Anche le malattie nascono e muoiono secondo un ciclo biologico …

… solo che noi interveniamo senza rispettarne le regole, per ignoranza, presunzione e mancanza di comprensione, innescando conseguenze inestricabili.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 67 del 14.12.2021 che è stato suddiviso in 8 articoli. Questo è il n°6.

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Viviamo senza accorgerci della maggior parte dei processi biologici che ci tengono in vita e ancor meno dei processi sottili ed invisibili che costituiscono le tracce funzionali da cui essi scaturiscono. Ciò che passa attraverso di noi come informazione originale alla base delle nostre azioni o conseguente le nostre esperienze ed interazioni sfugge alla nostra coscienza e scompare nelle profondità del nostro inconscio e nell’inconscio collettivo. Quindi la maggior parte di ciò che ci accade non sembra provocare o lasciare conseguenze degne di essere notate dalla coscienza.

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Se un processo in atto non ci crea disturbo percepibile dai sensi non ce ne accorgiamo, non ci accorgiamo né della sua nascita, né del suo sviluppo, né della sua scomparsa. Al contrario, se sentiamo un disturbo di qualsiasi genere, allora cominciamo ad indagare e alla fine scopriamo che qualcosa c’è da qualche parte e quindi decidiamo di intervenire, imputando a ciò che abbiamo scoperto la causa del disturbo, per porvi rimedio. Il guaio avviene quando noi interveniamo immediatamente per eliminare il disturbo. Così anziché lasciargli fare il suo corso e sparire come normalmente avviene biologicamente, secondo il suo ciclo naturale, visto che il nostro corpo è ancora vivo e funzionante, attacchiamo tale processo (che avrebbe portato alla morte del disturbo e il suo riassorbimento nel complesso biologico) e lo cristallizziamo in quella condizione irrisolta e per noi patologica. Creiamo una cicatrice dura e permanente che, magari in un’altra maniera, continuerà a dare disturbo (per esempio le aderenze post operatorie). Costituirà la memoria permanente di quel disturbo. Che altrimenti sarebbe svanito così come è arrivato. In un altro caso non avremmo neppure saputo di averlo avuto e chissà quante volte ciò è già avvenuto senza dare segnali percepibili, come invece è avvenuto per altri.

 

Penso di aver capito!

 

Chiedi a un qualsiasi medico che sia un po’ responsabile eticamente di ciò che fa e ponigli la domanda precisa: secondo te quante cisti ci sono normalmente dentro una persona che non manifesta alcun disturbo e quante di loro spariscono allo steso modo in cui nascono, apparentemente senza causa alcuna? Se è veramente onesto, ti risponderà che non si possono contare e sono talmente tante che se si dovesse intervenire su ciascuna di esse si ridurrebbe il paziente ad un colabrodo.

 

Perché ho pensato una cosa, è una mia convinzione, che non sarò operato di cuore; però questo non c’entra niente o non può aver influito sulla guarigione, come se non ci credessi …

 

Probabilmente una certa influenza ce l’ha (effetto placebo), ma non è la sola cosa ad aver influito; è una tra le infinite componenti di processi che contribuiscono al risultato. Esistono anche effetti che possono essere indotti dalla nostra mente a partire dal cervello per poi apparire nel fisico. Gli effetti placebo e nocebo provano inequivocabilmente tali conseguenze quando si fanno esperimenti in doppio cieco (ovvero quando ci sono gruppi di pazienti che si prestano a sperimentazioni senza conoscere se ciò gli è stato somministrato è un farmaco oppure un palliativo). Da questo punto di vista noi siamo davvero apprendisti stregoni perché possiamo far apparire o sparire delle cose dentro di noi, esattamente come può essere con un pensiero ossessivo che può farci apparire vere cose non vere e viceversa. Se vedo il mio vicino di casa fare delle cose che penso sia rivolte a me, e me ne convinco, metterò in atto azioni conseguenti volte a correggere la situazione ed il mio comportamento verso quella persona. Ma potrei scoprire successivamente che egli pensava a tutt’altro e stava facendo delle cose senza minimamente pensare a me, neppure di striscio. E noi ci riempiamo di queste cose, impressioni, elucubrazioni, sospetti, giudizi, valutazioni erronee. Basta ricordare tutti quei pensieri che sono passati dentro la nostra mente tra i quali, ad esempio, quelli più eclatanti come quello di voler veder sparire una persona che ci dà fastidio. Nessuno di noi può dire che non gli sia mai successo. Per nostra fortuna il nostro sistema non è in grado di tenere l’attenzione su queste cose per più di qualche istante, non sufficiente a materializzare quel pensiero, innescando i processi automatici di materializzazione.

Non si innescano quei processi automatici irreversibili che conducono ad episodi efferati quali uccisioni o altro di cui l’autore non si rende conto e di cui non ricorda di essere stato attore. Un protagonista di cui le persone intorno a lui dicono che si tratti di una persona normale, corretta, rispettosa, squisita, etc etc. Una persona che, dopo aver compiuto tale azione, ritorna ad essere quella persona che tutti ricordano che sia, che tutti hanno sempre conosciuto. Per questo accennavo prima a quanto il mondo sia diventato un luogo di pazzi ipnotizzati e quindi programmati per fare delle cose di cui non si rendono minimamente conto. Che non avrebbero molto senso se non in funzione di un qualcosa di un po’ più alto, di una creazione di stati di coscienza che permettano il compiersi di tali atti per farne comprendere l’inutilità, la dannosità di certi comportamenti. Ed anche come lo stesso avvenga quando cerchiamo, in buonafede, di porvi rimedio secondo il nostro presunto buonsenso. Questo problema non risiede solo nel singolo individuo, ma passa attraverso l’individuo proveniente da quell’inconscio collettivo, quella banca dati, dove risiede un gran numero di idee simili, aggregate e formanti un’entità specifica dotata di vita autonoma e di una forza moltiplicata in grado di prevaricare la volontà del singolo. Quando si parla di ossessioni o di possessioni non si sta parlando di qualcosa di astratto ed evanescente, ma di forze che si aggregano e danno vita a entità in grado di operare attraverso singoli o gruppi di esseri umani particolarmente predisposti a diventarne strumenti, canali attraverso cui si possano esprimere materialmente, concretamente. Come dimostrano i fatti quotidiani. Nella nostra cosiddetta quotidiana normalità, se osservate il comportamento della massa, della popolazione italiana ad esempio, non importa di quale orientamento o schieramento, i comportamenti della classi medica, politica, religiosa, sportiva, artistica, avrete un quadro chiaro di cosa significhi essere posseduti e guidati da qualcosa di cui non si rendono conto che esista e sia in grado di manovrarne le azioni.

 

In relazione a queste ultime cose quando dici che la popolazione mondiale è ipnotizzata intendi che si è autoipnotizzata oppure che qualcosa o qualcuno, qualche entità la abbia ipnotizzata?

 

Sono valide entrambe le opzioni. Ma chiariamo bene ancora una volta cosa significa (gli schemi che seguono sono già stati proposti precedentemente in altri incontri).

 

    

Lo stato di autoipnosi ce lo induciamo da soli quando vogliamo che le cose vadano come vogliamo noi e non come devono essere. Ci convinciamo di questo e quindi viviamo sotto ipnosi, autoipnosi indotta. La stessa cosa però è dovuta al collegamento con quelle entità create dal pensiero (come riflesso del desiderio) comune. Entità che hanno come ubicazione convenzionale l’aldilà (che in realtà è un non luogo presente insieme all’aldiquà) perché non sono dotate di un corpo fisico e sono costituite dalla materia sottile dei pensieri e desideri umani. Esse sono direttamente collegate agli esseri che si sono autoipnotizzati dopo averle generate e che le mantengono e sostengono con la propria energia vitale, cedendogliela e privandosene incoscientemente. Sono quindi gli stessi esseri che le alimentano continuamente come se fossero a tutti gli effetti dei loro figli. Quando diciamo che alcune persone tra gli ipnotizzati, come ad esempio i vertici politici, ci governano a nostra insaputa o contro la nostra volontà, in realtà stiamo parlando di uno strumento che noi stessi abbiamo creato per gestire il nostro stato ipnotico, allo stesso modo in cui lo fanno le forme pensiero quando si aggregano per affinità e poi, avendo acquisito sempre più forza (che noi mettiamo a loro disposizione privandocene), finiscono per dominarci, facendoci agire coerentemente con la loro natura, cioè quella del tipo di pensiero comune attorno al quale si sono aggregate (esattamente come accade alle associazioni, movimenti, partiti, religioni, filosofie, teorie scientifiche, credenze, e qualsiasi altro tipo di aggregazioni alle quali siamo abituati ad appartenere in vita). Abbiamo creato la condizione perché attraverso di noi qualcosa o qualcuno rispondesse alle nostre necessità nel modo possibile. Nel caso dei nostri governanti se la modalità con la quale la gran parte delle persone ipnotizzate sta vivendo, cioè nell’idea di poter coltivare un certo grado di sicurezza (che non esiste), troveranno qualcuno tra di loro che meglio tra tutti incarna tale idea e possibilità di risoluzione del problema, o aspettativa di sicurezza, eleggendolo e mettendolo nelle condizioni di avere il potere di farlo, cioè mettere in atto tutti gli strumenti necessari a concretizzare ciò che noi abbiamo desiderato avvenisse, delegandogli pieni poteri in nostra vece. Anche quando ciò che fanno non ci piace. O diverso da ciò che pensavamo o ci aspettavamo. Perché quando abbiamo attivato attraverso i nostri meccanismi automatici quel tipo di richiesta non ci siamo ricordati che dietro quel tipo di richiesta di sicurezza c’è tutto il pantheon, la pletora, di quelle forze ad essa collegate per affinità o contrasto. Forze di cui noi non sappiamo niente o facciamo finta di non sapere che esistono. È come se dicessi: ho messo due delle mie dita nella presa di corrente ed ho preso la scossa per cui sono morto, mentre io volevo solo mettere le dita lì e basta. Perché invece ho preso la scossa e sono morto? Perché attaccati alla presa, ma celati al mio sguardo, c’erano i fili che portavano la corrente elettrica che mi ha fulminato (corrente, fili, impianto e produzione di corrente sono tutte cose alla cui realizzazione ho partecipato perché volevo avere energia a disposizione dove volevo e quando volevo, anche se poi me ne sono dimenticato e perfino mi sono dimenticato della loro esistenza). Non c’era solo la presa, dietro di essa c’era ben altro collegato ad essa. Detto in altri termini siamo noi a creare i nostri carnefici (in altre parole, carnefici e vittime si creano reciprocamente e si scambiano di ruolo continuamente).  A queste regole non sfugge nessuno, neanche il più potente della terra. Passare dalle stelle alle stalle è un attimo anche per loro.

 

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

 

tags: apprendista stregone, stati di coscienza alterati, ignoranza fondamentale

 

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Articolo pubblicato il 27/01/2023