Quanta energia sprecata …

… per sostenere il nostro punto di vista fino a quando non ci troveremo, quasi senza rendercene conto, a sostenere il suo contrario, assolutamente convinti di non aver cambiato opinione al riguardo.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 70 del 11.01.2022 che è stato suddiviso in 7 articoli. Questo è il n°6.

 

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Non esiste un luogo così profondo e buio o così alto e luminoso nel quale possiamo sfuggire a noi stessi e rilassarci finalmente! Chi promette ad altri qualcosa di simile in un futuro contesto, come premio delle nostre buone azioni, senza aver ben presente che cosa attira a sé operando in tal senso, lo capirà quando gliene sarà presentato il conto.

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Occorre ricordarsi che nel nostro stato psicofisico attuale, il solo guardare le cose attraverso gli occhi e la loro elaborazione cerebrale richiede l’80-90% delle nostre risorse energetiche. La prima cosa che si fa quando siamo stanchi è chiudere gli occhi per recuperare energie. Ed è incredibile come, in questo modo, si possano recuperare rapidamente. Non ci sono altri strumenti, tra quelli a nostra disposizione, così efficaci per recuperare energia, come chiudere gli occhi. Quindi tutto quello che noi vediamo, tutto quello che noi facciamo ad oggi è viziato dalle condizioni che noi non sappiamo neppure di tenere in piedi. Man mano che ne vediamo sempre di più riusciamo a fare in modo che tra di loro si trovi da solo un equilibrio, partecipando sempre meno al gioco degli opposti schieramenti. Ma non eliminandoli, poiché non è possibile.

 

Quindi non dobbiamo scegliere né eliminare l’una o l’altra cosa, in poche parole! Devi lasciar agire il nostro programmatore interiore.

 

No! Quando arriva il momento giusto, quando è il momento di fare quella cosa, la capirai da sola e la farai.

 

Qualunque idea ti sia fatta prima, al momento opportuno farai quella cosa come serve che tu la faccia. E nel momento in cui tu la farai, per un istante sentirai, mediante l’esperienza diretta, cosa significa essersi liberati dal gioco polare.

 

In quel momento, anche se i poli sono attivi, tu non ti sei schierata e hai fatto semplicemente quello che era necessario fare e sei stata chiamata a fare. Anche se chi osserva potrà pensare di aver capito, a suo giudizio, che ti sei schierata comunque da una o dall’altra parte. Questo potrà apparire ai suoi occhi, mentre a tuoi no. Potremmo anche sorriderci su, ma non sarebbe lo stesso se alcuni carabinieri bussassero alla mia porta per vaccinarmi contro il mio volere. Siamo chiamati a diventare esseri umani, non automi con sembianze umane. Che pure è un passaggio intermedio necessario tra lo stato umano animale e lo stato di essere umano a tutti gli effetti. Uno stato che abbisogna comunque, ancora per un certo tempo, di uno strumento diverso, anche se ancora simile ad un animale, per potersi esprimere in questo mondo. Occorre che l’hardware animale sia adeguato alla possibilità di far girare un software diverso, un programma umano.

 

Ma è sempre più difficile in questa società di … (digitalizzazione?).

 

Certo! Accade come quando dobbiamo prendere una decisione: più la tiriamo alla lunga, più variabili e complicazioni si inseriscono.

 

Personalmente non ho molta simpatia per tutta questa tecnologia. Ho un rifiuto ed un blocco. Preferisco i processi naturali, piedi per terra, piuttosto che il prodotto di ammassi di fili ed altro. O si cambia prospettiva in qualche modo ma, come tu dici, la migliore tecnologia risiede dentro te stesso. Quindi inutile recriminare o fare altre considerazioni.

 

Certo! Di fronte ad ogni cosa che la vita ci prospetta noi stiamo comunque prendendo le nostre risoluzioni. Anche quando diciamo che non siamo in grado di farlo, apparentemente astenendocene, in realtà abbiamo deciso qualcosa lo stesso perché non possiamo stare fuori del gioco dell’attrazione polare. Possiamo solo rendere tutto ciò meno dannoso, meno cruento, meno deleterio. Infatti la risoluzione definitiva di ogni cosa non è possibile nel nostro contesto di esistenza; tale risoluzione è posta in un diverso piano di esistenza e vita.  In questo piano noi possiamo solo fare esperienze polari destinate a stimolare la coscienza perché maturi e si strutturi per poter comprendere come permettere all’intero complessivo dell’essere umano di fare un salto quantico di stato.

 

Resta comunque una realtà incompresa e densa di interrogativi.

 

Certamente perché stiamo cercando la soluzione all’interno del problema che abbiamo creato noi, mentre la soluzione, pur tenendo conto di quello che abbiamo creato noi, sta al di fuori di questo gioco, oltre il gioco. Ne tiene conto, lo comprende, ma non è solo quel gioco. Lo scopo di queste parole, l’ho detto più volte e lo ribadisco, non è quello di trovare una risoluzione, un escamotage per sfuggire ad una situazione che non fa comodo a nessuno, ma quello di arrivare a riconoscere di essere in possesso degli strumenti per farlo, ma che dobbiamo farlo noi, cominciando a fare tutto quello che abbiamo lasciato da parte, trascurato, dimenticato, avendo ritenuto meglio, più conveniente, fare qualcosa in una certa direzione piuttosto di un’altra. Tutto quello che abbiamo cercato di evitare si presenta improvvisamente in una sola volta, evidenziando come tutte le cose evitate a suo tempo si siano radunate per presentarsi insieme, con forza maggiore, in modo da non poter più essere evitate ancora una volta. Senza farci troppo male, il giorno che decidiamo di smetterla di farci male, facciamo pure quello che crediamo o quello che ci sentiamo di fare o quello che ci diranno di fare, senza farci troppi problemi. Sapendo però che tutti questi fastidi a qualche cosa servono. Servono a farci lavorare, a far lavorare la nostra coscienza, a farci scendere nel profondo di noi stessi per conoscerci davvero per quello che siamo, per conoscere più praticamente l’essenza delle cose, piuttosto di continuare a praticarne solo la superficie in modo opportunistico, e così via. Tanto guardate: se si va avanti così finisce questa emergenza e noi ci troveremo in un’altra emergenza ancora più grande che è quella del lavoro, del sostegno economico alle persone quando non ci saranno più soldi elargiti con bonus pubblici. Quindi come vedete si può uscire da una situazione ma ne restano molte altre irrisolte che continuano ad acuirsi proprio grazie ai nostri sforzi di fare diversamente. Prima o poi ciò che non abbiamo affrontato in un modo lo dovremo affrontare in un altro.

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Prosegue nei prossimi incontri

 

Foto e testo

pietro cartella

 

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2023