“Zar” è anche una bomba

Le minacce nucleari di Putin. L’arsenale atomico della Russia e della NATO

La guerra in Ucraina si trascina ormai da cinque mesi e tanti cominciano a disinteressarsi dei morti lì, preoccupati per le restrizioni della vita qui; le sanzioni economiche, infatti, non sono solo un cappio che sta soffocando la economia della Russia, dove si segnalano fermenti popolari di protesta, che la polizia reprime con violenza e il sistema dittatoriale di quel governo nasconde con arroganza. Putin, intanto, sempre più intollerante per il fallimento della sua “operazione militare straordinaria”, cerca di porvi riparo continuando a minacciare il ricorso alle armi nucleari. 

L’arsenale atomico della Russia è di 6.225 bombe di questo tipo; lo riporta l’Annuario 2022 del prestigioso Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), per il quale quello USA sarebbe invece di 5.550 bombe, quello della Francia di 290 e quello del Regno unito di 225. In Italia, che non ha un proprio arsenale atomico, ci sono bombe nucleari USA nella base militare di Aviano, ex Provincia di Pordenone, e in quella di Ghedi Torre, nel bresciano.  

L’Ucraina, quando faceva parte della disciolta Unione Sovietica, aveva 1900 testate nucleari. Col “Memorandum di Budapest” del 1994, firmato anche dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, le cedette alla Russia, ricevendo in cambio da questi tre Paesi la garanzia che avrebbero tutelato la sua indipendenza di Stato sovrano e la integrità del suo territorio.  

Usa, Francia e Regno Unito sono gli unici Paesi Nato dotati di armi nucleari. L’arsenale atomico della Russia, quindi, è maggiore di quello della Nato. La Russia, inoltre, possiede anche la bomba all’idrogeno più potente del mondo, battezzata “Zar” nome evocativo delle grandezze imperiali di quella terra. 

Il 6 agosto del 1945 gli USA sganciarono su Hiroshima “Little boy”, una bomba atomica a fissione nucleare che, in pochi attimi, causò la morte di circa 80 mila persone; ma le vittime per le radiazioni furono in totale più di 160 mila. Si stima che “Zar”, chiamata anche “Big Ivan”, sia oltre 3.000 volte più potente di “Little boy”. 

Durante la "guerra fredda", che per un lungo periodo attestò la contrapposizione politica, militare ed ideologica tra URSS e USA, per intimidire Kennedy, Krusciov utilizzò una “Zar”, la cui potenza fu dimezzata a 50 megatoni (l’energia sprigionata da 1 megatone equivale a quella della esplosione di 1 milione di tonnellate di tritolo). La bomba fu sganciata il 30 ottobre del 1961, sull'isola disabitata di Novaja Zemlja, a nord del Circolo polare artico. Il lampo della esplosione fu avvistato ad un migliaio di chilometri di distanza e danni si verificarono fin lì; il “fungo” tipico di questi ordigni si innalzò a 64 chilometri nell’atmosfera; l’onda sismica fece per tre volte il giro della terra; le comunicazioni radio si interruppero per circa un’ora. La bomba esplose a 4 chilometri d’altezza dal suolo, ma i sismografi dell’Istituto Geologico degli Stati Uniti oscillarono come per un terremoto di magnitudo 5. 

Nei media, con riferimento all’uso delle armi nucleari minacciato da Putin, si scrive che nessuno vuole una guerra atomica, perché sarebbe la fine del mondo, ma le bombe atomiche già utilizzate per fini bellici o sperimentali hanno mostrato che i danni si verificano solo sulla superficie terrestre. Ipotizzano gli scienziati che il pianeta Terra non potrebbe essere distrutto neanche se tutte le bombe atomiche oggi esistenti venissero fatte esplodere in un unico punto della; solo, potrebbe spostarsi di qualche grado l’inclinazione dell’asse di sua rotazione. L’uomo e le altre specie viventi, però, sarebbero annientate e finirebbe il ciclo della vita sulla Terra, cominciato circa 4 miliardi di anni fa. Punto, dunque. E a capo, forse. 

Si vales, vàleo.  

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Articolo pubblicato il 19/07/2022