Due malati non fanno un sano, anche se essi possono tornare ad essere sani …

… né una metà è come l’intero, sebbene l’intero sia potenzialmente presente anche nella sola metà.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 67 del 14.12.2021 che è stato suddiviso in 8 articoli. Questo è il n°2.

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Tutte le nostre esperienze, una volta completate correttamente mediante l’esperienza diretta della loro parte mancante, ovvero quella vissuta da coloro con i quali abbiamo interagito, sono immagazzinate nella banca dati generale delle esperienze umane. Se ciò non avviene …

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… tutto ciò sarà immagazzinato nella banca dati in modo frammentato, distorto, incompleto. E quando tali informazioni saranno rese disponibile ed attivate non produrranno effetti corretti, daranno indicazioni coerenti, cioè non corrette. Proprio a causa di ciò, quando ci riferiamo al “buon senso”, o “mi son sentito di fare così”, “ho pensato fosse bene agire così”, facciamo il più delle volte appello a tali informazioni non corrette, anche se crediamo di farlo con la migliore delle intenzioni. E così, come abbiamo spesso sperimentato, le nostre migliori intenzioni di solito provocano conseguenze spiacevoli. Anziché aiutarci a risolvere qualcosa o aiutare qualcuno, finiamo per fare più danni che benefici. Perché utilizziamo informazioni errate. Partiamo da presupposti errati senza esserne coscienti. Attingiamo ad una banca dati in cui ci sono anche informazioni errate. Ma non importa che, per certi versi, esse siano errate. Se in tanti le condivideranno e le riterranno giuste, anche un’informazione errata diventa per quelle persone, o un certo numero di persone, verità. E questo è il dramma che noi viviamo tutti insieme. Quindi, tanto quanto è importante la coscienza quando siamo in possesso di un corpo fisico così è importante che il lavoro di riavvolgimento ed integrazione delle esperienze nella memoria del vissuto, personale e collettivo, avvenga nel migliore dei modi possibili. Vuol dire che se una esperienza viene completata nel migliore di modi, chiunque potrà fare appello ad essa, entrando in connessione per consonanza, avendo così la possibilità di comprendere al volo il senso corretto di quella esperienza, evitando di doverla rifare o correggere, o rifarla senza comprenderla ancora, aumentandone così la pericolosità ed inefficienza a causa della sua incompletezza. È chiaro che sarebbe estremamente importante avere nella banca dati solo informazioni complete e corrette. Purtroppo nella banca dati il 99 per cento di ciò che vi è al suo interno è ormai spazzatura inservibile, a causa della ignoranza e presunzione con cui sono stati elaborati e messi a disposizione i suoi contenuti. Essi sono state elaborati e ri-generati ignorando le leggi fondamentali e le corrette condizioni al contorno. Quindi arriviamo a dedurne che una cosa si presenti alla nostra coscienza provenendo da un processo di causa-effetto corretto mentre è generata da un presupposto errato, quindi sia corretta, mentre non lo è, è errata. Identifichiamo cause non corrette e, ovviamente, ne deduciamo conseguenze, effetti, non corretti. Quindi abbiamo sempre una visione errata delle cose e situazioni e non sappiamo che così sia. Non sappiamo neppure che tale visone debba essere corretta e neppure come poterlo fare. Anche questa informazione è di per sé importante. Non sappiamo dove e quali siano le cause delle cose se non cambia la capacità della nostra coscienza di vederle correttamente e quindi di agire di conseguenza. Inoltre, quando l’indagine verso le cause di un qualcosa viene fatta attraverso terzi, tutto si complica ulteriormente. Perché quella terza persona o intermediario è nelle nostre stesse condizioni e “due malati non fanno un sano”. Lo sanno perfino i bambini. Abbiamo quindi compreso quanto basti un’istante dopo la morte per comprendere ciò che è accaduto nella vita. Ciò che finirà nella banca dati non sarà più il ricordo puntuale di un’esperienza di tizio, caio o sempronio, ma una sua sintesi impersonale, come un fatto accaduto a chiunque. Non sarà un racconto dettagliato dell’avvenimento, comprese le persone coinvolte precisamente, ma una traccia sintetica quale riferimento esemplare per tutte le esigenze di azioni simili che dovessero ripetersi (e magari senza alcun bisogno di farle ripetere o che vengano ripetute di nuovo da una nuova incarnazione di una di quelle cabine mediante una nuova personalità al suo interno) per qualsiasi ragione. È estremamente importante il momento in cui una persona muore anche per un’altra ragione. Avevamo accennato che man mano che i corpi si perdono dissolvendosi, se una persona è stato troppo o è ancora troppo attaccata alla vita, ella cercherà qualcuno che abbia ancora un corpo fisico per poter continuare una parvenza di vita attaccandosi ai suoi corpi sottili, come un vampiro o un parassita. Diventando una specie di zombie, un morto vivente alle spese di un’energia altrui. Ciò è particolarmente evidente in quelle 84 ore dopo il decesso, quando esistano legami stretti tra una persona morta ed una viva. Si può a volte osservare un cambiamento fisico (fisiognomia, voce e lineamenti del volto) e comportamentale (scrittura e postura) nella persona ancora viva, che la fa assomigliare a quella deceduta. Sembra incredibile come ciò possa avvenire in un così breve lasso di tempo e come altrettanto velocemente il tutto torni ad essere come in precedenza, subito dopo. Tuttavia ci può essere il pericolo che la cosa si protragga per un tempo assai più lungo se ciò trova corrispondenza di desiderio tra le due parti. Ci sono infatti persone che vivono nella memoria del trapassato, mantenendo a causa di tale legame, luoghi e abitudini come erano in precedenza alla sua dipartita (tengono la sua stanza come era, oppure preparano sempre un posta a tavola per lui, oppure discorrono con lui come se fosse presente). Ovviamente nessuno dei due è più libero di vivere la propria vita ed esperienza. E fanno cose che a noi sembrano sane, giuste o auspicabili, perfino comprensibili ed emotivamente giustificabili, mentre si tratta di rapporti aberranti e patologici. Mentre dovrebbe essere permesso che i morti facciano la loro strada ed i vivi anche, senza interferire reciprocamente. Ma qualcosa di simile avviene anche a chi lavora sui corpi delle persone vive come tutti quei terapeuti che usano o impongono la loro energia su altri a fin di bene. Costoro cercano di ripristinare stati di equilibrio o di salute agendo con e sui corpi sottili, di entrambe le parti, senza conoscere davvero (anche quando lo credono in buonafede) le forze che mettono in movimento e richiamano su di sé e sul loro paziente. Facendone e facendone fare le spese. Peggio ancora quando si pongono come intermediari tra i vivi e i morti. Ma, simile, è anche una condizione che coinvolge una certa parte di artisti e religiosi che, per ottenere ciò che vogliono a tutti costi, non si accorgono di intessere rapporti di dipendenza e possessione da loro simili trapassati o forme pensiero generate per analogia e affinità con loro o con altri vivi in contatto con loro. Quando mi è capitato ho sempre fatto notare a chiunque agiva in tal senso, direttamente o come intermediario, quali fossero le conseguenze su di loro a breve, medio e lungo termine, sia sulla salute psicofisica che sulla durata dell’esistenza, a causa dell’esaurimento dell’energia vitale individuale, anche quando non usata direttamente. Lo dico molto brutalmente: facevo notare loro come alcuni di tali praticanti non avessero fatto una bella fine. Inutile nasconderlo dietro espressioni politicamente corrette.  Se non puoi intervenire prima e correttamente su te stesso ancor meno lo puoi fare su altri. E se invece sei capace di intervenire su te stesso comprendi assolutamente quanto danneggi te stesso con alcune pratiche e quindi eviti di applicarle su altri. Quindi il nostro interventismo velleitario, la nostra presunzione nel pensare di sapere cosa c’è da fare, o nel seguire determinati ragionamenti o sentimenti, si rivela sempre controproducente. A meno di aver compreso come queste cose possano avvenire e lasciare che queste avvengano togliendo gli impicci che noi stessi abbiamo messo sul cammino del ripristino della salute, dell’idea, e di tutto quello che serve per lasciare che le cose fluiscano come la vita prevede. Si chiama accettazione cosciente della vita, senza riserve.

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 15/01/2023