La guerra ucraina come boomerang

Quello che doveva essere un pantano russo si sta rivelando il nostro "Vietnam", o se preferite un nuovo "Afghanistan".

Durante il conflitto russo-ucraino tutti hanno provato a cercare una chiave di lettura per interpretare l’evolversi di una guerra che ha cambiato per sempre la storia del nostro mondo.

 

Lo spettro della "long war"

 

In molti hanno visto nell’operazione militare speciale di Putin la riproposizione di guerre d’attacco finite in un pantano e poi con un fallimento epocale. Non a caso la tomba degli imperi ha inghiottito prima l’Armata rossa e poi l’esercito americano. La lezione vietnamita, insieme alla recente “lezione afghana”, potrebbe essere la più utile per l’Europa. La grande "non pervenuta" del conflitto.

Sappiamo che premier francese Macron ha provato a mediare fino all’ultimo con Mosca prima che scattasse l’ordine per l’operazione militare speciale. Eppure, alla fine tutti hanno scelto di schierarsi con Kiev e l’appoggio politico e militare a Zelensky è aumentato esponenzialmente.

Già, tutti, ma quali sono questi tutti? I nostri media ci fanno intendere che il ‘mondo libero’ (compresi gli stati arabi del Golfo!) stanno dalla parte dell’Ucraina. Ma analizzando più attentamente le recenti prese di posizioni alle Nazioni Unite notiamo che molti paesi sono rimasti su posizioni neutrali. Se poi andiamo un po’ più a fondo, notiamo che in termini demografici il cosiddetto mondo occidentale è una netta minoranza rispetto al resto del mondo.

Se poi accentriamo il campo d’indagine sul vecchio continente la situazione è impietosa. Calo demografico, crisi di valore e d’identità dei popoli che la abitano. Come Unione Europea si esercita un peso sempre più inconsistente sulle questioni internazionali. Sul piano tecnologico la partita è tutta fra la California e “tigri” rampanti asiatiche come Taiwan, Sud Corea e Giappone. Da un punto di vista energetico le sanzioni alla Russia suona può come un autoisolamento che non una punizione.

Le capitali europee non sono in grado di creare alternative energetiche vincenti alle risorse fondamentali come gas e petrolio. Da qui l’autoconvincimento, se non delirio, di una futura economia “green”, o per dirla alla Rifkin, una “terza rivoluzione industriale”. “Primato” tutto europeo.

Tornando sul fronte della guerra, Kiev non dispone di forze sufficienti, sia in termini di uomini che di mezzi, per sfondare le linee che Mosca ha costruito nell’ultimo anno.

Sappiamo che una fetta degli apparati di Kiev si muove in autonomia. L’attacco nella regione di Belgorod che ha visto l’apporto di frange neonaziste russe della galassia anti Putin ne è un esempio. Washington continua sempre più a smarcarsi dalla scomoda vicenda ucraina. Da che doveva essere il pantano di Putin, rischi di diventare il pantano euro-americano.

 

La trappola europea

 

L’industria bellica, a pieno regime per recuperare anni di dismissioni di fatto, ha colmato i limiti di Kiev e impedito al governo di Zelensky di crollare istantaneamente; ma non è in grado di fornire il supporto decisivo alla sconfitta russa.

Kiev non ha abbastanza forze per vincere contro Mosca e gli scenari più temuti dagli Stati Uniti e dall'Europa sono quelli meno controllabili.

I servizi segreti di Kiev più volte hanno preso iniziative in totale autonomia.

Ora, la tanto attesa controffensiva ucraina si sta rivelando un flop clamoroso.

La Russia punta ad attendere, il tempo è dalla sua parte. Chi invece di tempo non è ha più è proprio l’Ucraina, e con essa l’intera Europa, coinvolta follemente in questa ridicola quanto dannosa guerra.

L’Europa, con gli angloamericani al seguito, ne escono più deboli. Con una Cina che acquista vigore e una Russia che, nonostante la propaganda, sta portando avanti una vittoria tattica non indifferente.

 

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Articolo pubblicato il 22/06/2023