Sesso. Un significato diverso, meno conosciuto e certamente opinabile, ma da valutare con attenzione.

Perché ogni nostro atto può essere definito come un atto sessuale, mentre normalmente viene indicato in tal modo solo quanto relativo ad una certa parte del processo riproduttivo, quella che ci procura più piacere immediato?

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 66 del 07.12.2021 che è stato suddiviso in 9 articoli. Questo è il n°4.

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La vita si propone sempre a tutti i livelli e con tutti gli strumenti che servono. Strumenti finalizzati a creare nella vita quella capacità di coscienza di sé che è in grado di apportare, coscientemente, l’esperienza di tutto quello che esiste. Quindi la relazione con un cane, tenetevi forte, come la relazione con un libro o con il cibo è della stessa natura di una relazione sessuale fisica tra esseri umani. In tutti casi noi cerchiamo una parte polare contraria a noi per soddisfare una esigenza di unità con quella parte che riteniamo mancante per completarla. In ognuno di quei punti che noi stiamo osservando e percependo come divisi. Abbiamo bisogno di avere una informazione, allora corriamo a prendere una enciclopedia per leggere cosa significa, oppure corriamo su internet. Questa è un’azione sessuale. Vuol dire che sesso non significa solo quello che crediamo, ma anche scisso, separato, diviso.

 

 

Quindi una relazione di quel genere significa che ciò che è (o percepisce sé stesso come …) diviso deve trovare il modo per ritornare uno, per ritrovare e riunirsi alla sua altra parte per completarsi. Facendo lo sforzo necessario. Ricordate il discorso delle polarità opposte? La necessità di creare un campo morfogenetico in cui le polarità opposte generano una nuova entità, in cui l’unione di due parti ne genera una terza?  Il trasferimento dell’informazione, all’interno di colui che è andato a cercare quella informazione mancante, produce una terza parte, un nuovo pensiero. Quindi siamo dentro una cabina su questa ruota. Questa cabina, che nessuno sa di abitare, è quella che ci mette in relazione con gli altri ancora prima di quando avviene un contatto che definiamo “a pelle”. Se le sue dimensioni sono circa 16 metri di diametro, come abbiamo già detto, quando ci mettiamo vicino ad una persona a meno di 16 metri vuol dire che siamo compenetrati e tutti i corpi e gli altri elementi e componenti di queste cabine si stanno parlando e scambiando informazioni continuamente, anche se noi non lo sappiamo né ce ne accorgiamo. Molte informazioni, più di quanto possiamo pensare o credere, al punto che, per affinità o contrasto, qualunque relazione, qualunque sfioramento tra queste entità energetiche e informative produce in ciascuna di esse un cambiamento comunque. Ed è la ragione per la quale da giovani abbiamo un aspetto e da vecchi ne abbiamo un altro. Si dice che sia invecchiamento, perché questo è quanto abbiamo imparato convenzionalmente, per cui anziché comprendere ed approfondire un argomento, semplicemente lo definiamo con un nome e ci basta così, siamo tranquilli circa quella cosa, non dobbiamo capire altro.  Diciamo questo è l’animale “tal dei tali” e si comporta così, abbiamo scoperto che si chiama così, ed ogni volta che ne vediamo uno simile non abbiamo bisogno di soffermarci più di tanto per capire cosa sia. Sappiamo come si comporta, che ha anche un carattere, e poi che quando entra in relazione con noi si comporta diversamente ma prevedibilmente. Tutti aspetti veri ma estremamente limitati, mentre quelli che ci fanno cambiare veramente sono tutti quelli che noi non prendiamo mai in considerazione perché neppure crediamo che esistano. Per esempio l’ambiente, tutto l’ambiente, modifica il nostro DNA più di quanto noi facciamo direttamente, coscienti o no. Infatti il campo di intervento puntuale, particolare, di ciascuno di noi è piccolissimo e sporadico, mentre il campo di intervento globale tutto intorno a noi è costante e più potente. Ad ogni nostro respiro questo scambio di informazioni tra l’ambiente e tutto il nostro sistema è una costante e produce continui cambiamenti. Anche se noi, dal punto di vista delle cose che facciamo, diciamo che non è cambiato niente perché non ci rendiamo conto che invece avvengono piccoli e quasi impercettibili cambiamenti. Diciamo che sono 40 anni che andiamo a lavorare in fabbrica, che sono 20 anni che abbiamo un figlio e così via e che tutto è normale e non cambia mai niente. E ne siamo convinti. Oppure facciamo di tutto per convincerci che sia così, facendoci tutti i danni di cui prima o poi ci accorgeremo per forza. Perché stiamo continuamente forzando la situazione per renderla il più vicino possibile a quella che desideriamo. Un sistema che sta interagendo con l’universo attraverso soli 5,10,15 comandi, che crediamo di avere sotto controllo, per fare delle cose di cui non conosciamo niente. Come nell’esempio del pilota automatico di un aereo che abbiamo utilizzato qualche incontro fa. Se lasciamo troppo a lungo inserito il pilota automatico, magari per ottanta anni, corriamo il rischio di dimenticare come funzionano i comandi manuali e quando scopriamo che ci stiamo avvicinando alla pista di atterraggio ci accorgiamo di esserci dimenticati come dobbiamo agire; voglio vedere come portiamo a terra l’aereo! Ecco perché, allo stesso modo, facciamo fatica quando la ruota arriva al punto in cui noi, avendo capito che è ora di scendere, per rientrare nella vita e proseguire il cammino, e così, perduto il momento propizio, prendiamo la decisione più semplice: fare un altro giro sulla ruota. Tanto il biglietto è pagato. Non è proprio così! Il biglietto lo paghiamo noi con la nostra vita e lo facciamo pagare anche a coloro che dovranno continuare a farlo per noi se non saremo riusciti a saldare il debito. Dovremo lasciare spazio ad altri su quella che è stata la nostra cabina per un giro di ruota, perché provino loro a saldare il debito che abbiamo lasciato e così riescano a far scendere la cabina dalla ruota. Se stiamo tutta la vita in ospedale occupandone un letto, quel letto non potrà essere messo a disposizione di altri.

 

Quindi uscirne vuol dire guarire?

 

Esattamente! Vuol dire guarire dalla falsa idea che abbiamo della vita.

Smettere di cercare di mantenere esclusivamente quello che riteniamo sia giusto e buono solo perché non conosciamo altro.

 

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

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pietro cartella

 

 

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Articolo pubblicato il 12/11/2022