Esiste l’Aldilà

La storia di un padre alla ricerca del figlio scomparso (prima parte)

C’è un albero al Valentino, in prossimità del ristorante San Giorgio, a margine del vialetto che costeggia il Po lungo il Borgo medioevale, che racconta una storia tanto straordinaria quanto drammatica, avvenuta nell’ormai lontano giugno del 1981. Sul tronco di questo vi è apposta una foto, che immortala il volto di un giovane ragazzo, inghiottito nel nulla all’età di venticinque anni.

Qui, tra questi alberi che affondano le proprie radici nel terreno limaccioso della riva del fiume, è custodita simbolicamente la tomba di Andrea, scomparso da un giorno all'altro senza un perché, in circostanze mai chiarite e il cui corpo non fu mai ritrovato.

Il caso di Andrea Sardos Albertini finì sui giornali e poi in televisione, non tanto come un caso di cronaca volto a ripercorrere gli ultimi attimi precedenti la sua scomparsa per darne una spiegazione logica e attendibile, quanto per i risvolti legati alla sfera del paranormale, della parapsicologia e di quel labile margine tra il visibile e l’invisibile.

Chi era Andrea?

Le notizie sulla vita di questo sfortunato giovane, le abbiamo direttamente dalle parole del padre, che ha scritto di suo pugno un libro dedicato a questa storia incredibile di suo figlio, Esiste l’Aldilà, i cui diritti son stati completamente devoluti a una istituzione culturale e religiosa. 

Ne emerge la figura di un ragazzo riservato, perbene, la cui vita scorreva serena nella sua città, Trieste, tra la famiglia, lo studio, gli amici e la squadra di pallavolo con cui giocava in serie A.

Seguendo le orme del padre Andrea si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza, dove a breve avrebbe conseguito la laurea.

Da bambino, era stato protagonista di una vicenda abbastanza misteriosa e sconvolgente: a causa di una complicazione del morbillo, all’età di cinque anni, Andrea era rimasto completamente sordo dall’orecchio destro; tutti gli specialisti interpellati dai genitori erano stati concordi nel diagnosticare una sordità incurabile, con cui il ragazzino avrebbe dovuto convivere per sempre. Ma i suoi genitori, entrambi ferventi cattolici, non si erano rassegnati a una diagnosi così crudele e avevano deciso di affidarsi alla Fede recandosi a Lourdes per chiedere una Grazia. Così, al ritorno dal viaggio, avevano iniziato a bagnare l’orecchio del figlio con quell’acqua benedetta. Poco tempo dopo, inaspettatamente, Andrea aveva riacquistato completamente l’udito, lasciando attoniti tutti, compresi i medici che lo avevano visitato in precedenza. Evento davvero singolare e miracoloso che il padre rilegge, alla luce degli accadimenti successivi alla sua scomparsa, come un segno tangibile della missione di Andrea sulla Terra.

Il 15 giugno del 1981 sulla vita di questo giovane, calerà un drammatico silenzio. Le sue tracce si sono perse a Torino, città dalla quale Andrea non ha fatto mai più ritorno a casa.

Non è chiaro il motivo che abbia spinto il giovane a recarsi qui. L’ipotesi più accreditata è che volesse concludere l’acquisto di un’autovettura di seconda mano, per cui aveva prelevato dai suoi risparmi tre milioni di lire poco prima di partire. Certo è che aveva alloggiato una notte presso l’Hotel Astoria, vicino alla stazione di Porta Nuova, dove il portiere ne aveva ricordato in seguito, oltre alla straordinaria statura di più di un metro e novanta, soprattutto l’educazione e la gentilezza. Da quel momento in poi di Andrea si sono perse completamente le tracce.

Per la famiglia è l’inizio di un vero e proprio calvario, fatto di lunghe e angoscianti attese. Ricerche, denunce, polizia, carabinieri, detective privati. La fine di Andrea è un grande mistero che ancora oggi, a distanza di più di quarant’anni, non ha trovato spiegazioni.

Era impossibile accettare l’idea che Andrea fosse morto. Era forse fuggito per cambiare vita? Nessun indizio a favore di una o dell’altra ipotesi.

Malgrado le numerose ricerche andate a vuoto, il padre, Lino Sardos Albertini, stimato avvocato capodistriano, non è riuscito a darsi per vinto, perché un padre non può rassegnarsi persino di fronte all’impossibile: non ha mai smesso di cercarlo, nemmeno di fronte al rimbombante silenzio che ha avvolto fin da subito la scomparsa del più giovane dei suoi figli.

Lentamente ha iniziato a battere altre strade, che potessero dare risposte alle domande che la sfera razionale non era in grado di soddisfare. Ha però trovato nel soprannaturale ciò che il “reale” gli aveva così crudelmente sottratto, grazie a un incontro del tutto fortuito e inatteso con una cliente del suo studio: il contatto con una medium, inizialmente riottosa a prendere in carico un padre disperato e, soprattutto, una donna non in cerca di notorietà né di denaro.

Nonostante l’iniziale scetticismo per indole e formazione fortemente cattolica, l’avvocato si è avvicinato al mondo del paranormale e della parapsicologia, accettando di incontrare la sensitiva triestina, Anita, in grado di comunicare con l’Aldilà attraverso una “scrittura automatica” dettatale direttamente da entità invisibili tramite una penna che rimaneva misteriosamente attaccata al palmo aperto della sua mano.

Anita poneva le domande e il pennarello, muovendosi dall’alto in basso iniziava a scrivere delle lettere o tracciare dei disegni. Girando il foglio appariva in tutta chiarezza la sua risposta. Iniziarono così una serie di “colloqui” con Andrea, che Lino, alla fine di ogni incontro, trascriveva minuziosamente, annotandone data e ora.

La logica rigorosa delle risposte, la veridicità delle prove fornite, i fatti non altrimenti spiegabili se non con l'esistenza di una “vita oltre la vita”, lo hanno convinto, giorno dopo giorno, dell’attendibilità di queste inusuali conversazioni e lo hanno indotto a divulgare la sua esperienza attraverso la pubblicazione di un libro. Esiste l’aldilà ha suscitato l’interesse di molti, tanto che è stato tradotto in 15 lingue e che oggi, giunto alla sua trentatreesima edizione, ha venduto un milione di copie.

Il libro si articola su due piani ben distinti, quello drammatico legato ai fatti terreni - la sua uccisione - e quello più spirituale, di un sublime spessore morale, incentrato sulla spiritualità umana e sul tema del “post mortem”.

Tra quelle parole dettate alla medium e affidate al padre, ritroviamo numerosi aneddoti sulla vita del ragazzo, che ci descrivono un giovane sensibile e riservato durante la sua vita terrena, ma anche la sua essenza, la sua anima illuminata, in quella ultraterrena. Fin dalle prime conversazioni scritte tra Andrea e suo padre, emerge chiaramente lo scopo di quei contatti così particolari: fornire a tutti la prova dell’esistenza dell’Aldilà affinché “molte persone possano credere maggiormente in Dio e rispettare meglio la sua Legge”.

Attraverso quel pennarello che sembra avere vita propria Andrea racconta al padre la sua tragica fine, un racconto tremendo, fatto a spezzoni: è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso una trappola per sottrargli i tre milioni che aveva in tasca, con la scusa di vendergli la famosa macchina di seconda mano. Di fronte allo sgomento del padre messo di fronte a un fatto così crudele è lo stesso Andrea rassicurarlo: non solo non ha sofferto durante il suo assassinio ma ora è sereno nella Luce Eterna.

Si susseguono vari eventi straordinari, veri e propri segnali: il richiamo a un certo necrologio, la macchia rossa su un giornale che stava leggendo la madre, i disegni tracciati dal pennarello che indicano il luogo dove giace il suo corpo.

(continua)

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Articolo pubblicato il 08/09/2022