Oltre il fenomeno giovanile trasversale alle società più progredite esiste quello meno evidente di una sindrome simile in adulti di varie fasce sociali e generazionali.
Quanto segue si riferisce all’incontro n° 70 del 11.01.2022 che è stato suddiviso in 7 articoli. Questo è il n°2.
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Un figlio rimane tale anche se va a lavorare in America ed un genitore rimane tale anche se non segue il figlio dove egli si reca. Tuttavia i legami tra di loro continuano ad esistere e farsi valere (come ben evidenziano assunti, ed esperimenti relativi ad essi, in seno alla fisica quantistica). Ciò che avviene nella scuola è importante proprio perché è il primo tentativo serio in cui l’individuo cerca la propria identità e l’inizio della propria indipendenza. Quindi occorrerebbe lasciare che l’autorità scolastica, giusta o sbagliata che sia, svolgesse il proprio ruolo, perché solo in questo modo si comincia a permettere un certo allentamento della tenacia di quei cordoni ombelicali familiari che sono stati a lungo, e lo sono ancora, utilizzati e che in qualche modo dovranno essere recisi.
Chiaramente oggi è molto difficile poterlo fare perché anche gli insegnanti sono, quasi sempre e prima di tutto genitori, e quindi portano con sé le stesse derive comportamentali che avvengono all’interno della famiglia, nonostante le migliori intenzioni. Questo fenomeno, questo tentativo di emanciparsi dai vincoli famigliari oggi è ancora di più aiutato e sostenuto, con tutte le conseguenze positive e negative che ciò comporta, da tutti quei dispositivi elettronici su cui i bambini e i giovani si trovano ad interagire con entità di gruppo diverse, sia da quelle scolastiche, quando non le integrano, sia da quelle famigliari che hanno altri gruppi a cui aderiscono. In pratica ciascun componente di queste relazioni non è più capace di avere e sostenere la propria identità se non appoggiandosi a legami famigliari o ad una appartenenza a gruppi identitari o in contrapposizione ad essi. Questa dicotomia fa parte ed è espressione di quella legge dell’attrazione gravitazionale e polarizzazione inversa di cui abbiamo lungamente trattato nella prima parte di questi incontri. Man mano che andiamo avanti essa si dimostrerà nei fatti e quindi potremo vederla molto più chiaramente da un punto di vista operativo, piuttosto che da un punto di vista concettuale e teorico. Questa tendenza alla separazione dai legami famigliari per potersi introdurre attraverso altri e nuovi legami in un altro ambiente simile o sostitutivo di quello famigliare, ma diverso da esso, conduce quindi una gran parte degli individui in una sorta di autoisolamento. Questo fenomeno è stato registrato per la prima volta un po’ di anni fa in Giappone, dove alcune persone si sono chiuse dentro una stanza, dalla quale non escono mai perché i loro contatti avvengono solo attraverso computer o telefonini o altri strumenti. Il cibo viene servito loro davanti alla porta ed essi lo ritirano quando vogliono. Sono chiamati hikikomori ovvero “coloro che stanno in disparte”. Ormai tutte le società avanzate ne sono affette in modo più o meno evidente, anche in Italia. Ma in Italia il fenomeno è meno dirompente perché non tutti coloro che ne sono coinvolti possono disporre di una stanza per sé in cui rifugiarsi definitivamente. Tuttavia anche se rimangono nella casa insieme ai genitori, si isolano da essi in ogni modo possibile, creando le condizioni per non condividere alcunché, attivando e mantenendo abitudini diverse, e rispondendo passivamente ad ogni loro sollecitazione ad agire diversamente. Non ce ne rendiamo conto perché si riesce a scambiare ancora qualche parola con loro, ma se noi potessimo realmente vedere chiaramente, queste parole sono semplicemente risposte automatiche di cui non ci si ricorda neppure un istante dopo, perché i pensieri e tutto l’essere sono altrove. È uno stato di autoipnosi molto interessante perché quasi non distinguibile da una certa normalità in cui ci si dà un ordine comportamentale che viene seguito passivamente, rispondendo alle domande senza quasi intervento della coscienza, senza partecipazione cosciente a quella relazione. Si chiamano risposte automatiche e fanno parte degli stessi meccanismi automatici che utilizziamo quando siamo alla guida di un auto e possiamo agire sui comandi anche se stiamo parlando con un passeggero, oppure pensiamo agli affari nostri. Agiamo così quasi tutto il tempo in cui siamo alla guida con i risultati che ogni giorno leggiamo nelle cronache dei giornali quando descrivono incidenti che non si sa bene come siano potuti accadere. Questa condizione è ormai normale per la nostra società. Quindi noi ci possiamo trovare, badate bene cosa succede, strettamente nelle vicinanze gli uni degli altri, abbiamo le nostre cabine interconnesse che si scambiano informazioni, ma la nostra coscienza è da un’altra parte e nel frattempo rispondiamo automaticamente a quello che succede nell’ambiente senza esserne coscienti (scusa ero distratto … cosa stai dicendo … puoi ripetere … torna coi piedi per terra, etc etc). Pensate che possa esserci qualcosa di coerente in tutto questo? Pensate che una situazione di questo genere non costringa un’entità a separarsi, a frammentarsi in ambiti che tra di loro non si parlano anche quando si rimane da soli? Questa è la ragione per la quale siamo tutti schizofrenici; si tratta del nostro nuovo stato di normalità. Quindi non rientra più nella classificazione degli stati patologici dell’essere umano. Di questo stato di cose non se ne occupa più nessuno perché ormai è normale esserlo. Né la psicologia, né la psichiatria, né la medicina, ormai lo fanno più in modo sufficiente. Altrimenti occorre che ci ricoverino tutti. Pandemia di stati alterati di coscienza e comportamenti perturbati. Questo virus, che abbiamo creato noi stessi, ci ha sempre più infettati nel tempo senza che noi ce ne avvedessimo. Ed è in questo modo che entriamo a far parte della società quali individui apparentemente indipendenti capaci di intendere e volere e di prendere quindi delle risoluzioni in relazione a quello che la società ci chiederà di fare. Quello che la società ci chiederà non è nato così, non si è strutturata una società prima dell’individuo, ma sono state le necessità degli individui a strutturare una società in grado di rispondere alle loro richieste. E se ora gli individui sono così separati dentro sé stessi, quello che fanno struttura una società a loro immagine e somiglianza. Quindi quello che si sta verificando è che ormai non possiamo più modificare in alcun modo né la società né le nostre relazioni, se non intervenendo direttamente prima di tutto su chi queste relazioni e questa società ha generato, cioè noi stessi.
E quindi ritorniamo al punto di partenza in cui la mancanza di conoscenza dei meccanismi, ovvero i processi che formano il comportamento dell’essere umano, è alla base di tutte le aberrazioni a cui l’essere umano partecipa e dalle quali viene guidato. Tutto quello che ci accade è in stretta relazione con ciò che noi siamo ed è assolutamente inutile pretendere che qualcosa cambi perché noi forziamo qualcun altro a cambiare idea. Impossibile farlo.
Se noi guardiamo cosa sta accadendo in questi giorni, le varie dichiarazioni fatte, sia dagli specialisti, sia dai mass media che dal governo, contengono tutto e il contrario di tutto, senza prove di reale necessità o argomentazione scientifica o di buon senso di ogni dichiarazione e fatto, errori compresi, senza che cambi niente e senza neppure tentare di giustificarli, poiché non è razionalmente e moralmente possibile. Sono modi di agire conseguenti, quindi non del tutto coscienti, a ciò che tutti insieme abbiamo fatto in precedenza. Considerate per esempio che chi ci governa oggi è una piccola percentuale tra coloro che sono stati eletti da una altrettanto piccola percentuale, una minoranza, di coloro che hanno votato. Quindi rappresentano una minoranza della minoranza della popolazione italiana. Ma non cambierebbe niente neppure se fossero stati eletti all’unanimità da tutti gli aventi diritto al voto. Perché, sia che si stia dentro o fuori dal gioco, in ogni caso attraverso l’aspetto polare si tiene in piedi quello stesso gioco. Sembrerebbe una condanna ed invece è un punto dal quale si può ripartire con molta tranquillità. Poiché, come si suol dire, qualsiasi cosa si fa si sbaglia, ed insieme è vero anche il contrario cioè qualunque cosa facciamo è corretta. Se è sostenuta dalla propria coscienza e se ne accettano le conseguenze. Se prendiamo in considerazione la storia dell’essere umano, noi vedremo quante persone hanno dato la vita in nome di un ideale, andando fino in fondo, e quante altre hanno dato la vita cercando di sfuggire, opponendosi agli stessi ideali. Tutto ciò si trascrive nelle stesse identiche modalità in ogni azione che facciamo. Per esempio, vaccinati oppure non vaccinati, tutti quelli che devono morire muoiono. Ciò è ineluttabile qualunque affermazione venga fatta da qualsiasi autorità, o qualunque argomento o dato si porti a sostegno dell’una o dell’altra tesi o convinzione (detto in altri termini anche quando crediamo che la fine o il proseguimento di una vita sia dovuto ad un particolare evento o terapia, in realtà stiamo solo constatando ciò che avviene come uno dei tanti fatti che si avvicendano nella vita, senza poter comunque mai, in nessun caso, modificarne la durata). Solo che poi noi usiamo tali eventi a sostegno e giustificazione dell’una o dell’altra possibilità che si manifesta (come se una cosa conosciuta tra una infinità di altre che non conosciamo fosse la causa unica di tutto ciò che avviene di conseguenza). Potrebbero sembrare qualunquismo e nessuno avrebbe niente da obiettare. Tuttavia se qualcuno si prende la briga, come ho fatto, di andare a prendere i numeri, di confrontarli, non solo per questa particolare condizione ma anche per molte altre precedenti (riferimento articoli civico20news), vi ho appena mostrato il computer con cui le ho elaborate (e alla mia destra una parte dell’archivio in cui tali dati sono contenuti) negli ultimi 15 anni della mia esistenza (particolarmente inerenti filosofia, religione, comportamento, psicologia, corpo umano, società), troverete esattamente ciò che vi ho trasferito. Non solo, ma se si volesse andare oltre e cercare tra questi articoli di giornale quelli che trattano degli stessi argomenti editi oggi o dieci anni fa, ci si accorgerebbe che si potrebbe tranquillamente togliere la data e constatare che sembrano parlare della stessa cosa come se fosse accaduta nello stesso tempo e non a distanza di anni una dall’altra. Potrebbero essere scambiati senza che ci sia differenza. Vuol dire che noi esseri umani ci stiamo comportando più come un disco rotto che come possibilità infinite di sinfonie differenti. E su questo meccanismo possiamo incidere solo noi. Nessun altro può farlo al nostro posto. Negli incontri precedenti (di cui avete le trascrizioni) abbiamo sentito più volte parlare di quali sono le relazioni di base dalle quali, se volete, potete iniziare la vostra indagine personale (a tal fine potete usare anche gli articoli che ho scritto per civico20news su tali argomenti). Tutto materiale trattato dal mio punto di vista, quindi mai verità, che potrete comparare con la vostra osservazione o esperienza in merito e trarne le vostre deduzioni.
Stavo riflettendo su tutto ciò che hai detto e parto dalla scuola, dai bambini in cerchio. Dal fatto che la forza del gruppo avoca a sé anche chi dal gruppo tenderebbe a stare fuori. Però ciò vale anche per quello che hai detto dopo. Che sia bianco o nero non mi interessa, oppure una squadra di calcio e un partito o un altro, però hai questa forza di gruppo che ti attira. Quindi è un meccanismo che non può non esistere.
Questa è l’applicazione della legge di attrazione gravitazionale e polarizzazione. E tutto ciò funziona su queste regole ma, attenzione, proprio grazie ad esse si può far funzionare il tutto in una direzione o in un’altra. Quando si parlava delle polarità e del loro aspetto matematico zero-uno si è evidenziata una matematica binaria all’interno di un dispositivo tridimensionale di cui non ci accorgiamo mai. Infatti così avviene esprimendo la vita attraverso lo strumento che noi siamo, ma la vita in sé ha un elemento in più che è lo stesso che ha in comune con noi e che potrebbe far esprimere queste leggi in modalità diversa. È chiaro che a coloro ai quali l’attuale situazione va bene così non si deve creare alcun disturbo (non servirebbe a nulla o peggiorerebbe le cose). Infatti come esseri autoipnotizzati, fagocitati dalla forza di attrazione gravitazionale di gruppi costituiti sugli stessi presupposti comuni, aggregati sullo stesso pensiero oppure il suo contrario, passando alternativamente nel credersi sempre nel giusto, pur sostenendo una volta una posizione ed una volta il suo contrario, ogni volta combattendo ora per una ed ora per l’altra fazione, non si possono modificare, specie se si cerca di forzarli contro la loro natura.
Forse è giunto il momento di introdurre l’informazione di come l’elemento tridimensionale, e successivamente multidimensionale, della vita entra in questo gioco come se fosse il livello delle scuole elementari, mentre quello basico è quello dell’asilo. L’aspetto binario è quello delle elementari e, se vogliamo, di una parte delle medie: poi c’è un’evoluzione che porta all’università e poi, dopo l’università, lascia ognuno libero di entrare nell’aspetto della società in maniera disgiunta dagli elementi scolastici che avrebbero dovuto essere già stati metabolizzati e trasformati attraverso ciascun individuo, per metterlo nelle condizioni di avere strumenti per interagire con la società, in modo maturo e coerente. Ma noi qui stiamo parlando di una situazione di autoipnosi che si è generalizzata e quindi ci fa credere che questa sia la vita; questa però non è la vita. Questo è un aspetto della vita che noi abbiamo costruito all’interno della vita …
… e che abbiamo condiviso tutti insieme, per cui ci siamo abituati; da quel momento per noi esiste solo questa. Solo questa; non ce ne sono altre e cercando la risoluzione delle cose che sono sempre bipolari, all’interno di questo sistema bipolare non possiamo trovarla semplicemente perché non abbiamo gli strumenti attivati per poterlo fare. Per cui dovremo arrivare a considerare l’esistenza di un’altra possibilità e decidere di andare a cercare questa altra possibilità e vedere cosa possiamo fare.
Non funziona così!
Se fosse così qualcuno ci sarebbe già arrivato, sarebbe riuscito a trovare la soluzione e noi non saremo qui a discuterne. Non funziona così perché pur essendo noi costituiti da questa cosa per il 99,99% di quello che siamo, noi usiamo lo 0,01% per sostenere che quello che crediamo sia tutto. Come se il 99,99% non esistesse. Facciamo così altrimenti non potremmo sostenere niente di ciò che facciamo come se avesse senso (infatti chiaramente non ha alcun senso, agiamo come ben intenzionati deficienti a causa della nostra abissale ignoranza di quel 99,99%). Perché ci renderemmo conto che sono azioni assurde che seguono desideri e ragionamenti assurdi. Mentre giustifichiamo il nostro agire come perfettamente razionale, scientifico, indubitabile ed incontestabile. Tutto ciò è indubitabile nella percentuale in cui non abbiamo il legittimo dubbio che sia indubitabile. E agiamo così anche quando cerchiamo quel terzo elemento, completamente nuovo, che ci darebbe la possibilità di lasciar risolvere queste cose che possono continuare ad esistere (ma avendo coscienza della loro reale valenza e ragione d’essere riconosciute come tali, cioè lo 0,01 del tutto che è altro). Bisogna capire che tutti gli sforzi fatti nell’ambito religioso, di movimenti di emancipazione degli esseri umani, della filosofia, di tutto ciò che è stato portato avanti dall’essere umano, anziché portarci alla capacità di lasciar risolvere le cose secondo la loro essenza, ci aiutano a stare sempre di più in questa situazione, spingendoci a mantenerla ancora meglio. Con uno strumento migliore e con una risposta abitudinaria e ripetitiva, robotizzata, così chiara, così perfetta da farci dubitare sempre meno che sia sbagliata (o per lo meno una ulteriore complicazione). Quello che stiamo facendo è giustificare sempre di più quello che facciamo e il contrario di quello che facciamo.
Stai parlando di noi, vero?
Certamente! Proprio di noi, non di qualcuno che fa qualcosa a noi. Ma noi che facciamo di tutto per fare in modo che qualcuno faccia a noi quello che noi vogliamo ci faccia, anche se non lo sappiamo, non ne siamo consapevoli chiaramente del perché lo stiamo facendo.
Ogni volta che ti sento sembra che non ci sia soluzione. Oppure che quello che ci succede è già una soluzione. E quindi non dobbiamo …
Esattamente! Entrambe le cose sono corrette. Hai ragione nell’evidenziare tale dicotomia. Nel sistema binario è proprio questo che va detto. Di che cosa ti preoccupi? Se c’è una soluzione di che cosa ti preoccupi e se non c’è soluzione di che cosa ti preoccupi? E infatti si dice che l’umanità ha già messo in corso una soluzione: è autoipnotizzarsi e vedere se funziona. Qualcuno dice di sì. Ed infatti sta facendo di tutto per mantenere questo stato di cose. Altri invece sostengono che non funziona così, facendo di tutto per dimostrare la validità del loro punto di vista, mantenendo in piedi l’autoipnosi mediante il polo opposto. Certo che è già una soluzione in sé stessa! Infatti l’umanità andrà a sbattere tali e tante volte contro un muro e ricomincerà tante volte daccapo fin quando servirà per andare oltre e riorientarsi verso la sua meta.
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Prosegue nei prossimi incontri
foto, schemi e testo
pietro cartella
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Articolo pubblicato il 14/04/2023