Quali conseguenze politiche dopo la morte di Silvio?

Come cambierŕ la politica italiana e internazionale dopo la dipartita di Silvio Berlusconi?

Oramai lo sappiamo tutti. Da pochi giorni, Silvio Berlusconi, colui che divenne ben quattro volte Presidente del Consiglio italiano, è deceduto all'età di 86 anni. La sua morte ha suscitato un profondo cordoglio nel mondo politico italiano, con espressioni di condoglianze da parte del presidente Mattarella, del premier Meloni e di altre personalità politiche. I funerali di stato si sono tenuti nel duomo di Milano, dove sono accorsi numerosi leader politici e autorità internazionali. La morte di Berlusconi ha ricevuto ampio spazio sui media italiani e internazionali.

Come sempre non sono mancate le polemiche. Una certa parte della sinistra nostrana non ha perso occasione per tacere. Rimproverando la decisione di fare dei funerali di Stato ad un pregiudicato. Come se una sentenza di tribunale (la nostra Magistratura poi!) decidesse chi è statista e chi no, chi merita il ricordo commosso di una Nazione e chi no. Per fortuna non sono i giudici a decidere della vita di uno Stato, né a decretarne con le loro sentenze chi è degno di ricordo.

Oltre a questi aspetti, occorre tuttavia interrogarsi sulle conseguenze politiche e geopolitiche che la morte di Berlusconi comporterà.

Tuttavia, è importante distinguere tra l'importanza del personaggio di Berlusconi e la dimensione della sua eredità politica. Negli ultimi anni, l'eredità politica di Berlusconi si è notevolmente ridimensionata, poiché ha allentato la sua presa sul partito di Forza Italia e ha disperso gran parte del consenso che aveva un tempo. Attualmente, Forza Italia rappresenta tra il 5% e il 10% dei voti degli elettori, il che non è sufficiente per cambiare radicalmente il panorama politico attuale.

Il ridimensionamento di Forza Italia è dovuto, da un lato alle vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolgere in prima persona, dall’altra, abbiamo assistito a delle autentiche giravolte dei vari esponenti che aveva intorno. Dai futuri “eredi”, si fa per dire, come Alfano, Casini, Fini; fino alle mezze figure come Brunetta, Carfagna, Gelmini, e varie “colombe” di partito sempre pronte ad andare a braccetto con europeisti e “sinistri” vari, sia in termini di cessione della sovranità sia riguardo i diritti civili, nei quali si vedeva questi ultimi sempre vicino a posizioni “arcobaleniste” e pro Gender Fluid.

Dopo la morte di Silvio, ci sono diverse possibili direzioni che Forza Italia potrebbe prendere. Berlusconi stesso aveva intrapreso un percorso che mirava a unire il centrodestra italiano in un unico partito, sulla falsariga dei repubblicani americani. Ipotesi ancora praticabile tra l’altro. Questo avrebbe comportato un allontanamento dalla posizione critica e moderata iniziale di Forza Italia all'interno della coalizione di governo, aprendo la strada a un'alleanza più stretta con Fratelli d'Italia e Lega, e potenzialmente coinvolgendo anche liberali e sostenitori di Macron.

Tuttavia, esiste anche uno scenario alternativo, in cui un'area politica simile a Forza Italia si è formata nel cosiddetto "terzo polo", defunto appena nato, il quale include personalità come Calenda e Renzi. Renzi in particolare ha sempre mostrato un interesse notevole nel conquistare l'elettorato di Forza Italia, definendosi sempre più liberale e macroniano, in linea con la visione politica dei centristi e moderati vicini al Cavaliere. Sebbene questo scenario sembri incoerente con le ultime volontà politiche di Berlusconi, questo potrebbe rappresentare un'alternativa per coloro che cercano di ereditare la base di Forza Italia.

Con la morte del Presidente, molti si chiedono se Forza Italia, o addirittura l’intero centrodestra, sopravviverà fino alle future elezioni europee. Essendo stato Berlusconi lo storico leader e fondatore di entrambi.

Indubbiamente la voce più critica dell’atlantismo meloniano si è spenta, e con essa la possibilità ultima di avere un mediatore di ultima istanza fra Putin e il mondo occidentale.

L’asse filo-atlantista continuerà sine fine anche con i prossimi esecutivi. Senza freno alcuno. Molti già intravedono una futura crisi di governo e un ritorno di un Draghi bis o di Gentiloni (entrambi seduti vicini ai funerali del CAV).

L’impressione che si ha è che, se l’eredità di Berlusconi vorrà sopravvivere, il centrodestra dovrà avere il coraggio di semplificare il proprio quadro politico. Risulta sempre più evidente l’anacronismo di una coalizione fondata sui post-missini da un lato e sui leghisti dall’altra sponda. La squadra vincente dal 1994 non è più percorribile, se non in una nuova semplificazione a Partito unico, che sia la volta buona per la nascita di un nuovo partito repubblicano e conservatore? Questo Paese non ne ha mai avuto effettivamente uno.

 

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Articolo pubblicato il 16/06/2023