Sembra che ci manchi il tempo per fare quello che non incominciamo mai a fare … (2/2)

… semplicemente perché siamo convinti di non aver tempo sufficiente per farlo e ignoriamo che …

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 71 del 18.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°5.2.

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Ogni cosa a suo tempo! C’è un tempo per ogni cosa! Ed ogni cosa ha il suo modo per esprimersi. Anche noi!

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La realtà è questa! Adesso! Tutto è ancora possibile ora! Così come siamo! In questa situazione che tutti insieme abbiamo contribuito a formare e dalla quale dobbiamo prendere le distanze nella giusta maniera, senza opporci, senza scappare, senza aggravarla, accettandola con coerenza e responsabilità, per poter andare oltre senza ulteriori danni. Mentre invece abbiamo preferito entrare nelle acque apparentemente calme di questo canale che conduce al depuratore, acque che in principio, quando deviavano dal fiume,  potevano anche sembrare abbastanza pulite, ma che via via lungo il percorso hanno raccolto di tutto e da tutti, diventando una melma, un pantano dalla quale vorremmo scappare. Ma non possiamo più tornare indietro; dobbiamo per forza passare attraverso il depuratore. Però il fiume è sempre là che ci aspetta. Aspetta di accoglierci nuovamente. A meno che noi ci autodistruggiamo volontariamente. Al contrario, vi è sempre una possibilità di andare oltre, anche quando si è già dentro il depuratore. Oppure si può anche tentare di aggrapparsi ad un qualsiasi punto del depuratore, facendosi ancora più male. E noi oggi siamo ormai ben dentro il depuratore. Quindi le condizioni possono essere più impressionanti, perché il turbinio è al massimo, ma, in sintesi ed in concreto, le possibilità sono sempre presenti e disponibili. Detto in altri termini se sei tu che stai conducendo una guerra tra i tuoi aspetti opposti è sempre questione di un attimo che tu possa rinunciarvi. Perché puoi farlo dopo averne osservato le cause e le conseguenze, rendendotene conto e decidendo di non tenere acceso quel conflitto interiore che dipende solo da te. Basta che ne lasci andare un polo e l’altro non potrà più stare in piedi in mancanza di controparte. Nel momento in cui molli uno, l’altro cesserà di esistere. Può sembrare difficile, ma è più facile di quanto crediamo se confrontato con ciò che facciamo ogni giorno; purtroppo facciamo ancora troppa fatica a lasciarlo entrare nel nostro ordine di idee. Pensate: ho sete! Davanti a me c’è un bicchiere d’acqua. Devo solo alzarmi, prendere il bicchiere e bere il suo contenuto. Ma posso aver sete, vedere il bicchiere d’acqua a disposizione e dirmi che è vero che ho sete, ma non sto morendo di sete, o intanto continuo a fare la cosa che stavo facendo lasciando che arrivi ancora acqua dentro il bicchiere dopo che avrò bevuto. Qualcuno dice che il presente deve essere vissuto al presente, quindi devo bere l’acqua senza preoccuparmi di altro. Va bene, è una possibilità. Ma è un’altra possibilità anche lasciare lì il bicchiere, tanto potrò sempre bere quando voglio; intanto finisco quello che sto facendo. Nel frattempo la mia sete può essere cresciuta in modo insopportabile o essere sparita del tutto, ma di sicuro non sarò morto in ogni caso. Quella che è una risposta immediata ad una sollecitazione, quindi una risposta sessuale ad un qualsiasi desiderio, è stata, per un momento, stemperata e messa in posizione secondaria, non immediatamente soddisfatta. Tornerà, ma almeno per una volta è stata stemperata, non ha provocato una reazione automatica immediata e irrefrenabile. Come avviene di solito. Quindi almeno per una volta ci si è potuti rendere conto che è possibile fare diversamente e per questo non si muore. Magari ti sarà venuta una sete maggiore, avrai magari bisogno di più acqua, magari più pulita, perché negherai a te stessa che il doversi purificare significa vedere uscire da sé tutta la porcheria che contieni e che ci costituisce. Ma che è tale solo per noi, poiché per la vita non implica giudizio di valore. Serve quanto l’acqua cristallina.

 

Domanda: nel canale di cui parlavi prima è previsto qualche salvagente?

 

È una bella domanda alla quale dovrei rispondere che il canale e il depuratore sono già il salvagente! Stranamente il più delle volte ci attendiamo una soluzione diversa da quella che è già in atto, semplicemente perché non la riconosciamo come tale. Ci aspettiamo sempre qualcosa d’altro e così non usiamo mai quello che abbiamo a disposizione continuamente. Ci aspettiamo sempre una soluzione, un cambiamento conforme alle nostre idee, alle nostre aspettative, ai nostri standard, in modo che non ci disturbi troppo e non cambi niente di ciò a cui siamo abituati. Che non cambi niente di ciò che è già giusto, buono e bello per noi. Ma dentro ciò c’è tutta la scienza sufficiente a far nascere e crescere la coscienza e rendere tutto consapevole di sé. Inoltre occorre predisporre il tutto in modo che gli aspetti polari possano esercitarsi fino al momento di poter comprendere il senso della loro separazione polare temporale. E quindi comprendere la necessità di non farsi più la guerra per la supremazia di una o l’altra parte, ma di collaborare, mettendosi a disposizione e mettendo a disposizione le proprie differenze e particolarità per il bene comune. Osservando cosa succede. Questa collaborazione deve avvenire prima dentro di noi, altrimenti non potrà essere invocata all’esterno o dall’esterno attraverso l’opera altrui, perché, anche se essa si producesse realmente in tal modo, noi continueremo comunque a non percepirla per evidente incapacità sensoriale, non avendone sviluppate le caratteristiche organiche percettive mediante l’esperienza. Se non conosci cosa sia la musica essa non è altro che un rumore tra tanti altri. Ciò che accade fuori di noi può essere riconosciuto solo se è già presente al nostro interno. Oppure proiettiamo al di fuori di noi solo valori già presenti dentro di noi. E gli altri, le cose, i fatti, faranno da specchi rimandandocene l’immagine.

 

Perché bisogna toccare il fondo per cambiare!

 

È vero! Bisogna toccare il fondo per cambiare!

 

Potremo arrivarci un po’ prima!

 

Il “quando” lo stabiliamo noi stessi, poiché si dice che non esista un limite per il fondo. Siamo noi a stabilire quando abbiamo toccato il fondo, siamo noi a stabilire se vogliamo tornare su. Potremo dire che in questo caso noi siamo uno dei due poli e il fondo è il polo opposto. Ci attiriamo a vicenda fino a quando uno dei due cessa di essere tale. Allora l’altro può riemergere. Liberandosi dal polo che lo attraeva.

 

Ma se decido di andare controcorrente, di guardare le cose in un altro modo, non è possibile risalire la melma, uscire da questo coso, dobbiamo passare per forza da questa condizione, uscire dalla ragione per cui ci troviamo qui?

 

Prova! Molto semplice … prova! Non c’è riuscito nessuno! Neppure Gesù Cristo! Neppure Lui ha potuto risalire il fiume dell’esperienza sulla terra e ha dovuto passare tutto quello che doveva passare.

 

Allora non c’è soluzione!

 

No, non è così! La soluzione c’è, come ho già detto, ma non ci piace, non è quella che vorremmo noi. Nel caso appena citato anche Lui ha dovuto morire a determinate condizioni per poter rinascere in altre. Così anche noi dobbiamo morire alla condizione nella quale ci troviamo, passando attraverso quel depuratore affinchè ogni parte di ogni cosa che vi entra venga separata e quello che serve venga riassemblato in una configurazione completamente nuova.

 

Difatti l’unico pesce che segue la corrente è quello morto.

 

Esatto! Il pesce morto che entra nel depuratore e viene tritato per poi ritornare al fiume, viene quindi mangiato come detrito alimentare dai pesci appena nati e diventa nuova vita sotto un altro aspetto. Ma stiamo ancora sempre parlando degli strumenti, mentre l’essenza che si manifesta attraverso di essi può farlo solo quando lo strumento è sufficientemente adatto, ha perso le sue distorsioni, ed è pronto a lasciare spazio al cambiamento. Solo allora può succedere qualcosa di diverso. Può succedere che quell’elemento cambi di stato e, cambiando di stato, possa sfuggire a quella corrente (infatti se l’acqua diventa vapore acqueo può sfuggire dall’alveo in cui l’acqua si trova). Però per cambiare di stato occorre prima di tutto comprendere da quale stato vogliamo liberarci.

 

E/o alzare la temperatura …

 

… dell’acqua o dell’ambiente. O di tutto quello che vuoi; ma tutto questo ti costerà comunque la vita (o almeno quella che hai condotto fino a quel momento). In qualunque modo questo cambiamento ti costerà la vita, quella vita alla quale sei attaccato o ti vuoi attaccare o della quale vuoi salvare qualcosa.

 

Per fare un’analogia posso sentirmi un salmone e risalire la corrente; vado a morire lo stesso, ma per generare nuova vita, per dire una metafora.

 

Ti consiglierei allora di osservare cosa accade ai salmoni in tale frangente. Quanti di quelli che tentano arrivano a fare quello che tu hai evidenziato. C’è sempre una possibilità, ma continuo a dire che è necessario provare per comprendere se è una vera possibilità di cambiamento (tornare indietro per ricominciare daccapo senza aver cambiato niente di essenziale non è mai un vero cambiamento ma solo una continuazione del precedente stato, un perpetuare la specie e niente di più). Se il salmone vuole salvare se stesso lassù, alla sorgente non ci arriva. 

 

Dicevo che tornano proprio per procreare ben sapendo di morire, ma morire diversamente però, per un qualcosa, ecco.

 

Per questo dicevo che se non scrivi la storia della tua vita non puoi riuscire ad individuare se vale la pena di fare quel tentativo di risalire la corrente per ritrovarti ancora in un canale simile o generare qualcosa che si troverà sempre in un canale simile e non nel fiume (occorre ricordarsi la differenza tra destino e karma: per cambiare il karma, ovvero il modo di arrivare al destino, occorre agire coerentemente alle richieste di un cambiamento e non eluderle semplicemente, continuando a fare quello che si è sempre fatto, che è quello che produce il karma che si vorrebbe cambiare, come un cane che si morde la coda). Passato il depuratore tutto ritorna al fiume della vita. Nulla va perduto. La storia dell’uomo evidenzia quanto è stato detto poco fa: tutto, in un modo o in un altro, persegue lo stesso obiettivo della vita, anche quando non ci sembra che sia così. Magari qualcuno farà più tentativi di un altro, sperando di fare meglio, ma alla fine tutti, in punti diversi del suo percorso, torneranno allo stesso fiume, senza più preoccuparsi delle eventuali rapide che incontreranno, magari proprio quelle stesse che avevano cercato di evitare, scegliendo di finire nel canale che porta al depuratore. Occorre ricordarsi che anche quando si passa di stato non si finisce in una condizione in cui nulla cambia più e tutto è perfetto ed eterno. Si ricomincia daccapo su un altro piano, dotati di altri strumenti adatti a fare un altro lavoro. Quindi non c’è modo di cavarsela diversamente: il lavoro che ci compete deve essere svolto continuamente.

 

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Prosegue nei prossimi incontri

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 28/05/2023