Uno dei tanti luoghi comuni da sfatare …

… è il modo in cui si produce la continuità materiale della vita attraverso gli esseri umani.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 65 del 30.11.2021 che è stato suddiviso in 11 articoli. Questo è il n°3.

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Tra le tante informazioni che pervengono a noi con il trascorrere del tempo e delle esperienze umane ce ne sono alcune assai controverse e facilmente contestabili a causa del loro contenuto assolutamente non in linea con quanto normalmente condiviso da alcuni contesti che si autodefiniscono avanzati sotto tutti i punti di vista. Ma la realtà non si lascia rinchiudere in schemi fissi ed inamovibili. Quindi ad ogni istante ciò che crediamo deve poter essere rimesso in discussione alla luce dei cambiamenti che la vita stessa propone e la nostra coscienza può cogliere. Per esempio quanti di noi sono convinti che sia il desiderio e la volontà dei genitori a costituire il presupposto per il concepimento e la nascita di un figlio. Ma, sebbene ciò non si possa escludere per alcuni casi particolari, nella maggioranza dei casi è vero il contrario; quindi è il figlio a scegliere, in linea di massima, da quali genitori e in quale contesto nascere.

 

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Hai detto che il neonato sceglie i suoi genitori, proprio quel nucleo famigliare, giusto?

 

Certamente!

 

Quindi la sua anima fa questa scelta ed i genitori sono all’oscuro della natura dell’anima di chi arriva, giusto?

 

Giusto!

 

Ma prima di nascere a loro volta questi genitori hanno in qualche modo scelto l’arrivo di questo figlio, hanno stabilito una relazione animica con tutti i componenti della famiglia?

 

Non in modo puntuale e definito, ma a grandi linee, come peraltro fa anche il nuovo nato. Non è riferito alla carta di identità dei genitori ma a genitori che hanno caratteristiche compatibili con il suo piano di vita. Inoltre dovrà esserci compatibilità con la linea di sangue da cui essi provengono, perché parte di ciò che serve al neonato è contenuto in essa come eredità, non solo fisica, ma anche come traccia di destino, che potrà essere seguita integralmente oppure divergerne per azioni specifiche compiute durante l’esperienza di vita che il nuovo nato dovrà sviluppare. Avviene un po’ come se il nascituro dicesse: nascerò a Torino piuttosto che a Milano da genitori che abbiano caratteristiche adatte a lasciarmi proseguire il piano di vita che ho intravisto anziché da qualcuno che lo ostacoli, in una situazione di contesto generale che mi consenta di farlo per circa 80 anni. Insomma un programma di massima e strumenti indicativamente adatti a realizzarlo. Non un piano dettagliato di nomi, luoghi, situazioni, tempi, come si trattasse di un dépliant di un viaggio di vacanza in giro per il mondo. Una scelta di campo generale in cui trovare più facilmente quello che serve per il proprio piano di vita. È importante comprendere bene cosa ciò significhi perché altrimenti c’è subito qualcuno che si mette in testa di trovare il modo per scegliere i propri genitori a catalogo (alti, belli, ricchi, etc etc). Non funziona così. In realtà qualcuno già lo fa, o meglio, tenta di farlo comunque. Per esempio alcuni lama tibetani indirizzano, mediante determinate tecniche occulte, la propria reincarnazione in modo che sia riconoscibile la continuità del percorso di vita dell’entità animica; ma si tratta di pratiche altamente sconsigliate a causa della loro pericolosità e del prezzo da pagare comunque.

 

Scusi, non centra anche la genetica che è un campo di informazioni?

 

La genetica è successiva in termini prioritari. È una conseguenza, una concausa secondaria. Quando abbiamo messo in evidenza gli elementi da cui prende forma qualsiasi cosa, provenienti e proiettati dall’entità originale, ecco, stiamo parlando di questo. Stiamo parlando di elementi di base che stanno a monte di tutte le distinzioni e caratteristiche dovute al loro aggregarsi secondo necessità ed affinità. Prima che le loro caratteristiche conseguenti siano riconoscibili con strumenti, definite con un nome, e verificabili scientificamente o anche solamente ipotizzabili. Da questo momento e da come si aggregano queste cose ciascuno può dare loro un nome come meglio crede, identificarne le relazioni, riprodurne le caratteristiche, come se fossero esclusive di tali cose ed inalterabili nel tempo, ritenute assolute, anche senza rendersi conto che sono sempre e solo una visione parziale e temporanea di aggregati e relazioni tra di essi, in grado di produrre effetti visibili o no. Tra cui anche relazioni con l’origine. Per semplificare possiamo dire che mentre la scienza ha un vocabolario specifico per riconoscere le manifestazioni di tali aggregati elementari, formati da tutte quelle diverse particelle polarizzate, possiamo e decidiamo di dire che quando se ne aggregano sei di tre tipi differenti si chiameranno atomo dell’ossigeno, quando se ne aggregano otto di due tipi differenti si chiameranno atomo del piombo, e così via, e le relazioni tra i due aggregati daranno luogo ad un composto di nome diverso dai due, altrettanto fa la genetica per riconoscere caratteristiche, funzioni e relazioni tra le cose che individua come capaci di interagire tra di loro e produrre qualcosa di diverso dalle parti originarie. La genetica non è niente altro che un patrimonio di conoscenza di queste unioni (e di modi di usarle) che hanno caratteristiche proprie e riconoscibili, riproducibili in parte, e che hanno contribuito alla capacità di continuare ad interagire ed aggregare elementi affini per cambiare di conseguenza alcune o tutte le proprie caratteristiche e, insieme, i risultati delle loro azioni. In sintesi un canovaccio di base modificabile da agenti interni ed esterni ad esso. Parliamo del nostro DNA, per esempio, come si trattasse di un riferimento fisso, mentre sappiamo che è influenzabile e modificabile da agenti ambientali esterni ed interni, messi in atto volontariamente oppure no. Il DNA di un individuo si modifica nel corso della vita seguendo un processo evolutivo dello strumento particolare che quell’individuo rappresenta nei confronti della vita. Alcuni la chiamano evoluzione della specie. Ma ad alterare o modificare le condizioni di base di ciascun individuo concordano anche tutte quelle cose, situazioni, circostanze che compongono quel 95% che non conosciamo di quanto esiste. Perché non sappiamo neppure che quelle cose esistano. Quindi noi siamo molto di più di ciò che è osservabile, ipotizzabile, o crediamo di essere. È per questo che è necessario aprire il nostro orizzonte davanti alla coscienza, perché la coscienza è in grado di relazionarsi con qualunque cosa, indipendentemente dal fatto che noi la crediamo vera, lo sia davvero o no, sia stata provata o no. Tutto ciò che esiste non è catalogato e, soprattutto, non rimane sempre uguale a sé stesso. Non sono piccoli mattoncini inalterabili per sempre. Evolvono nel tempo, dipendentemente dallo spazio che si crea tra elementi ed aggregati anche quando dovessero essere mantenute le proporzioni geometriche spaziali tra di loro, poiché permettono ad altri elementi ed aggregati di interagire in modo imprevedibile, specialmente quelli di cui non conosciamo neppure l’esistenza ma che non per questo smettono di interagire. Si dice che due campi magnetici differenti, coesistenti nello stesso spazio e tempo, non si disturbino reciprocamente (o almeno non sempre). Allo stesso modo nell’etere e nell’aria che ci circonda possiamo coesistere tutti insieme con i nostri campi magnetici senza disturbarci (troppo! … perché in realtà anche i campi magnetici sono modulabili e quindi non è una condizione certa). E nell’aria e nell’etere possono passare informazioni diverse su frequenze differenti senza ostacolarsi ed interferire, se non in determinate condizioni particolari. Tutto ciò che abbiamo scoperto finora dal punto di vista scientifico va benissimo, basta non farne un uso indiscriminato, totalitario, preclusivo di nuove ipotesi, ricerche e scoperte. Va bene allo stesso modo in cui possiamo cominciare a studiare l’infinito anche partendo dallo studio circa i colori adottati dai personaggi di Topolino per i propri vestiti o per le case. Non ha alcuna importanza da dove si inizia, perché tutto deriva e tutto torna alla origine unica; l’importante è non barare sapendo di barare. Ogni cosa o essere vivente segue le stesse regole fondamentali (a dispetto di ciò che si dice affermando che nell’infinitamente piccolo cambiano – ma lasciamo tempo al tempo perché tali affermazioni possano essere rettificate alla luce del divenire delle esperienze). Infatti togliendo tutte le sovrastrutture artificiali con cui le abbiamo ricoperte per convenzione, facilitazione, speculazione o tornaconto, le ritroviamo intatte e funzionanti. Così come con poche note musicali possiamo comporre un’infinità di sinfonie, così avviene che con poche leggi fondamentali si possono comporre una infinità di forme funzionali ad una infinità di progetti, necessità, desideri, pensieri, concetti, etc etc. Con sole tre condizioni, due polari ed una neutra, c’è la possibilità di permettere una serie di aggregazioni infinita e multiforme quali si possono rivelare a noi oppure restare nascoste ai nostri sensi ma interagire egualmente con noi e tutto il resto. Manifestando caratteristiche e comportamenti coerenti.

Quindi quando si dice che il neonato sceglie i suoi genitori e il contesto, opera tale scelta sulla base del suo precedente bagaglio di esperienze ricevuto in eredità, poiché non nasce come una pagina bianca, ma come una possibilità di sviluppare quanto già precedentemente messo in atto da chi è vissuto prima di lui all’interno del micromondo, di quell’universo di aggregati che lo ha adottato come strumento di continuità esperienziale. Eredita non solo caratteristiche fisiche riconoscibili, ma anche aspetti sottili ed invisibili ugualmente importanti, se non di più, da tutta la sua linea discendente ed ascendente (si potrebbe dire passata e futura se si volesse andare oltre il limite del tempo percepito e condiviso come ente che va in una sola direzione), accumunata dalla stessa essenza originale e partecipata da una sovracoscienza temporanea interna ed esterna ad essa, al fine di riscoprire la conoscenza dell’idea originale e contribuire a generare la coscienza dell’origine. Non preoccupatevi se non capite queste parole con la mente razionale: esse non parlano a lei ma al principio vitale originale che è presente in voi a prescindere dal fatto che in questo momento lo possiate percepire o no. Quel principio che ci fa vivere nonostante noi ascolta, sente e comprende sempre e comunque, e quando serve risponde alle necessità in modo coerente senza alcun ostacolo o difficoltà anche quando noi siamo tali. Anche quando ci mettiamo per traverso volontariamente o no.

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 10/09/2022