L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Chicca Morone: “Donne ch’avete intelletto…” e donne che avete perso il ben dell’intelletto

È questo “essere donna” oggi?

Non ho assistito allo spettacolo svoltosi al Teatro Ariston di Sanremo nel secondo week-end di febbraio: ne ho visto le immagini comparse sui giornali e sui social nei giorni seguenti, per cui posso solo commentare alcune astrazioni percepite dai miei occhi e conseguente messaggio subliminale perpetrato nei confronti dei fruitori di tanta manifestazione “artistica”.

 

Cerco di dare una spiegazione al perché una donna di rara bellezza, sicuramente non sciocca, con grande potenziale non solo economico, accetti di venire “intrappolata” in un simile personaggio e seguente protocollo di cattivo gusto: sì, lei, Chiara Ferragni con tutti i suoi messaggi demenziali e davvero destabilizzanti per chi, giovane o “diversamente giovane” ve ne possa in qualche modo dare credito, iniziando così un processo di deterioramento cognitivo.

 

Lei che si presenta con una tunica color bianco latte su cui Dior ha disegnato le sue forme in modo che appaia nuda: non bisogna vergognarsi del proprio corpo e se vogliamo esibirlo abbiamo il diritto di farlo e di essere rispettate.

A mio avviso il messaggio che arriva non è proprio dei migliori per la donna che vuole essere l’altra parte di un mondo così “patriarcale” a detta sua…

 

Sarà, io sono convinta che ciò che non si vede eccita molto più la fantasia di ciò che possiamo toccare, che è a portata di mano; ma forse è successo che la sovversiva minigonna degli anni Sessanta ormai è entrata nelle sfilate maschili e il caos regna sovrano.

 

Avrei trovato però più significativo se anche Amadeus fosse comparso con uguale tunichetta rappresentante il suo corpo nudo… no? Orrore? Beh, francamente non sarebbe stato un bello spettacolo: le pari opportunità sono altra cosa, non hanno niente a che fare con l’esibizione del corpo!

 

E poi… non so quale strano folletto si sia insinuato nella prestigiosa casa di moda per ispirare un simile scempio: probabilmente le indicazioni sul motivo conduttore della kermesse sono state la coniugazione di volgarità, ambiguità, eccessi; la sessualità privata di ogni connotazione creativa in quanto, esibita in luogo pubblico, denota esclusivamente il desiderio di mettersi in mostra e cercare notorietà a ogni costo. D’altra parte le cubiste insegnano…

 

Ma lei di notorietà ne ha in modo esponenziale, quindi, perché? Per capire quanto la RAI sia disposta a pagare la sua presenza? Per esibire la sua generosità devolvendo il cachet in beneficenza? Per stupire sempre di più? Per affermare la propria disinibizione? Si è vista la sua reazione al bacio omosessuale del marito…

 

Fantastici anche gli accessori dell’imprenditrice: collana con rappresentato utero e ovaia (ma qualcosa di sulfureo si intravvede, come anche nella scenografia), orecchini a forma di Covid, catena con lucchetto chiuso che raggiungono all’apoteosi nella sua apparizione vessillifera - naturalmente di blu elettrico e oro - come la sua meno affascinante e ultimamente inquisita Ursula che ci spiega continuamente perché mandare armi in uno Stato - nemmeno facente parte dell’Unione Europea - ha un alto significato morale.

 

Avrei preferito che a un martellamento bellico del genere fosse contrapposto (sempre le pari opportunità) anche il pensiero di Putin, leader della Russia che fino al 21 febbraio ha improntato le comunicazioni sul raggiungimento di trattative di pace, ma dallo scorso martedì con toni poco tranquillizzanti.

 

Da vestale fatiscente ad amazzone vincitrice perché si è “attaccata all’orecchio” l’esperienza del virus e la reclusione è stata un atto volontario e salvifico: sulla salvezza ho qualche dubbio, visto che il virus è entrato in casa sua e al marito non è andata troppo bene.

 

Il suo progetto di vita è manifesto e per certi versi patetico: ogni immagine che offre alle manciate di ammiratrici è costruita e avvolta da un vuoto impressionante come se ci fosse una pellicola trasparente fra lei e il resto del mondo.

 

È questo “essere donna” oggi?

 

Spero che, nonostante il bombardamento mediatico nonché sistematico, qualcuno si salvi e qualche nostro emisfero sinistro ben attivo, non abbia lasciato campo libero alla parte destra del cervello, quella preposta ad assorbire le immagini come verità assoluta, senza censura, priva di senso critico.

 

Perché qualche domanda dovremmo farcela noi donne.

Senza arrivare a prendere come riferimento il quadro di Gauguin Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? una qualche idea di cosa stia capitando non solo al genere femminile dovremmo averla; e mi riferisco alla donna perché è nell’introspezione, nella elaborazione dei sentimenti, nell’approfondimento delle emozioni che siamo avvantaggiate. 

 

Porsi qualche interrogativo sulle origini, sull’identità, sullo scopo e il destino a cui ognuna di noi fa riferimento in un momento storico in cui l’uso dei corpi è parte dominante e viene giudicata non solo in tribunale.

 

È della scorsa settimana la sentenza che assolve nel processo Ruby-ter il “presidentissimo” perché il fatto non sussiste: la minorenne era lì ma non è detto che ci sia stato il reato.  

 

La testimonianza nel libro di Ruby Rubacuori e le vere vittime della migrazione: da una parte l’evoluzione tra un passato familiare con padre marocchino violento alle “cene signorili” con Silvio (chiamato in soccorso sul suo cellulare quando dalla pulzella in stato di fermo) e dall’altra donne che arrivano in Val di Susa con scarpe a pezzi e piedi sanguinanti, sognando un pasto caldo per il proprio figlio.

 

Il corpo non è solo spettatore.

 

E alla trentenne che dichiara la non volontà di tornare a casa di Berlusconi e "Non sono una prostituta, da oggi posso vivere da ragazza normale" bisognerebbe avvicinare i nomi di quelli che si sono lanciati a intervistarla, nonché a scrivere le sue discutibili memorie: un terzo mondo culturale di cui faremmo decisamente a meno.  

 

Molto più istruttivo sarebbe raccogliere le parole delle ragazze stuprate dal branco nella villa del babbo facoltoso, in modo che le coetanee sappiano difendersi dai sogni senza futuro; che abbiano la presenza di spirito di capire quando la sorsata diventa eccessiva e le compagne di avventura vigilino sui bicchieri dove possa essere sciolto il Rohypnol o sostanze analoghe che rendano la vittima incapace di muoversi e in seguito in stato confusionale.

 

È davvero un arcobaleno di situazioni in cui le giovani d’oggi se non hanno alle spalle una famiglia, un ambiente circostante con il quale interagire creativamente, persone che possano dar loro appoggio non solo pratico, si trovano disorientate.

 

A volte neppure l’educazione, l’esempio è sufficiente: quanto il desiderio di appartenenza, di essere “omologate” gioca su comportamenti autolesivi?

 

Quanto il vestito firmato, le scarpe sneakers ultimo modello, la borsa vintage formano, nella mente martellata dalla pubblicità, un irrinunciabile desiderio di possesso? A quale compromesso possono arrivare per qualcosa di assolutamente identico, ma senza marchio identificativo? 

  

Siamo così fragili da non riuscire a ricollegarci al nostro nucleo, alla nostra matrice, quella che dà vita alla vera vita?

 

Temo che questi ultimi anni abbiano influito in modo esponenziale non solo sui nostri comportamenti, ma anche sull’identificazione con noi stessi, nei nostri ruoli, nei nostri diritti e doveri, ormai spinti a diventare molto… fluidi per cui poco definiti, quindi instabili, facilmente manipolabili.

 

Ma, con buona pace del professor Yuval Noah Harari (braccio destro di Klaus Schwab) alcuni di noi, molto disobbedienti, mantengono ancora il contatto con la Natura e non diventeranno ebeti robot ai comandi della loro banda di “super-uomini” che ha deciso di ridurre progressivamente la popolazione e desertificare il pianeta, usando le varie Chiare, Grete e colleghe, rigidi cloni gestite “da remoto”.

 

 

 Civico20News

 Chicca Morone

   Editorialista

 

 

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Articolo pubblicato il 26/02/2023