NATO – ONU – UE – Dissonanze e accordi

Scudo protettivo per l’Ucraina – Timori per la ideologia imperialista di Putin

Nel vertice di Bratislava del settembre 2016 i leader dell'UE avevano deciso di rafforzare il proprio sistema di difesa territoriale, intensificando la cooperazione con la NATO che, già operativa da una quindicina di anni, nel tempo aveva portato ad un aumento esponenziale degli strumenti per garantire maggiore sicurezza ai cittadini europei. La successiva dichiarazione congiunta UE/NATO del 10 luglio 2018 ha riguardato poi le metodiche per combattere insieme le minacce alla sicurezza comune. In seguito, nel bilancio del periodo 2021-2027, la UE ha stanziato circa 8 miliardi di euro in un apposito Fondo per promuovere lo sviluppo di idonee tecnologie e attrezzature all'avanguardia in materia di difesa. 

Questi rapidi cenni dicono molto, da soli, degli sforzi profusi dalla UE che, come organizzazione politica, non militare, si prefigge tuttavia la pace non solo attraverso la cooperazione economica, bensì pure con la adozione di misure necessarie a preservare la sicurezza degli Stati aderenti: il commercio, infatti, matrice della interdipendenza che limita il rischio di conflitti interni, in un mondo globalizzato come l’attuale da solo non basta più a difendersi da ingerenze esterne, che ugualmente, e forse di più, possono compromettere anche in modo drammatico i rapporti soprattutto coi Paesi confinanti; ne è una chiara dimostrazione la guerra, portata all’Ucraina dalla Federazione russa, quantunque partner economico di rilievo con la UE, spudoratamente gabellata per “operazione straordinaria militare” da un ostico Putin, “in pectore” zar, ma con carisma diverso da quello degli zar della Grande Russia d’un tempo. 

“Pacta sunt servanda”, norma consuetudinaria fondamentale del diritto internazionale, impone agli Stati l’adempimento degli impegni da essi assunti con la stipulazione di un patto associativo. Orbene, Russia e Ucraina sono entrambi Paesi ONU e le Nazioni Unite sono una Organizzazione che, tra i suoi obbiettivi, ha il mantenimento della pace e della sicurezza mondiale, lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni e il perseguimento di una cooperazione internazionale. La Russia, quindi, col suo proditorio attacco, non solo ha leso gravemente la stabilità dei rapporti con gli altri Paesi ONU, ma ha anche compromesso la sua affidabilità nel mondo.

Russia e Ucraina, Paesi ONU, non sono Paesi UE, evoluzione della CEE. Con la creazione della Comunità Economica Europea, sei Stati di quella Europa devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, che aveva lasciato sul campo oltre 60 milioni di morti, posero le basi per venir fuori dalla profonda depressione, che aveva affossato il mondo. Oggi l’UE, dopo l’uscita del Regno Unito, vede collegati ben 27 Stati sotto la stessa bandiera di intenso colore azzurro, sulla quale campeggia una dozzina di stelle dorate: 12 è simbolo di completezza, di solidarietà, e la loro disposizione in cerchio è simbolo di unità, di armonia.

L’adesione all’UE impone, da parte dello Stato che ne ha fatto richiesta, il rispetto dei criteri fissati nel 1993 dal Consiglio europeo di Copenaghen, i quali prevedono, tra l’altro, l’adozione dell’euro come moneta e l’adeguamento alla legislazione europea, cose che implicano tempi anche lunghi. La guerra in atto sta imponendo, però, di rivedere alcune regole per includere quanto prima nella UE l’Ucraina in quanto, a prescindere dall’interesse di questo Stato per le strutture di protezione di cui potrebbe beneficiare come aderente, c’è l’esigenza di mandare un chiaro segnale di dissenso alla Federazione russa per la immotivata invasione di un Paese sovrano.

La guerra all’Ucraina, non dichiarata in violazione anche di antiche regole consuetudinarie, ha svelato il “piano” che aveva portato Putin, già nel 1993, alla fondazione di “Russkiy mir” (Mondo russo). Con le sue sedi associative tutte sostenute anche finanziariamente, costituite in Italia come Organizzazioni Non Governative (ONG) e strutturate diversamente in tanti altri Stati del mondo, “Russkiy mir” è stata da sempre, e questo è sfuggito in parte all’attenzione degli analisti, la più formidabile leva di propaganda della ideologia russa nell’alveo d’un imperialismo mai sopito.  

Nell’antico dialetto scandinavo, “Rus” sono gli “uomini che remano” e “Rus di Kiev” fu lo Stato eretto nel Medioevo dai Vichinghi, i quali avevano attraversato il Baltico e lasciato mari tempestosi alle spalle per insediarsi in quella terra ferma dalle plaghe sconfinate, dove erano approdati. Al suo Stato, che è il più esteso del mondo coi suoi ben sette fusi orario, Putin intende oggi ridare i confini di quel tempo, che comprendevano anche l’Ucraina, la cui capitale è stata anche capitale della “Rus di Kiev”. 

Fa paura l’ideologia espansionistica russa: Svezia e Finlandia si sono affrettate, quindi, a presentare la loro richiesta di adesione alla NATO, organizzazione militare, che prevede la difesa reciproca degli alleati in caso di attacco e, mentre la Lettonia ha nuovamente reso obbligatorio il servizio militare, pare che sia ormai prossima la adesione dell’Ucraina e fervono le discussioni per l’accoglimento di Moldavia e Georgia.      

La NATO sta mandando dunque segnali che possano indurre Putin a desistere dal continuare la sua guerra perché rispondere alla guerra di Putin, facendo guerra a Putin, potrebbe innalzare a livello mondo una guerra combattuta ora solo nella piana Ucraina e questo, con l’esecrabile e temuto utilizzo delle armi nucleari, potrebbe essere la fine del mondo.  

Putin, comunque, va fermato ad ogni costo. Ma come? Un padre missionario mi ha riportato dal Burkina Faso questa pillola di saggezza locale: “Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante”. Ci diano prova, i leader del mondo, che questo è vero.   

Si vales, vàleo. 

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Articolo pubblicato il 10/07/2022