Libertà di parola, di opinione, di intendere e volere, o solo illusione di libertà?

Ciò che si crede non coincide quasi mai con la realtà dei fatti, ma, pur di non doversi fare carico delle conseguenze di essere veramente liberi, si preferisce stabilire per legge cosa sia una nostra comoda libertà a scapito di altri.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 66 del 07.12.2021 che è stato suddiviso in 9 articoli. Questo è l’ultimo, il n°9.

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Tutti conoscono cosa significhi essere liberi, o almeno tutti ne siamo convinti. Provate a domandarlo al primo che incontrate per strada e vi risponderà che sì, certamente, egli è libero. Senza dubbio né titubanza! Se insistete, vi porterà molti esempi di privazione di libertà che non si possono applicare a lui e quindi ecco la dimostrazione pratica che è proprio così. Ci si sente tutti così liberi da tutto che ciò vale persino per il peccato, considerato solo un aspetto comportamentale opinabile quando non una imposizione tendenziosa per secondi fini occulti. Ma cosa ha che fare il peccato con la vita? Nulla o quasi, se non per quanto siamo noi stessi a volere che così sia, perché in tal modo è più facile stabilire cosa sia giusto o sbagliato in relazione a ciò che è considerato peccato, colpa, errore. Tuttavia sarebbe opportuno e sano indagare più a fondo l’argomento, senza preconcetti di qualsiasi natura e provenienza, cominciando dal levarci dalla testa l’idea del peccato e della colpa. Che con la vita non hanno nulla a che vedere.

 

Colpa e peccato fanno solo parte dello strumentario di determinate religioni, che prima o poi passeranno perché non serviranno più neppure agli ultimi ritardatari sul cammino della vita. Mentre la vita continuerà. Un discorso pratico e tangibile asserisce che l’umanità e tutto ciò che serve faranno la propria strada fino a quando anche l'ultimo degli ultimi sarà recuperato ed accolto nel processo che serve a tale fine. C’è una parabola biblica (tra le tante simili riportate in ambiti di culture diverse) che evidenzia questo fatto (indipendentemente dal comprenderne o meno il senso). La parabola dei lavoratori nella vigna. 

 

C’era una vigna da lavorare. Il padrone della vigna si reca sulla piazza dove ogni mattina si radunano alcuni uomini in cerca di un lavoro per la giornata. Ne sceglie alcuni, pattuendo con loro la paga per il lavoro da svolgere. Ma a mezzogiorno si rende conto che il lavoro da fare è ancora tanto e così si reca nuovamente sulla piazza per reclutare altra mano d’opera, pattuendo con essa la stessa paga di quelli del mattino. All’ultima ora si rende conto che il lavoro non sarebbe stato terminato in tempo e quindi si reca ancora una volta sulla piazza e porta con sé anche i pochi rimanenti, con la promessa di una paga uguale ai primi. Però i primi, resisi conto della situazione, prendono a lamentarsi con il padrone per l’evidente disparità di trattamento. Al che il padrone disse loro: “quando abbiamo pattuito la paga questa mattina vi andava bene, perché ora non più? In verità vi dico che senza il contributo di questi ultimi il lavoro non si sarebbe concluso e nessuno avrebbe potuto ricevere la paga.

 

Quindi ora sarà più chiaro perché non potesse che essere così.

 

Il valore del lavoro è in stretta relazione con la sua importanza strategica nel terminarlo secondo gli accordi. Il lavoro viene pagato solo se è terminato secondo gli accordi.

 

Paradossalmente anche chi riporta lezioni importanti e corrette non ne capisce realmente il senso e le interpreta fantasiosamente in modo speculativo. Tutte le religioni sono intrise di lezioni non comprese dagli stessi religiosi. Nessuno le capisce, ma tutti le spiegano come se le avessero comprese. Spiegazioni che sono quanto di più lontano dall’idea che volevano spiegare. Se siamo chiamati a fare una cosa semplicemente perché abbiamo compreso la necessità di “altro”, oppure sentiamo che così non può funzionare, anche se in realtà questa è la migliore vita che possiamo avere, visto che l’abbiamo ridotta così noi, ma poi non facciamo quello che abbiamo pattuito, nessuno vieta di rientrare nella massa, tornando a patirne le conseguenze. L’importante è smetterla di lamentarsi. Chi ha compreso la necessità di andare oltre e, ripeto, non è merito di nessuno, né personale, se si riceve una chiamata del genere, è libero di rispondere come decide. Dovrà comunque ricordarsi che potrà essere un debito in più o in meno da rifondere a coloro che hanno lavorato in precedenza e stanno attendendo la fine del lavoro di quella giornata. Il lavoro iniziato e portato avanti da chi ha abitato e lavorato in quella cabina della ruota dentro la quale ora egli si trova per concluderlo. Lavoro per cui è stato chiamato e si è “risvegliato” per fare la sua parte allo stesso modo in cui altri la stanno facendo o la faranno. Quindi nessun merito. Occorre ricordarsi che tutto ciò che noi facciamo è possibile solo perché esiste tutto il resto, tutti gli esseri umani, anche quelli che vorremmo evitare che ci attraversassero la strada, compreso l’ultimo assassino, compreso l’ultimo dell’ultimo degli ultimi. Perché ciascuno di noi è il compendio di tutto ciò. Negare o escludere una sola di queste parti vuol dire negarla in sé stessi. Ovvero autodistruggersi volontariamente.

 

Tutto questo non fa parte di un processo di iniziazione?

 

Lascerei un momento in sospeso questo argomento. Per una ragione precisa. Se dobbiamo considerare un processo di iniziazione, dobbiamo fare premesse differenti (per esempio iniziazione di cosa in relazione a cosa) rispetto a quanto sto trattando adesso, parlando a noi tutti senza una richiesta specifica al riguardo e solo perché in questo momento abbiamo occasione di parlare di altro rispetto alle cose comuni o specifiche di certi ambiti filosofici o religiosi. Richiederebbe una base culturale e sperimentale specifica che qui non è richiesta. Comunque tutti gli esseri umani sono già in un processo di iniziazione, anche se richiede tempi enormemente lunghi e modalità imperscrutabili. Tutti gli esseri umani, in un certo senso, sono stati iniziati alla vita, ma si trovano in stati di coscienza specificatamente personali da cui sono trattenuti ai diversi ed infiniti livelli compresi in essa. Fino ad un certo grado di coscienza siamo stati portati dall’impulso dell’origine tutti allo stesso modo mentre eravamo ancora in uno stato di incoscienza quasi totale; da lì in avanti tutto si è diversificato. Per proseguire occorre un altro salto quantico, comunque presente allo stato latente o potenziale in questa iniziazione primaria, ma che deve essere conosciuto, compreso, accettato e perseguito coscientemente. Quel nuovo processo richiederà una nuova iniziazione specifica dell’essere umano completo ed ancora una volta non sarà rivolto solo alla sua parte biologica materiale alla quale siamo abituati a riferirci. A tal fine occorre conoscere tutto quello che serve per entrare in tale processo e metterne in pratica i dettami secondo le leggi che lo governano. Quindi si tratta di ben altro rispetto a quanto sto descrivendo al solo scopo di evidenziare altri aspetti del nostro essere e del contesto in cui viviamo per stimolare la nostra essenza a mandarci quei segnali che ci possono far capire il nostro stato di imprigionamento e la necessità di liberarcene e uscire alla vita. Come se il nostro sistema necessitasse di un nuovo organo e l’iniziazione fosse il fondamento della sua costruzione e noi accettassimo di adottarlo anziché rigettarlo. Si tratta però di un discorso più riservato ad alcuni in modo particolare. A chi ha già fatto tutte le esperienze preliminari, anche se di altro tipo. Esperienze non legate al tempo, ma che sono servite per scatenare una serie di processi preparatori. Ciò che sto dicendo è finalizzato ad avvicinare la nostra coscienza alla possibilità di comprendere che la vita è un’altra cosa e che quest’altra cosa esiste oltre quello che noi crediamo. Ed ora mi fermo per non abusare della vostra pazienza e non essere accusato di plagio.

 

Per chiudere in leggerezza ricordo che fino agli anni 70 del secolo scorso esisteva il reato di plagio (o lavaggio del cervello)

(https://it.wikipedia.org/wiki/Plagio_(ordinamento_penale_italiano)#Plagio_come_manipolazione_mentale_e_lavaggio_del_cervello)

e alcuni movimenti o i loro leader furono condannati per ciò. Poi però fu sollevato il problema relativo al fatto che, allo stesso modo, si doveva ritenere plagio anche ciò che nelle religioni veniva imposto come dogma ed allora furono messe in moto tutte le necessarie azioni per portare alla sua abolizione e contemporaneamente si ritenne non fosse configurabile in modo scientifico la possibilità reale di indurre una persona a pensare in modo diverso da quanto proprio a sé stessa. E fu così che con una sentenza (n° 96) emessa l’8 giugno del 1981, la Corte Costituzionale ne decretò l’incostituzionalità, abrogando l’articolo 603 del codice penale vigente dal 1930. E per questo posso ancora parlarvi in questi termini fino a che non sarete voi a dire basta.

 

Liberi di farlo!

 

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Fine dell’incontro.

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/11/2022