Dinamiche di coppia. … (2/2)

Quando la coppia scoppia, anche dopo aver tentato in tutti i modi di tenerla insieme.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 72 del 25.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°5.2

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È un dato di fatto, diventato luogo comune e quindi non ci si presta attenzione più di tanto, che le relazioni tra individui siano sempre più complicate e fragili. Per quanto ci si sforzi di trovare un equilibrio tra le parti, sembra sempre che si finisca per rendere le cose ancora più intricate.

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Ritornando a cosa succede in casa nostra, la prima cosa da fare sarebbe, come già a qualcuno capita, svegliandosi una mattina, guardando la persona che si trova vicina nel letto da cinquanta anni ogni giorno, di chiedersi chi essa sia. Chi è la persona che ha dormito accanto a me in tutti questi anni? Cosa abbiamo fatto insieme e a quale scopo? Cercando di sforzarsi di comprendere che se si è trattato solo di aver fatto insieme quello che serve al mantenimento della specie, magari condito di un qualche apparente contenuto emozionale, non si è andati oltre quello che fanno anche gli animali. Ugualmente se si è cercato di allungare il periodo di vita aiutandosi reciprocamente. Allora in che cosa noi siamo diversi da loro?

 

Ci sono degli aspetti materiali nel senso che la società, adesso non voglio estremizzare, però ti porta a dividere le spese, nel senso, tu abiti con una persona, … per lo meno stai in una società in un modo che per te è più gratificante, quindi non è detto che sia solo evoluzione, è anche un modo per impostare una cellula minima della società.

 

Ok, questa può essere una giustificazione o una spiegazione e ci possono stare. Se per quella persona queste possono bastare, va bene così! Però torno a dire che nella pratica si vede che non basta, perché essa manifesta un disagio, una insoddisfazione, una mancanza di qualcosa, che poi salta fuori quando uno meno se lo aspetta, scatenato da circostanze apparentemente scollegate da ciò.

 

Si scatenano e poi diventano tragedie.

 

Esattamente, si scatenano ed allora viene a galla tutto ciò che è stato a lungo represso (involontariamente e inconsciamente) con l’intenzione di tenere in piedi un certo equilibrio comportamentale socialmente accettabile. Lo si sta vedendo molto bene in questi tempi perché, proprio per evitare che ciò accada, noi continuiamo a delegare alcune delle nostre funzioni dirette a organizzazioni esterne a noi, dicendo poi di aver agito obbedendo a loro o alle regole del luogo in cui viviamo o ai dettami che il vivere civile comporta (anche quando evidentemente in contraddizione con altri dettami dello stesso vivere civile – usandone ora l’una ed ora l’altra secondo il proprio vantaggio). Il giorno in cui ci sveglieremo e qualcuno ci dirà che per il vivere civile ci dovremmo ammazzare tutti, noi semplicemente lo faremo. Non è così lontano quel momento, noi lo stiamo già facendo senza rendercene ancora conto! Lavorare per quaranta anni vicino ad un altoforno non è molto diverso che essere già morti, pur essendo ancora dotati di possibilità vitale. Ma noi giustifichiamo tutto ciò con il fatto che lavorare si deve.

 

Su questo dovremmo aprire un altro specifico capitolo per comprendere che non è proprio così, specialmente così come lo facciamo noi. In altri tempi le fabbriche non esistevano, l’umanità è vissuta lo stesso, anche se meno a lungo e in modo più disagiato, e ci ha condotto al punto di permettere comunque la nostra esistenza così come la stiamo sperimentando. Quindi è tutto giustificabile ma egualmente opinabile se non sostenuto e corroborato dalla luce di una conoscenza diversa da quella dei soliti meccanismi nei quali siamo intrappolati. Altrimenti, giustamente, si può dire che ogni credo sia valido ed incontestabile, salvo poi (più o meno inconsciamente) giungere a determinare che uno solo sia quello giusto eliminando definitivamente tutti coloro che si oppongono. Che è esattamente ciò che da sempre stanno tentando di fare gli umani quale specie animale naturale. Stiamo assistendo proprio in questi giorni all’ammassarsi di truppe di uno stato pronte a scatenarsi in nome di un principio ritenuto giusto unilateralmente, verso la popolazione di un altro stato confinante, pronta a difendersi egualmente in nome di un principio diverso, anche esso ritenuto unilateralmente egualmente giusto (questo incontro si è svolto qualche giorno prima dell’invasione russa dell’Ucraina). Esattamente come avviene tra una coppia all’interno della quale la relazione si trasforma in un rapporto di forza.

 

Certamente!

 

Due parti che in questo momento stanno manifestando una evidente incomprensione reciproca temporanea nel modo che ritengono più adatto a stabilire il giusto necessario equilibrio. Mentre per altri aspetti sono chiaramente complementari e interdipendenti, su uno particolare si affrontano come ai tempi delle crociate, senza esclusione di colpi. Esattamente come facciamo tutti ad ogni nostro passo nel quotidiano, senza rendercene conto perché è diventata la nostra normalità. Una normalità codificata nelle costituzioni, leggi, regolamenti e statuti degli stati e delle associazioni di tutta la nostra struttura di vita sociale. Tutto ciò che dobbiamo e possiamo fare deve essere codificato in qualche modo perché possa essere riconoscibile, gestibile, controllabile e punibile, se non svolto così come stabilito. Ogni cosa deve essere predefinita in ogni sua parte, ad ogni suo passo, in ogni suo dettaglio perché ne possa essere assicurata la corretta esecuzione e conseguito perfettamente il risultato. Solo così la società potrà esprimersi al meglio, telecomandando i propri componenti secondo un ben stabilito teatrino al quale faranno tutti la gara per partecipare attraverso il codice di accesso che sarà convalidato sul proprio smartphone. Senza considerare però se tutto questo lo abbiamo scelto noi oppure ci siamo finiti dentro senza accorgertene. Né se tutto ciò ci serve ancora, visto che nel frattempo lo scenario e le necessità esterne ed interne sono cambiate. E comunque tutto ciò è stato strutturato per rispondere alle nostre pressanti richieste di essere assicurati verso tutto e tutti, compresi noi stessi che siamo i primi agenti delle cose che ci mettono a rischio. A meno di ambire a trasformarci in una statua di marmo che dura 3000 anni uguale a sé stessa se conservata in un apposito locale di un museo, preservata al buio, al secco, fuori dal contatto con tutto il resto. Poco per volta ci stiamo arrivando da soli, attraverso quei meccanismi che tanto abbiamo invocato e ci stanno inducendo a barattare con tale stato tutte le nostre capacità ideative, creative, e quanto altro di cui siamo stati dotati in qualità di “potenziali esseri umani”.

 

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 18/06/2023