Abbiamo tutti lo stesso stato di coscienza?

Evidentemente no, altrimenti ci capiremmo al volo e senza fraintendimenti.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 63 del 16.11.2021 che è stato suddiviso in 10 articoli. Questo è il n°10.

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Quanto tempo passiamo senza esserne coscienti? Agiamo sempre coscienti di ciò che stiamo facendo? Oppure ci accorgiamo di cosa abbiamo fatto solo dopo averlo fatto, cioè troppo tardi per riflettere abbastanza su ciò che stiamo per fare? Sì, stiamo parlando di quella coscienza che il più delle volte è assente in quello che facciamo, sostituita dagli automatismi della routine quotidiana o, peggio ancora, da convinzioni, preconcetti, dogmi e luoghi comuni, provenienti dal subconscio, dall’inconscio personale e collettivo, senza trovare alcun filtro discriminante nella nostra attenzione e consapevolezza.

 

Mi è chiaro il concetto di inconscio personale e collettivo, ma non mi è altrettanto chiara la definizione di coscienza. Mi potresti aiutare?

 

Si cerca sempre di evitare di soffermarsi su questioni scomode, e questa è una di quelle. Infatti non si tratta di qualcosa di definibile a sé stante, poiché essa è l’insieme di tutto ciò che abbiamo evidenziato in precedenza ed altro ancora, compreso la capacità di usare tutto ciò in modo coerente con lo scopo individuato, a partire dall’idea originale. In parte ciò che ho cercato di descrivere è facente parte di essa. Della coscienza fa parte il nostro sistema endocrino, che produce ormoni, messaggeri che veicolano informazioni agli organi attraverso il sangue; quindi anche il sistema sanguigno ne fa parte, con tutti i ricordi e le memorie impresse in esso, poi il sistema nervoso, attraverso il quale viene veicolato ciò che si genera attraverso il movimento e la rotazione di tutti i poli positivi e negativi dei vari costituenti del sistema umano e delle cose che esistono, producendo anche energia informativa, interagendo con gli altri sistemi funzionali menzionati e portandola ad ogni cellula, stimolandola ulteriormente.

 

Da tutto ciò, sempre più integrato e interattivo, si genera e sviluppa “capacità di coscienza” sempre più coerente con lo scopo dell’idea originale. Quindi tutto ciò che noi siamo, il nostro intero sistema, i nostri ospiti, virus, batteri e altri microorganismi vari, le nostre cellule, gli atomi di cui sono formate, lo spazio nel quale viviamo, non solo quello delimitato dal nostro pianeta, gli universi fino al punto originale, costituiscono coscienza. La nostra coscienza temporale è un aggregato di alcune parti di questa coscienza separato dall’insieme, cosicché sembra costituire una parte a sé stante ed autonoma, capace di vivere in proprio. In realtà non è così. Quindi abbiamo una coscienza relativa alle cose di cui noi vogliamo avere coscienza. Tutto il resto di cui non vogliamo avere coscienza non per questo cessa di averne, nostro malgrado. Il nostro fine ultimo è di essere reintegrati non solo nella coscienza generale mantenendo autonomia individuale, ma di esserlo nell’idea originale apportando questa nostra diversità, senza esserne distinti o separati.

 

Si capirà meglio, strada facendo, mediante gli esempi dettati dalla nostra esperienza quotidiana dove la nostra coscienza si è fermata ed una parte di essa sta invece lavorando all’unisono con tutto il resto, cercando di riportare la nostra coscienza separata all’interno di tutto. Ci vuole un po’ di pazienza e un po’ di spazio senza giudizio, perché quando sentiamo queste cose le leghiamo facilmente ai concetti che abbiamo già assimilato, ma che sono riduttivi. Dobbiamo rimettere in gioco ogni cosa e ogni parte di noi.

 

Hai menzionato più volte l’idea originale che sembrerebbe attinente ad una idea precostituita, perché se uno crede o ha anche solo sentito parlare di religioni si riporta per forza ad un dio. Ritornerai su questo in modo più approfondito o illustrativo o non è parte di questo percorso?

 

Ci ritorneremo per comprendere che anche ciò che esiste in origine non è come noi possiamo pensare, qualcosa che pur essendo sempre uguale a sé stesso non è mai uguale a sé stesso. Una contraddizione in termini. Per questo facciamo fatica a uscire da schemi e riferimenti che vogliamo ritrovare sempre uguali a sé stessi per ricavarne tranquillità. Anche da ciò nascono gli scontri di religione e non solo.

 

Mi interessa approfondire proprio queste ultime parti che hai solo accennato.

 

Se così non fosse noi non esisteremmo, né ci faremmo queste domande.

 

Si farà anche meditazione o saranno solo tutti incontri di questo tipo?

 

No, non saranno solo così, sperando che avvengano interazioni più frequenti e diverse. Però era necessario porre delle basi su cui innestarle, senza innescare il circolo vizioso delle cose di tutti i giorni. Era necessario buttare lì alcuni semi. Ciò che mi aspetto, ma potrebbe avvenire diversamente, è che le domande che nasceranno da voi o le esperienze che voi racconterete ci portino ad avere degli scambi in grado di aiutarci a comprendere sempre meglio ciò che ora facciamo fatica a comprendere. Questi incontri possono e devono prendere pieghe diverse e portarci al confronto con cose diverse o a scoprire o riscoprire cose diverse.

 

Parlando del senso della vita, non possiamo escludere niente. Concetti, esperienze, idee che ci toccano da vicino in modo particolare. Tutto è ammesso e lecito. Anche ciò che è apparentemente banale o superficiale o insignificante ha la sua dignità in tale contesto. Qualunque cosa può essere banalizzata, ma non è mai davvero banale. Quando indaghiamo più in profondità in ciò che facciamo potremo comprendere che non c’è mai nulla di sbagliato, ma neppure totalmente giusto, solo positivo o solo negativo. Ogni cosa ha una sua ragion d’essere all’interno di un processo in cui poco per volta essa si rivela a noi, se solo facciamo quanto occorre e se glielo lasciamo fare nel corso della nostra vita attraverso la quale esprime il suo scopo. Tutto ciò grazie alla capacità del senso della vita di sperimentarne ogni aspetto e alla coscienza di trarne insegnamento e nuove possibilità di ampliamento.

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 25/06/2022