Perché tutto non ruota ancora totalmente intorno a noi come dovrebbe? … (2/2)

O forse è già così ma non ce ne siamo ancora accorti, oppure non ruota proprio come giustamente dovrebbe?

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 72 del 25.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°6.2

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Per il nostro sentire, l’universo non funziona ancora correttamente secondo quanto ci aspettiamo, visto che, dovrebbe essergli chiaro da un pezzo, tutto ha senso solo se ruota intorno a noi. Ma, forse è così perchè ci sfugge ancora qualche dettaglio, per esempio …

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… a noi viene chiesto di fare la nostra parte cominciando da un punto qualsiasi. Smettendo di fare le stesse cose o di imporre ad altri di farle o aspettandosi da loro sempre le stesse cose. Basta così poco per sconvolgere l’ordine precostituito e lasciare che evolva verso un altro ordine tutto da scoprire. Un nuovo ordine che sconvolge il metabolismo della ciste fino a farla sparire, riassorbita nell’ordine del corpo. Il guaio avviene perché non possiamo, come ci farebbe comodo, appoggiarci a ciò che dice Tizio o Caio, a qualcuno che dice la verità oppure no, ma solo a noi stessi rispettando tutto il resto oltre a noi, anche quando ciò ci costringe a fare delle cose che noi non vorremmo fare. Ovviamente non si può acconsentire solo perché è più comodo o conveniente. Si possono accettare le conseguenze di qualcosa che ci viene imposto solo quando le condizioni della coscienza permettono di accettarle senza che questo sia evidentemente foriero di problemi ancora più grandi. Quindi occorre che la coscienza sia matura al punto di poter operare una scelta consapevole e poterne sopportare le conseguenze anche se queste si dovessero rivelare impreviste, incontrollabili e ingiudicabili se non da chi in quel momento, posto di fronte a quel problema o a quella scelta, agirà nell’unico modo possibile, anche quando appariranno sbagliate agli occhi altrui o a quella stessa persona un solo istante dopo.

 

Comprenderete quindi che stiamo parlando di un altro universo di valori e avvenimenti. Altre possibilità di vita che pur partendo da quello che siamo in questo momento permettono un salto quantico in un altro stato di cose. Senza aver paura di quello che lascia e senza paura di quello che troverà. Senza paura di lasciare ogni presunta certezza mentale ed emotiva per una sconosciuta condizione di continuo cambiamento che sperimentiamo inconsciamente ogni istante della vita perché è ciò che costituisce la vita stessa.

 

Spero che sia risultato almeno sufficientemente chiaro che la vita e la morte sono in stretta relazione e che quindi tutto quello che noi facciamo ha una ricaduta sull’una e sull’altra parte, che può agevolare il lavoro di tutti oppure renderlo più difficile. Che la dignità di ogni essere vivente non ha classifica, che noi viviamo in stretta relazione con tutto ciò che esiste e quindi non c’è nulla che dobbiamo combattere, ma solo ringraziare che esista anche nel momento in cui ci fosse dannoso, perché la vita non finisce lì e neppure finisce con la morte, né essa stessa finisce e neppure l’idea che noi abbiamo delle cose finisce lì. E quindi anche la capacità di agire nei contesti in cui ci troviamo a farlo può essere svolta con una comprensione ed una accettazione diversa, onnicomprensiva dell’altro in qualunque modo si presenti a noi. Perfino i nostri governanti.

 

Questo è troppo, è l’esercizio finale! Definitivo. 

 

È sempre la stessa legge: poli opposti si attraggono e si equilibrano. Quindi dopo le necessarie schermaglie non si sentirà più parlare di nessuno. E così anche delle particolarità contenute nelle polarità poiché esse spariranno nel nulla o nel tutto indistinto da cui sono emerse per il tempo e lo scopo necessario. La differenza sarà dovuta al modo e allo stato in cui noi usciremo dalla relazione con tutto ciò. Quanto più forti di un’esperienza fatta, che ci aiuta in tale processo, o arrabbiati per non aver ancora imparato la lezione, arrabbiati con tutto e tutti e pieni di desiderio di vendetta verso chiunque ci capiti a tiro. Capite bene cosa questo comporti perché lo viviamo tutti i giorni per una qualsiasi ragione, futile o importante che sia. Provate a non scattare immediatamente quando il semaforo diventa verde e capirete immediatamente a cosa mi sto riferendo. Vedrete cosa succede. Adesso che avremo le auto elettriche potremo anche fulminarci all’istante! Non solo per modo di dire. Avremo auto con potenza di oltre 800 cv per poter accelerare da 0 a 100 km/h in 2 secondi su strade il cui limite di velocità sarà 30 km/h al massimo; quanta frustrazione provocherà tutto ciò senza bisogno di aggiungere altro! Quindi se la reazione al semaforo non sarà adeguata, si aggiungerà ulteriore frustrazione fino a non poter più sopportare oltre. Basterà a scatenare la nostra guerra personale contro il malcapitato del momento.  

 

O all’inverso!

 

Certamente! Ma questa cosa, che può far sorridere e scatenare battute umoristiche, può farci comprendere come noi ci relazioniamo agli altri, in base a quali presupposti o predisposizioni d’animo. Noi siamo in coda al semaforo e se abbiamo visto il semaforo diventare verde per primi, anche se ci troviamo in una posizione in cui occorre attendere qualche istante prima di poterci muovere, vorremmo che tutto si muovesse nello stesso istante, anche se sappiamo benissimo che non è possibile per una ragione comprensibile ed acquisita. Ma per il solo fatto che siamo più giovani, abbiamo riflessi migliori e una vista più acuta, tale ritardo, appena percepibile, costituisce motivo sufficiente per scatenare la nostra alienazione. Perché è evidente che nessun ostacolo si dovrebbe frapporre tra noi e la nostra meta, anche solo nel pensiero. E nel caso esso si presenti, è chiaro a tutti che debba essere frantumato all’istante per la sola ragione di esserci di disturbo, perché rallenta le nostre attività assolutamente inderogabili e vitali. Tutto ciò che avviene al di fuori di ciò che noi riteniamo importante per noi, è solo contorno non indispensabile, un riempimento, un disturbo. Salvo il fatto di accorgerci, sempre ormai troppo tardi, che molte delle cose che ci accadono derivano, in un modo o in un altro, da quelle altre cose che abbiamo sempre considerato insignificanti e prive di valore.

 

Davvero crediamo di poter fare a meno degli altri o delle altre cose a noi sconosciute? Davvero crediamo che il fatto di veder cadere un nostro dente sia semplicemente da ascrivere a quello che accade solo nella nostra bocca e non anche al cazzotto che abbiamo appena ricevuto da un tizio che abbiamo offeso?

 

Bene credo che anche per questa sera ci sia abbastanza materiale su cui riflettere. I prossimi due incontri che chiuderanno questa serie saranno dedicati ad un riepilogo di quanto esplicitato finora e ad una idea di come proseguire per conto nostro. Nel frattempo resto a vostra disposizione per ogni esigenza e se avete materiale inerente quanto avete sentito vi chiedo di mandarmelo in modo che possa aggiornare l’archivio, come ho fatto finora grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato in questi oltre 57 anni di ricerca e sperimentazione. Per questo non ho fornito una bibliografia di questo lavoro, perché sarebbe lunghissima, ma sarebbe stata comunque poca cosa rispetto a ciò che mi hanno fornito le persone che ho incontrato e le esperienze che ci siamo scambiati. A presto.

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Fine dell’incontro

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 25/06/2023