Il non detto sulla sentenza della Suprema Corte USA

Le riflessioni di Luigi Cabrino

Come era prevedibile le reazioni alla sentenza della Suprema Corte USA sul diritto di aborto sono rumorose e vibranti; sarà pur vero che i temi più urgenti nelle agende dei diversi stati sono quelli economici ma quando si toccano temi come aborto, eutanasia e altri temi “etici” gli animi si scaldano.

Inizio subito col dire, a scanso di equivoci, che da sempre sono contrario all’aborto, chi mi conosce sa che questa convinzione mi ha anche causato non pochi problemi personali, ma la soppressione di una vita innocente ed indifesa nel grembo materno continua a farmi orrore.

Pertanto sono facilmente ascrivibile ai favorevoli alla sentenza della Suprema Corte , che, comunque, va chiarito, non ha vietato l’aborto, bensì ha ribadito una precedente sentenza del 1973 – Roe v. Wade-  in cui si affermava che i singoli stati non potevano vietarlo; la sentenza di questi giorni afferma che, non essendo il tema contemplato nella Costituzione, non è lo stato federale a doversene occupare ma i singoli stati.

Breve parentesi fuori tema: così funziona uno stato federale, si occupa di poche cose chiare come politica estera, difesa , moneta e bilancio federale, il resto lo fanno gli stati o autorità della federazione; se fosse così la nostra UE invece di occuparsi delle dimensioni che deve avere lo zucchino negli stati dell’Unione…

Chiusa questa breve parentesi credo, pur difendendo il diritto dei bambini nella pancia materna di venire al mondo – si, è una posizione oscurantista medievale e teocratica ma la penso così- che tanto la sentenza della Suprema Corte di questi giorni quanto quella ribaltata risalente a quasi cinquant’anni fa, l’una opposta all’altra, siano po...te perché emesse non in nome della giustizia ma in nome di una visione di parte.

I giudici della Suprema Corte, il più importante tribunale degli USA, sono tutti, dalla fondazione degli Stati Uniti, di nomina politica, nominati dal presidente con la conferma del parlamento; è vero che essendo nominati a vita possono superare le dinamiche politiche delle maggioranze parlamentari o dei presidenti di un determinato momento, ma ciò non toglie che ogni giudice è espressione di un presidente e di un parlamento che lo ha votato; quando si trova la particolare circostanza di una corte in cui uno dei due schieramenti è prevalente si può affermare che il principale trubunale del più importante stato al mondo ( così si crede…) sia indipendente ed autonomo?.

Già negli Stati Uniti i membri della parte inquirente della magistratura, i procuratori, sono eletti secondo schieramenti politici e perseguono persone e reati in base agli umori del loro elettorato – come ci insegnano diverse serie TV – ma anche la più importante corte di giustizia , suprema appunto, risponde a canoni politici, pur essendo composta da giuristi di prim’ordine.

Invito quindi i molti che, come me, affermano il diritto alla vita dei nascituri a non esultare per la storica sentenza USA, non è una sentenza secondo giustizia ma secondo gli umori politici contingenti, e anche se in molti, me per primo, la condividono niente ha a che vedere con la giustizia.

Certo, questo è il sistema statunitense, è così ed è cristallizzato ormai da secoli e agli statunitensi va bene questo sistema giudiziario di procuratori e giudici della Suprema Corte espressione di parti politiche, ma a chi ha a cuore una visione della magistratura come ordine indipendente e autonomo un simile sistema dovrebbe far venire più di un prurito.

Certo, poi va riconosciuto che , come detto , questo sistema è codificato, rodato ed accettato negli Stati Uniti, in Italia affermiamo nella Costituzione che la magistratura è autonoma dalla politica e poi le correnti politicizzate nell’ordinamento giudiziario fanno il bello e il cattivo tempo… se non altro gli americani, a differenza nostra, fanno quello che dicono.

 

Luigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 01/07/2022