Aiuto, mi sono perso e non so più dove mi trovo; …

… c’è qualcuno che mi sente? Come posso ritrovare la giusta direzione per uscire da questa situazione?

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 66 del 07.12.2021 che è stato suddiviso in 9 articoli. Questo è il n°6.

 

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Tutti questi articoli riportano elementi inconsueti e quindi è comprensibile che queste cose buttate lì in un tempo così ristretto senza una lunga rappresentazione preliminare, un percorso di avvicinamento graduale e lineare che permetta di elaborare un ragionamento logico secondo i criteri più adatti a ciascuno di noi, non siano così facili da accogliere anche solo come ipotetiche, e quindi possano produrre confusione o incomprensioni. Perciò ve ne chiedo scusa. Ma se osserverete i fatti, da ora in avanti li vedrete diversamente e comprenderete più facilmente tutte le loro relazioni e le leggi che li sostengono.

 

Ancora una volta ripeto che queste cose non parlano alla nostra ragione o ai nostri desideri ed aspettative, ma al nostro intero essere. E a quella essenza profonda e originale che sta alla base di tutto, che quando è ora di risvegliarsi si risveglia ed è poi lei a mandare direttamente segnali comprensibili alla nostra coscienza. Perché i segnali veri non arrivano da parole come queste, di cui sono pieni i libri, ma solo e sempre da dentro di noi, da un altro tipo di libro. Un libro originale in cui è scritto tutto, anche ciò che deve avvenire, perché non riferito al tempo come noi lo misuriamo e non limitato da alcunché.

 

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Siamo solo noi ad esserci esclusi da tale percorso per una serie di ragioni che alcuni chiamano “incidente” ed altri invece “processo evolutivo”. Per questo fatene l’uso che volete, o buttatele. Ma una volta che le avrete lette o sentite, o, meglio, che le avrà sentire il vostro essere, la vostra essenza originale, e il movimento inizia, nessuno lo potrà più fermare. Anche se dovesse richiedere chissà quante migliaia di altre vite. Non ha alcuna importanza. Per quella entità il tempo non ha la nostra stessa valenza. E noi siamo come le nostre cellule per il corpo. Non ci accorgiamo quando nasce, figuriamoci quando muore una cellula del nostro corpo. La sostituzione di cellule, il rinnovamento continuo dei miliardi di cellule del corpo, avviene senza che ce ne accorgiamo.

 

Mentre parlavi rispetto a ciò che inaliamo ad ogni respiro ho avuto una specie di suggestione tipo Matrix. Ma la domanda è un’altra. Non ho ben compreso, o forse è impossibile comprendere, quale è il prezzo, perché da come lo hai descritto, immagino non sia una risposta da bigliettino dei cioccolatini, l’ampliare la propria mentalità per quanto difficile che possa essere, magari non ci riuscirò mai, ha un prezzo, ma mi sembra che forse non debba avere un prezzo sproporzionato, o forse no? Perché allora hai sottolineato la questione del prezzo?

 

Rispetto alla suggestione c’è una certa attinenza. Ma attenzione: Matrix si riferisce ad un universo virtuale in cui vale una matematica binaria 0-1, mentre quella di cui stiamo parlando e prendendo in considerazione è un realtà materiale in cui vale una matematica ternaria 1-0-2. Di cui nessuno ha idea di cosa significhi praticamente. Così come l’elemento 0 nel sistema numerico ne ha sconvolto l’universo e il senso, così lo 0 messo tra 1 e 2 sconvolge l’universo dello 0-1. Riferendoci al discorso relativo alla valenza delle polarità ho evidenziato l’esistenza di una zona neutra tra i due, una linea dei punti zero tra il campo di polarità positivo e quello negativo; ciò ci deve far pensare. Infatti la linea dei punti zero, percorribile in ogni direzione, è la portante delle informazioni sempre presenti e disponibili, pur essendo infinite, mentre i campi del positivo e del negativo sono il luogo delle nostre esperienze che ogni volta traggono origine da un qualsiasi punto posto sulla linea dei punti zero, senza la quale niente sarebbe possibile materialmente.

 

La nostra espressione di vita materiale è resa possibile da una forma energetica in cui si possono osservare onde e particelle. Ciò significa che la materia come elemento solido e continuo è solo un modello mentale condiviso da molti, ma non è lo stato reale delle cose. Tuttavia le convenzioni mantenute troppo a lungo, nonostante sia assodata la loro falsità, finiscono per sostituirsi alla realtà e diventano “riferimento certo” del nostro comportamento. Per esempio, ben sapendo che è la terra a girare intorno al sole, diciamo convenzionalmente che è il sole a sorgere e tramontare rispetto alla terra. Sarebbe come dire che è il sole a girare intorno alla terra. Così lo scriviamo nei nostri calendari e “iniziamo le nostre giornate al sorgere del sole”. Ovvero iniziamo la nostra giornata a partire da un riferimento distorto. Il resto segue di conseguenza e, se occorre, altri riferimenti convenzionali distorti sono pronti ad “aiutarci” nello svolgimento della nostra quotidianità, con il risultato di trasformarla in un teatrino demenziale nel quale recitiamo la nostra parte con grande serietà. Anche questo caso non fa eccezione. L’idea che la materia, per molti secoli ritenuta “mattone della vita”, sia un elemento solido manipolabile come un metallo, continua a fare da riferimento al nostro comune modo di pensare. Partendo da tale presupposto molti aspetti percettivi umani risultano incomprensibili e, fin quando cercheremo una spiegazione ad essi usando sempre gli stessi errati riferimenti di partenza, il risultato non potrà cambiare. Per tentare di rompere l’accerchiamento mentale con cui tali pensieri tengono prigioniera la coscienza mediante preconcetti condivisi, proviamo a prendere in considerazione qualche informazione meno definitivamente “codificata” e non ancora così universalmente condivisa. Per quello che ne sappiamo, ogni cosa inizia da un principio. Prima dell’inizio, di essa pare non esistere niente. Subito dopo cominciano ad evidenziarsi le sue caratteristiche specifiche, di cui alcune percepite come positive ed altre negative. Queste caratteristiche sono in grado di modificare il modo in cui la coscienza interpreta lo scorrere del tempo in cui esse avvengono. Ecco alcuni componenti di questo complesso puzzle energetico.

CAMPO DEI PUNTI ZERO:

è il “non luogo” da dove tutto trae origine e fa ritorno. In esso la “F”, frequenza delle cose si svolge in un “tempo apparente” infinitamente piccolo e “A”, l’ampiezza della loro manifestazione, infinitamente grande, coincide con le linee disegnate in ogni direzione. Dall’esistenza di queste linee, in cui potenzialmente si trova tutto, dipende la possibilità che, mediante onde e particelle, possiamo sperimentare le caratteristiche della materia. Per questo si dice che “l’Origine, il Tutto, è come una sfera con il centro ovunque, raggio infinito e limite superficiale in nessun luogo”. Ogni cosa ed essere umano passa infinite volte attraverso il campo dei punti zero, ma non può fermarvisi che per un istante impercettibile. Infatti l’unico modo per poter permanere in esso, per un tempo indefinibilmente eterno, in uno stato di beatitudine in cui l’alternanza positivo-negativo è in ogni istante equilibrata, occorrono condizioni particolari. Tali condizioni si verificano durante un processo di ritorno cosciente a tale campo dopo aver sperimentato di “potere tutto senza arrivare mai a niente”, ed avere abbandonato tutti gli attaccamenti ritenuti assolutamente necessari al mantenimento della nostra esistenza.

CAMPO DEL POSITIVO E NEGATIVO:

può trarre origine e sussistere solo a partire dal fatto che preesiste un punto zero senza il quale non sarebbe possibile l’alternanza tra positivo e negativo. Per questa ragione si dice che “il nostro mondo non è stato costruito dall’Origine, ma esiste grazie all’Origine”. Senza l’esistenza delle polarità positive e negative non sarebbe possibile sperimentare alcuna manifestazione materiale, esattamente come non esisterebbe modo semplice di rendere evidente l’elettricità se non attraverso la scarica elettrica che si genera tra i due poli di una batteria.

RELATIVITÀ DELLA PERCEZIONE DEL TEMPO:

quando su un pianeta, la forza di gravità, che determina la possibilità di una manifestazione materiale su di esso, diminuisce, l’ampiezza, ovvero lo spazio, e la frequenza, ovvero il tempo, in cui tale esperienza si svolge, diminuiscono di conseguenza. Avviene allora che in un tempo apparente, per esempio una giornata, possano accadere ed essere osservate molte più cose, per cui si ha l’impressione “che il tempo scorra più velocemente”. Viceversa, quando su un pianeta, la forza di gravità aumenta, l’ampiezza, ovvero lo spazio, e la frequenza, ovvero il tempo, aumentano di conseguenza. Avviene allora che in un tempo apparente, per esempio una giornata, alcuni aspetti di una certa situazione sembrino ingigantirsi, che quella situazione sembri non finire mai, che duri una eternità, per cui si ha l’impressione “che il tempo non trascorra mai”.

Tuttavia le ore hanno tutte la medesima durata; però la coscienza può percepirla in modo variabile quanto più essa sia gravata o alleggerita dai nostri fardelli. Così, a dispetto dell’orologio, non tutte le ore hanno la medesima durata!

A cosa serve conoscere tutto ciò?

Anche in questo caso ci viene in aiuto la voce della nonna che, chinandosi su di noi e accarezzandoci il capo, sussurra sorridente: “ogni cosa a suo tempo”, per ricordarci che tutto ciò che facciamo torna “sempre” utile, quando meno ce lo aspettiamo, a tempo debito, nel fornirci il modo di mettere insieme i tasselli del complesso puzzle della nostra esistenza!

Perfino cose ritenute senza senso!

 

 

Noi ci soffermiamo solo sui campi del positivo e del negativo in cui si muovono le nostre esperienze, ma non prendiamo mai in considerazione l’esistenza della linea dei punti zero da cui esse traggono origine e causa, per cui non siamo mai in grado di comprendere l’intero quadro da cui sono composte e la sua evoluzione o trasformazione continua mediante l’apporto di nuove informazioni ogniqualvolta, dal positivo al negativo, passiamo nuovamente attraverso di essa, anche solo per un istante infinitesimo. Il prezzo da pagare è una enormità rispetto a quello che noi possiamo sostenere con le nostre sole forze, razionalmente. Infatti non si tratta solo di comprendere ed accettare i principi ma anche le conseguenze, tutte le conseguenze anche quelle che non ci aspetteremmo mai, giuste o sbagliate che possano sembrare secondo il nostro criterio o punto di osservazione. Perché per la vita ciò che noi pensiamo o desideriamo non ha alcuna importanza. Facciamo nuovamente un esempio pratico. Secondo voi è giusto che una persona nasca e muoia subito alcuni secondi dopo ed un’altra viva cento anni in salute? O uno nasca deficiente in qualcosa e un altro dotato di capacità speciali, come saper suonare il pianoforte a soli tre anni di età? Secondo voi c’è giustizia in questo? No! Invece sì, tutto ciò che accade è giusto, ma non secondo i nostri parametri. E allora è giusto ciò che accade o lo sono i nostri parametri? In tutto ciò che accade non c’è mai niente di sbagliato; è perfettamente giusto per il processo della vita e del divenire coscienza di ogni cosa. Mentre noi limitiamo il tutto, l’attenzione della nostra coscienza, ad un campo circoscritto in cui abbiamo limitato il tutto, che di per sé non ha limiti. Diciamo che lì, in quel recinto, c’è tutto, o almeno quella parte del tutto che ci interessa ed è necessaria per la nostra esistenza. Lì sono racchiusi i valori. Tutto il resto non esiste o è superfluo, inutile o dannoso. Tutto vive all’interno della terra; nell’universo non c’è niente, o almeno niente di così importante per noi e la nostra esistenza. Non è vero, non ci interessa. Non importa cosa accade altrove nell’universo: noi siamo sulla terra e questo basta e avanza. Per uscire dalle prigioni delle nostre abitudini e dagli schemi o modelli di comportamento conseguenti occorre essere disposti a pagarne il prezzo. Vuol dire che mentre noi oggi stiamo respirando automaticamente, nel caso di responsabilità diretta dovremmo essere noi a ricordarci di respirare ogni respiro. Sapete quanti sono in grado di farlo? Neanche uno!

 

Immaginavo!

 

Ne parlo sulla base di una esperienza diretta fatta alcuni anni or sono. Quando nel praticare arti marziali si diceva che facendo in un certo modo, usando una certa tecnica, si poteva gestire il respiro, ci ho provato e sono riuscito nell’intento. Al punto tale che poi è diventato non più automatico, ma se non ricordavo di respirare non respiravo più. Non c’era più il pilota automatico e non è stato piacevole. Ci sono voluti almeno due anni per ripristinare l’automatismo respiratorio.

 

Immagino! È anche difficile da capire mentre lo stai dicendo. Sinceramente!

 

Si, ma dato che oggi sento parlare di mancanza di respiro, ogni momento, a causa della patologia pandemica in atto, volevo mettere in evidenza che so bene cosa significhi “mancanza di respiro” e cosa accade in quelle circostanze. E di molte cose di cui parlo ho fatto esperienza; non chiedetemi di quali e in che modo. Peggiorerei la situazione e le renderei meno credibili, anche se sono vere. Ma se dovesse servire in modo specifico, non esiterei a produrle. Noi ragioniamo spesso per analogia. Se una certa cosa succede in un certo frangente e ne vedo determinati presupposti in un altro campo so che accadrà qualcosa di conseguenza, anche se non so esattamente che cosa. Potrebbe essere simile a quanto già sperimentato, o totalmente diverso, per una miriade di variabili che nessuno può immaginare e quindi tanto meno prendere in considerazione. Poi però qualcosa si vede accadere. E quindi ne traggo le deduzioni, ne comprendo i processi che generano tali accadimenti, e dove portano altri processi analoghi o diversi. Anche se per comprenderli non è sufficiente l’osservazione. Quando osservando i cicli di vita degli insetti mi sono reso conto che quando noi sterminiamo gli insetti ritenuti molesti questi provvedono a difendersi dai nostri attacchi chimici accelerando i propri cicli di riproduzione adattando sempre meglio le nuove generazioni ad affrontare in modo più efficace tali minacce, comprendo cosa sta accadendo all’umanità in questo momento, sia attraverso il punto di vista dell’umanità che dal punto di vista del virus, e il quadro complessivo che ne risulta. Anche qualche medico ha fatto lo stesso e ed è giunto a dedurne qualcosa di simile a quanto è passato per la mia mente. Affermando che anche questo virus ha un suo ciclo vitale e terminerà in un certo modo che potrà variare in tempo ed intensità in stretta relazione con tutte le misure o contromisure prese dagli specialisti in tal senso per modificarne il corso di espressione. Ma il ciclo terminerà comunque come deve, secondo quanto prevedibile se si conoscessero tutti i fattori concomitanti di cui non conosciamo neppure l’esistenza. Solo che noi non accettiamo i corsi naturali delle cose, naturali anche quando provocati volutamente o incidentalmente dagli esseri umani, non accettiamo tutto ciò che non compare nel nostro limitato campo visivo, non accettiamo niente che non rientri nel campo della nostra gestibilità o piacere, e facciamo di tutto per bloccare o combattere ciò che disturba la nostra tranquilla automaticità. Ma comunque tutto avverrà lo stesso, secondo modalità più o meno variabili, secondo la legge del destino. Il destino è certo, il modo in cui sarà perseguito il suo scopo può variare. Infatti se devo andare a Milano ci arriverò o attraverso una modalità semplice e tranquilla oppure dovendo tenere conto di ostacoli imprevisti e difficili da superare. Ma ci arriverò lo stesso, quasi sempre. Il destino si compie sempre, che noi lo vogliamo o no. Ma noi non siamo disposti ad accettarlo. Il destino viene attirato a noi dalla forza di gravità che il nostro movimento genera, passando alternativamente dal campo del positivo al negativo e viceversa attraversando la linea dei punti zero, grazie alla nostra massa. Non tenendo conto di cosa ciò comporti, vogliamo continuare a mantenere in vita ultracentenari con infinite patologie croniche terminali, o far vivere un bambino, che sarebbe morto a tre mesi, fino a quattro o cinque mesi, perché riteniamo ingiusto che quel bambino muoia. Posso capire il dolore e la sofferenza di chi ne è coinvolto, ma che questo sia sbagliato e da combattere non ne sarei così certo, ed è forse più sbagliato di quanto noi crediamo, anche se tutto rientra nel possibile e giusto di un altro processo di sviluppo evolutivo di tipo diverso, più contrastato. Spesso ciò che crediamo giusto è più sbagliato del male che sentiamo, o come si suole dire, spesso il rimedio è peggiore del male (a causa dell’ignoranza degli effetti sconosciuti dell’azione ritenuta benefica). Comprendete perché ho detto che il prezzo da pagare è altissimo? Comprendere il senso della vita vuol dire anche comprendere ed accettare quello che accade senza tentare di combatterlo, ma comprendendolo, cioè prendendolo dentro di sé, come parte di sé. Accettandolo dentro di sé. Di sicuro prima che sugli altri. Prima che avvenga sugli altri. Solo così tutto quello che rimane fuori dal nostro orizzonte di vita può entrare e quindi modificare lo stato sempre più ristretto della nostra visione e della difesa della nostra visione, fino a farci vedere le cose per quello che sono interamente. Fino a farci vedere più cose, fino alla visione del quadro generale.

 

Ma questo discorso legato all’accettazione di cui parli comporta, come dire, una totale resa, un non agire, un non tentare in qualche modo di migliorare la situazione, di alleviarla nel caso si tratti di dolore, di malattia?

 

Non volevo dire questo! Non si tratta di una accettazione passiva, una rassegnazione. Qualcosa di simile lo hanno tentato gli orientali, ma si è rivelato inadeguato, quando non peggiorativo. No! Non si tratta di questo. Ma di un altro tipo di approccio alla cui base c’è la conoscenza di sé stessi, di cosa siamo noi, di che cosa è la vita, di che cosa è il contesto nel quale viviamo, quali scambi avvengono tra tutto ciò che vive ed esiste. Una conoscenza e comprensione dei processi della vita e la loro accettazione cosciente e responsabile. Una accettazione responsabile perché si è compreso il senso di ciò che accade anche se ci procura sofferenza.

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto, schema e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 15/11/2022