De Benoist al Salone del Libro smentisce i cliché dei nullapensanti di sinistra
Da sinistra: l'Ass.re Reg. Maurizio Marrone, Francesco Giubilei, Alain De Benoist. Nello schermo: Min. Sangiuliano

Si attendeva lo scandalo, l'estremismo, e invece è arrivato l'unico spiraglio di libero pensiero in mezzo al conformismo delle banalità progressiste

La polemica era annunciata da giorni. Alain de Benoist al Salone Internazionale del Libro.

Un evento più unico che raro. Non era mai successo che in una fiera della cultura “liberal” così importante venisse un teorico della destra, e che destra, la “nouvelle droit”.

Al teorico della nuova destra gli hanno detto di tutto: nazista, putiniano, razzista, omofobo, medievale ecc...

Nonostante le grida e i piagnistei di una certa sinistra oscurantista, domenica mattina si è svolto l’evento che molti attendevano, è arrivato il pensatore francese, che subito ha disatteso coloro che volevano “incriminarlo”.

Non ha parlato né di razze superiori, né tantomeno di guerre da compiere in nome dell’ultranazionalismo. Ha ribadito, inoltre, che non è un “putiniano” né un “zelenskiano”, ma ritiene che l’Europa avrebbe dovuto mediare la pace in questa triste circostanza.

Dopo le prime, giustissime, prese di posizione delle istituzioni presenti (l’Assessore Reg. Maurizio Marrone), circa la vile censura della ministra Roccella avvenuta il giorno prima; Giubilei ha condotto l’intervista facendo al filosofo domande mirate e precise circa la decadenza occidentale e la crisi d’identità che stiamo attraversando.

Si, perché di questo si è parlato, delle identità. Argomento collegato al libro presentato “la scomparsa dell’identità”.

Già, De Benoist è un intellettuale a tutto tondo. In questi decenni ha affrontato diverse tematiche d’avanguardia. In un’Era ideologica come quella del secolo scorso, fu uno dei primi a parlare di oltranzismo e di superamento della destra e della sinistra, proponendo una visione politica alternativa e verticale, incentrata sull’alto contro il basso, élite contro popoli, plutocrazia contro sovranità popolare.

Pensatore tutt’altro che banale, negli anni ha proposto una “destra degli Dei”, così chiamata non per ripristinare antiche pratiche religiose, ma per mettere in allerta i popoli “figli del monoteismo”, i quali, influenzati da un simile retropensiero religioso, a suo dire, sarebbero più propensi al pensiero unico e ai totalitarismi.

Il grande filosofo d’oltralpe ha anche ribadito la sua forte identità europea, da porre in alternativa a quella occidentale di matrice americanocentrica.

Ispirandosi a Junger si considera un vero e proprio ‘anarca’, il quale, sostiene, non è un anarchico ma colui che ha il dono dell’ascolto. Sovranità assoluta dell'individuo nel più totale rifiuto del potere dominante.

E poi intervenuto il Ministro della Cultura Sangiuliano, il quale si è detto un grande ammiratore di De Benoist. Quest’ultimo ha accolto con piacere le lodi del ministro, asserendo che il compito di un Ministro della cultura non è per niente semplice; esso non è un ruolo prettamente “decorativo” ma piuttosto fondamentale, poiché così come un Ministero della Difesa maneggia le armi della sicurezza, un ministro della cultura possiede le ‘armi dello spirito’.

Nell’ultima domanda sul futuro dell’Europa De Benoist ha affermato che: "la storia non è mai finita, ma è sempre aperta. C’è sempre una speranza per il futuro".

Molto interessante è anche la sua visione incentrata sul federalismo europeo da anteporre ai nazionalismi e ai cosmopolitismi globalisti. Lui, critico anche dei passati colonialismi europei, propone da sempre una federazione europea fatta di “piccole Patrie”, piccole realtà locali da tutelare in opposizione ad un mondo che ci vorrebbe tutti uguali, tutti uniformati al mondialismo e privi di identità.

Dice il pensatore “si può essere bretoni, e al tempo stesso francesi, così come si può essere orgogliosi della propria piccola patria, e aderire ad una Patria continentale più grande, quella europea”.

Principio che ricorda molto la ciceroniana distinzione fra Patria Naturalis (luogo di nascita o di origine) e Patria Universalis (Roma).

Una visione politica così articolata non può di certo essere compresa dai “partigiani” del nulla, portabandiera del pensiero dominante. Mi riferisco a tutti quegli pseudointellettuali del progressismo nostrano, dagli Ezio Mauro ai Carofiglio, dai Saviano agli Zero Calcare. Quest’ultimo ha definito De Benoist “il faro dei neonazisti europei”. Questi nullapensanti, che di sicuro non hanno mai letto un libro di De Benoist, giudicano e gridano allo scandalo basandosi spesso sul sentito dire o sui luoghi comuni classici della sinistra ‘al caviale’.

Vi è un intero sistema dominante che li supporta, lasciandogli il massimo spazio nei media come nei giornali.

Questo salone del libro in salsa rosa-arcobaleno è lo stesso che qualche anno fa escluse la casa editrice di Altaforte. Questa falsa cultura dell’inclusività già da diversi decenni è caduta in contraddizione censurando e proponendo ostracismi contro chiunque non sia piegato al loro 'pensiero' dominante.

La comparsa di De Benoist domenica scorsa non è che un singolo episodio di libertà in mezzo ad una sempre più intollerabile intolleranza.

 

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Articolo pubblicato il 23/05/2023