dobbiamo essere privati del denaro, altrimenti fino a quando ne possiederemo ancora un po’ cercheremo soluzioni che ci permettano di vivere con quel poco che ancora ci rimane e non sapremo mai come si possa realmente vivere senza denaro. Non siamo in grado di comprendere il vero valore di una cosa fino a quando non c’è più; questo lo comprendiamo bene perché ne abbiamo esperienza.

 

 

Continua nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 16/06/2021