Il fattore “programmazione”.

Il SESTO dei fattori essenziali del comportamento umano.

Dopo aver preso in considerazione i primi cinque fattori essenziali del comportamento umano, ci soffermeremo ora sul sesto aspetto, quello della programmazione, primo dei fattori “dipendenti” o “secondari”, ovvero conseguenti l’azione dei primi.

 

  • Punto 6: Giunto alla maturità funzionale, questo processo può essere PIANIFICATO nelle sue linee generali e particolari, in modo flessibile, e, se non è ostacolato da un uso scorretto, funziona sempre.

 

Queste modalità funzionali dei primi anni di vita possono protrarsi per tutta la vita, integrando ed integrandosi in tutte le altre modalità di apprendimento generale e particolare che via via si presenteranno, specialmente se non saranno imposte volontariamente nei tempi e nei modi o se non saranno rinchiuse in aspettative prive di valore. Si può facilmente intuire quali grandi potenzialità possano esprimersi se vengono rispettate le caratteristiche specifiche di un individuo, anziché cercare di omologarlo a schemi prefissati. Quando tali caratteristiche sono rispettate, ogni azione conseguente può essere pianificata al solo scopo di indirizzare le operazioni necessarie per realizzarla in modo coerente; tuttavia tale situazione non sarà mai rigida e non modificabile, per permetterne l’adattabilità del processo alle imprevedibili varianti che si evidenziassero, quali necessarie, nel corso dello svolgimento degli eventi.

 

Diventa chiaro e inoppugnabile che programmare non significa costringere un evento a verificarsi secondo schemi prefissati, senza tenere conto delle molteplici imprevedibili varianti ad esso connesse in conseguenza a tutti i fattori sconosciuti che non abbiamo potuto prendere in considerazione durante l’elaborazione del piano di realizzazione programmato.

 

Facciamo un esempio. Se ho programmato di andare da Torino a Milano domani mattina e giunto il momento di entrare in autostrada leggo l’indicazione di uscire al casello di Novara perché subito dopo la strada non è praticabile, non significa che non posso comunque raggiungere la meta prefissa; dovrò semplicemente fare una modifica al percorso che avevo programmato. Il programma resta lo stesso, però cambia una delle modalità che permettono di realizzarlo.

 

Un approccio simile è necessario per tutto ciò che prevediamo accada nella nostra vita. Si stabiliscono tempi e modi secondo un piano generale, si possono anche dettagliare alcuni degli aspetti operativi, ma si deve essere in grado di modificare, eliminare o aggiungere, tutto ciò che si renderà necessario conseguire praticamente al momento di realizzarlo.

 

La flessibilità, la tolleranza e l’accettazione degli imprevisti rendono possibili cose che secondo la logica non lo sarebbero.

Faccio ancora un esempio tratto dalla mia esperienza diretta. In un determinato giorno era stato programmato un appuntamento presso un’azienda per una mia consulenza relativa alla progettazione di un particolare di un’auto. All’appuntamento, stabilito alle ore 10, dovevano convenire altre cinque persone provenienti da varie parti ed a diverso titolo. Senonché quel giorno, oltre ad essere già in ritardo a causa del mio dilungarmi in preparativi per l’evento, aveva cominciato a nevicare da alcune ore e sulla strada c’erano già circa quindici centimetri di neve. Mi misi in viaggio comunque non senza una certa tensione poiché ormai era certo che non sarei arrivato puntuale all’incontro. Preso da questa situazione e forte del fatto che per la strada non ci fosse nessuno, superai i limiti di sicurezza suggeriti dal contesto, portai l’auto a sbandare, ed ebbi un piccolo incidente che mi fece ulteriormente ritardare. Espletate le formalità con la controparte coinvolta, ripresi il percorso e giunsi alla meta con circa un’ora e mezza di ritardo. E lì mi accorsi di essere il primo ad essere arrivato per l’incontro. Gli altri, che evidentemente avevano dovuto fare i conti con le stesse condizioni metereologiche avverse e provenivano da una distanza ancora maggiore di quella che avevo dovuto percorrere io, arrivarono alla spicciolata nella successiva mezz’ora. L’incontro si tenne positivamente per tutti, nonostante le premesse non lo avessero dato per scontato.

 

Analogamente tutto quanto programmiamo, o qualcuno programma per noi, quale percorso di vita, può subire intralci e modifiche senza peraltro invalidare ciò che era stato previsto. E se ciò non corrisponde esattamente alle modalità che ci aspettavamo, non deve essere recepito come negativo, ma come alternativo. Rivelandosi a volte superiore alle attese.

 

Perciò programmare correttamente vuol dire semplicemente operare in modo da creare i presupposti perché una situazione avvenga, lasciando aperte tutte le possibilità in tal senso, senza farsi ossessionare dalla precisione con cui esse aderiscono alle modalità e tempi previsti.

 

Perché ciò che entra nei piani della vita è sempre maggiore e diverso da ciò che ognuno di noi crede e opera. Ed è sempre e solo per il bene nostro anche quando realizzato attraverso vie impreviste.

 

Programmare in tal senso è una benevola espressione di fiducia ben riposta nella vita.

 

grafica e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 19/12/2021