Nuove tecnologie aliene o umane!?

Cosa c’è da scoprire o riscoprire in ciò che facciamo credendo che sia qualcosa di veramente nuovo.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 73 del 01.02.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°1.

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Esiste davvero una differenza tra tecnologia “esterna” e tecnologia “interna”?

Possono le due tipologie interferire involontariamente o collaborare volontariamente? A cosa può portare usare prevalentemente l’una o l’altra?

Queste e molte altre domande nascono spontanee come germogli di loto tra la melma della nostra grande ignoranza di ciò che ci permette di esistere, non appena spostiamo la nostra attenzione dalla nostra idea di noi stessi. È forse proprio la nostra esistenza il pretesto da cui può apparire tutto ciò a cui possiamo dare un nome?

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Bentrovati!

Da tutto quello che abbiamo detto in questi incontri, appare chiaramente evidente una cosa:

 

ci troviamo in uno stato di grande confusione

in cui niente sembra avere una logica comprensibile,

quando non sia del tutto assurdo,

senza che si possa fare affidamento su qualcosa di vero,

cioè tutto il contrario di ciò che ci si aspetterebbe

dalla nostra esistenza.

 

Prima di cominciare il riepilogo di quanto finora trattato, vorrei far notare una piccola cosa che sfugge alla gran parte degli esseri umani e che forse vale la pena ricordare. Tutti gli esseri umani, prima di essere qualcosa di altro, medici, scienziati, etc etc, sono, o dovrebbero essere, “esseri umani”, e che tutto quello che i vari specialisti scoprono, sta già dentro di essi. Non solo dentro “quegli esseri umani”, quei specifici esseri umani identificati in modo particolare, ma anche negli altri non meglio conosciuti. Quelli che per altre ragioni fanno un lavoro differente, cercano cose differenti e non specificatamente quella che segue quello scienziato o ricercatore o religioso o altro. Questo perché si possa comprendere bene quanto qualunque cosa dica, pensi e faccia un essere umano, per quanto assurda possa sembrare, ha una sua ragione d’essere. Non solo, ma che tutto quello che è stato scoperto finora, è stato scoperto, ovvero significa che esisteva già prima della sua scoperta.

 

Tutto lo sviluppo tecnologico

non è che l’applicazione strumentale specifica,

in quel certo tempo,

di ciò che altri,

in altri tempi,

hanno applicato in altro modo,

partendo dagli stessi principi fondamentali.

 

Questo assunto serve per comprendere bene come tutte le scoperte che avvengono in questi anni e che portano ad uno sviluppo tecnologico molto particolare, non sono proprie a questo tempo. In altri tempi le stesse cose sono state scoperte e messe in pratica con strumenti completamente diversi.

 

Potremo dire “con tecnologie diverse”.

 

Queste tecnologie diverse erano più legate al funzionamento interno dell’essere umano piuttosto che al suo esterno, si sviluppavano più interiormente che esteriormente. E man mano che andiamo avanti la tendenza è quella di sostituire la “tecnologia interna” del funzionamento dell’essere umano con “tecnologia esterna” ad esso, in modo che possa aiutarlo e sostituirlo in tutti quei compiti più o meno gravosi, pericolosi, generatori di errori, ai quali esso stesso altrimenti si sottopone. Tendenzialmente l’essere umano sta agendo in tal modo nel tentativo di migliorare il contesto nel quale vive e di conseguenza la propria qualità della vita.

 

Questa era la necessaria premessa per permettere una sintesi dei dieci incontri precedenti in uno solo, in cui dovrò riassumere e raccontare tutto quanto in un modo poco dettagliato, più simile ad un racconto per bambini che ad una esposizione per adulti. Quindi non mi soffermerò molto sui particolari ma mi concentrerò sul succo e sul quadro generale. E poi vedremo se sarà il caso di approfondire qualche aspetto che risultasse ancora non troppo chiaro.

 

Cominciamo col dire che oggi siamo circa otto miliardi di esseri umani, ma che non siamo nati tutti allo stesso istante. Similmente, fin dall’inizio, qualcosa è nata per prima, qualcosa che è stata individuata come essere umano. Tuttavia tale elemento non è nato con una forma come quella che ci è famigliare oggi. Non è così strano di per sé, visto che possiamo facilmente constatare che ciascuno di noi oggi non è esattamente lo stesso di quando è nato. Ci vuole poco per provarlo o ricordarlo: basta avere delle foto e vedere la differenza che esse documentano con il passare del tempo, anche solo nelle proporzioni del corpo. Ovvero quanto esse siano diverse ancora prima delle modifiche dovute all’uso strumentalmente diverso del corpo al passare del tempo. Allo stesso modo in cui possiamo osservare nella nostra vita, in un arco di tempo così breve, questi cambiamenti in quel sistema che noi chiamiamo “io sono”, possiamo osservare, su più vasta scala e in maniera assai più evidente, ciò che è occorso dai primordi della vita ad oggi a quella che è l’umanità intera, intesa come un unico corpo. All’inizio la terra non era come noi la vediamo adesso, lo sappiamo bene perché gli informatori scientifici e i ricercatori hanno fatto in modo di farci vedere un ipotetico excursus della vita sul pianeta; quindi possiamo renderci conto che ne è passata di acqua sotto i ponti da quando qualcosa è apparso camminando a quattro mani e oggi abita all’ultimo piano di un grattacielo alto un chilometro, per non dire come quel grattacielo tra poco si staccherà come un razzo dalla superficie terrestre per raggiungere, con tutti i suoi abitanti, altri pianeti in questa o in un’altra galassia. Dirlo in questi termini può far sorridere, ma se osserviamo cosa fanno oggi alcuni medici, mediante le nanotecnologie, per operare all’interno di un corpo umano, è evidente che siamo andati molto più lontani nel nostro interno che dal confine della nostra galassia, se lo paragoniamo a quanto stanno facendo loro con la microchirurgia, perché è veramente come se si trattasse dell’esplorazione di altri pianeti, di altre realtà e dimensioni umane. Quindi all’inizio l’essere umano non era strutturato così come adesso.

 

Per non perdere troppo tempo ed entrare in un terreno minato, che ciascuno avrà modo di collaudare come meglio crede, possiamo cominciare molto più vicini a noi, cioè al momento della nascita di uno qualsiasi di noi. Partiremo quindi dal momento della nascita e faremo tutto un bel giro passando anche per il periodo detto di morte, per capire cosa è che nasce di nuovo e continua questo famoso giro su quella giostra alla quale abbiamo paragonato il susseguirsi delle nascite e delle morti, di quella cabina vivente che ogni volta contiene una personalità diversa.

 

Al momento della nascita, dopo i mesi in cui prima l’embrione e poi il feto sono vissuti all’interno della pancia della mamma, qualcosa, che noi non potevamo vedere se non attraverso la mediazione di apparecchiature specifiche, improvvisamente esce dal corpo di uno di noi e si presenta con il “suo” corpo fisico, agli occhi di tutti, nella nostra dimensione di vita normale. Cominciamo qui l’avventura perché per molti tutto nasce in quel momento e finisce con la morte fisica, non essendoci altro oltre e niente prima. Ma non per tutti è così: noi, ad esempio, abbiamo sentito dire che le cose invece proseguono e si generano e determinano mutuamente, essendo ognuna di tali situazioni matrice nella quale si formano i presupposti e la possibilità dell’altra. Sappiamo che alla nascita questo nuovo individuo non è autosufficiente, ha delle funzioni basiche proprie minimali, non ha determinate funzioni fisiche sufficienti. Infatti non sta neppure in piedi e non parla, ma semplicemente emette dei suoni, si muove, ma ha bisogno di essere alimentato, accudito, ed è quanto tutto ciò che gli si muove intorno cerca di fare nei suoi confronti nel migliore dei modi conosciuti. Quindi il contesto nel quale si trova provvede a sostenerlo in ogni sua funzione diversa da quelle di base. Abbiamo visto che però tutto quello che c’è intorno a questo nuovo essere non si scambia, non interagisce con lui in un modo comprensibile alle due parti in egual maniera. Quindi mentre colui che è appena nato è appena stato introdotto in un percorso di vita che gli è proprio, con caratteristiche e scopo particolari, quelli che lo accolgono non hanno la benché minima idea di ciò che sottende quell’essere: pensano semplicemente che sia soltanto uno in più di loro, uno di loro che si aggiunge sulla terra a fare le stesse cose che fanno loro. E da qui parte quella serie di aspetti di base problematici che abbiamo evidenziato più volte.

 

Se non conosco le ragioni per cui un nuovo individuo viene al mondo, non conosco il suo percorso e non conosco in quale modo comunicare con lui, farò delle cose, ma queste cose ovviamente, bene che vada, dovranno subire continui aggiustamenti nel corso del tempo per poter arrivare ad una possibilità di scambio di comunicazioni ed informazioni che non possano essere equivocate. Giungendo fino al punto di doverle cambiare completamente se mai mi accorgessi che non sono coerenti con un codice comune di interscambio che renda possibile la comunicazione, semmai mi accorgessi che non sono coerenti con il piano di vita previsto per tale individuo. Tutto ciò deve essere tenuto in conto poiché, tra l’altro, è anche la fotografia di ciò che è accaduto a noi a suo tempo, all’inizio, ma di cui in parte ci siamo dimenticati e per altra parte ne siamo stati distratti. Cosicché nello sforzo di comprendere quell’uno comprendiamo meglio anche alcuni aspetti trascurati di noi stessi ed i problemi comuni ad entrambi. Quando il nuovo essere nasce, alcuni aspetti, oltre a quello squisitamente fisico visibile, altre parti invisibili, allo stesso tempo e modo importanti quanto quello fisico, si attivano in questo essere, ma non in maniera autonoma. Si attivano attingendo le loro capacità operative dai corpi sottili, invisibili, dei genitori, specialmente e quasi sempre della madre.

 

 

Nel caso in cui questo non avvenga, non ci sia una madre o perché muore durante il parto o per qualsiasi altra ragione non sia più presente dopo il parto e non ci sia neanche un altro genitore, chiunque faccia le funzioni del genitore entrerà in questa dinamica e presterà quindi i suoi corpi sottili al nuovo nato fino a quando occorrerà farlo, fino a quando essi saranno in grado di funzionare autonomamente. Se questo rapporto non verrà rescisso nel tempo, quando sarà diventato necessario, questi legami continueranno a valere per lungo tempo e neppure la morte sarà in grado di reciderli, se non per una certa parte. Quindi si può ben capire che la relazione tra genitori e figli, nel e dal momento in cui non è possibile una comunicazione diretta condivisa, si basa su presupposti che ciascuno stabilisce secondo la propria idea, le proprie consuetudini, la tradizione, la storia o quanto altro preso a riferimento delle proprie considerazioni e deduzioni, ma mai direttamente per conoscenza diretta ed essenziale di ciò che è veramente quella entità a cui ci si rivolge. Tutto si svolge sempre attraverso mediazioni, convenzioni, abitudini, compromessi ed aggiustamenti. Queste sono le ragioni per le quali è molto importante il periodo formativo, all’interno della famiglia, per stabilire comunque dei punti di riferimento riconoscibili dai componenti della famiglia, almeno per accedere a quelle poche istruzioni di base che servono, da un certo punto in avanti, per comunicare quelle poche cose che costituiscono il denominatore comune della vita di tutti i suoi componenti, anche quando sarà trascorso un certo tempo della vita. Il problema è che tutto questo si svolge intanto che non c’è una comunicazione diretta, quindi si forza una comunicazione sostitutiva, interpretativa, ma mai basata su una certezza, su una controprova di comprensione reciproca. Tutto questo prosegue anche nel periodo scolastico, in cui le cose si complicano ulteriormente perché interagisce un’istituzione avente proprie regole che vanno al di là di quelle famigliari, a cui alcune volte si contrappongono. Quindi ciò che era stato costituito all’interno della famiglia deve integrarsi, interscambiarsi e condividere delle relazioni comuni con l’ambiente scolastico. Ancora di più quando, attraverso i vari livelli scolastici, tutto ciò porterà l’individuo, che intanto è diventato più o meno autonomo, a fare le proprie scelte, a scegliere contesti nei quali cercare di identificarsi meglio, di svilupparsi, di realizzarsi meglio. Nel frattempo iniziano tutte le pulsioni personali attraverso tutto l’insieme dei corpi, mentale, del desiderio, energetico e, ovviamente, fisico. Tutti questi corpi, ormai in qualche modo e a vari livelli, attivati nell’individuo, finiranno per entrare naturalmente in conflitto con i corpi analoghi che in precedenza hanno tenuto in piedi quell’individuo come surrogati sostitutivi dei suoi, ancora immaturi per tale funzione autonoma. Quei corpi che gli erano stati “prestati”.

 

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto, schemi e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 02/07/2023