Sogno o son desto? (1di2)

Né questo né quello, ma quello in cui viviamo è uno stato di continua rappresentazione teatrale spacciata per vita.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 73 del 01.02.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°4.1.

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Ciò che di vitale e vero ci accade si svolge e sviluppa secondo leggi che ne determinano il corso interagendo con infinite variabili di possibilità. Di conseguenza cerchiamo di spiegare tali accadimenti solo dopo che si sono manifestati. È l’ennesimo tentativo di trovare una chiave di lettura in grado di spiegare alla coscienza il senso dell’esperienza che ha vissuto, senza mai accedere alla causa prima, ma partendo solo, in modo casuale, da punti diversi della catena di effetti che si producono in modo, apparentemente caotico, da tali interazioni.

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Tutta l’attività che si svolge durante il sonno viene riportata il giorno dopo, in modi molto differenti, alla coscienza dell’individuo, in una specie di continuità, sotto forma di simboli che attivano funzioni, anche del corpo, e collegamenti che si faranno valere senza farsi notare nel corso delle azioni che noi svolgeremo di conseguenza. Quindi in realtà c’è un lavoro continuo all’interno del sistema, anche se non ne siamo coscienti. Addirittura questo lavoro si svolge più come se noi fossimo in didattica a distanza, come se fossimo distaccati dal luogo di lavoro. Ce lo siamo portato a casa, nella nostra cameretta blindata dove non facciamo entrare nessuno e lì continua ad agire. Al mattino seguente il risultato di tutto questo agire si concentra nelle azioni che noi andremo a svolgere. E qualche volta non capiremo bene perché abbiamo preso una risoluzione che non ci è apparsa subito razionale, ma che poi abbiamo razionalizzato come tale dopo averla compiuta. Ho paragonato il sonno alla morte per una ragione ben precisa. Mentre durante il giorno il filtro della nostra coscienza attiva, coscienza di veglia, blocca alcune interazioni con tutto il vasto mondo al quale il nostro essere è collegato, durante la notte il filtro della coscienza attiva diurna viene meno e quindi tutte quelle attività che avevano un limite non ce l’hanno più; possono accedere a livelli di comunicazione ed interazione diversi e a campi di interscambio molto più ampi rispetto allo stato di coscienza ordinaria. Ma al risveglio, poiché la coscienza ordinaria, e specialmente la nostra mente, non sono in grado di elaborare tutti questi dati, partiremo a fare il primo passo come se da questa immensità di dati raccolti potessimo utilizzarne solo una piccolissima parte. Poi durante la giornata potranno essere integrati altri dati, secondo necessità e possibilità. Altrimenti, se non saranno richiamati, resteranno ancora disponibili per un certo tempo per poi essere archiviati transitoriamente nel subconscio fino all’immagazzinamento definitivo nell’inconscio, in quella specie di banca dati generale personale e collettiva.

 

Mi capita di fare dei sogni così assurdi, incomprensibili, che non riesco ad abbinarli a quello che mi accade il giorno seguente. Faccio fatica a trovare un nesso. Sono cosciente che ciò avviene, ma non riesco a trovare il filo che lega ciò che avviene. A volte sono sogni senza senso. Più che una domanda è una curiosità.

 

È una curiosità che ha un suo senso perché così come non si può spiegare la vita senza la morte, così non si può spiegare l’attività diurna senza l’attività notturna, perché esse sono strettamente legate e si determinano reciprocamente. Se noi non dormissimo per un certo tempo, moriremmo, il nostro cervello scoppierebbe per sovraccarico perché non avrebbe più un attimo di respiro. Non ce la farebbe a sostenere l’attività costante che noi gli imponiamo, una attività così frenetica da provocare un incendio per cortocircuito delle connessioni cerebrali, in grado di provocare una febbre così elevata che, come qualunque cosa che funziona, produce calore per attrito fino a provocare un incendio, una in-fiammazione. Nel caso del cervello, se la sua attività oltrepassa un certo limite, ne provoca il collasso o l’esplosione. Funziona allo stesso modo anche per il sistema nervoso e per quello endocrino.

 

Posso fare una domanda? Visto che ci siamo intrattenuti sul sonno, chiedo se certi disturbi del sonno che generalmente vengono ricondotti allo stress, alla depressione, allo stile di vita non adeguato, possono invece in realtà essere ricondotti più profondamente a dei conflitti o delle paure rispetto a quanto avviene appunto in questo lasso di tempo di morte apparente?

 

Certamente! Ma non solo. Certamente perché tutto ciò che ci accade lascia traccia e quindi qualunque cosa attiva dei processi che, visto che non li vediamo partire, non sappiamo come fare per bloccarli. Magari anche perché sono iniziati ancora prima della nostra nascita e quindi li abbiamo ereditati e poi hanno velocità e corsi differenti e trovano riferimenti e risposte in singoli episodi o situazioni durature della nostra vita. Ma ridurli a un qualcosa di specifico, come fa la gran parte degli specialisti, sostenendo che una certa cosa accade a causa di uno shock oppure per la perdita del lavoro o per depressione è estremamente riduttivo. Si può avere tutto dalla vita, ma essere nel contempo depressi o non sentirsi a casa in questo contesto vitale. O, al contrario, si può essere privi di tutto, vivendo in uno stato più vicino a quello di un animale, ed essere in perfetta sintonia con l’ambiente nel quale ci si trova e per costoro quella è la vita. Non c’è nessun conflitto con qualcosa o qualcuno.

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Prosegue nei prossimi articoli

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pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 16/07/2023