Quanto sforzi inutili …

… per cercare strade o soluzioni che soddisfino pienamente i nostri desideri senza rivelarsi alla fine come ulteriori problemi da risolvere.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 74 del 08.02.2022 che è stato suddiviso in 7 articoli. Questo è il n°1.

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Qualcuno potrebbe obiettare che il titolo trasmetta una visione pessimista e senza speranza della vita; invece nasconde tutte le possibilità che essa contiene. Purtroppo, ad una visione troppo superficiale delle cose, la loro essenza rimane nascosta e con essa il loro senso. E a volte lo rimane anche ad una ricerca del senso più profonda ma male indirizzata in partenza da quanto ancora crediamo sia giusto. Tuttavia l’inaspettato si presenta alla nostra coscienza ogni giorno ad ogni nostro respiro, portando con sé tutto quello che serve per comprendere ciò che la ragione, schiava dei desideri, non può da sola senza tenere conto dell’esperienza diretta dell’inaspettato.

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Bentrovati!

Iniziamo questo ultimo incontro cercando di capire, dopo l’esposizione di un bel numero di problemi connessi al nostro poco intelligente modo di usare, quando mai possibile, il senso della vita, se esista una via, un modo di uscire da questo evidente marasma che abbiamo scatenato. Non c’è soluzione, né definitiva né transitoria, sia chiaro. Come in precedenza le parole dette non sono la verità, ma possibili spunti di riflessione che devono essere presi con le dovute cautele, così possono servire per stimolarci a formulare domande e guardare dentro di noi e poi da lì trovare il riferimento, il punto di appoggio per emanciparci da una situazione ormai sclerotizzata come quella attuale, che ha rivelato i suoi limiti. Torniamo quindi ad un quadro generale, di cui abbiamo già esaminato e riassunto alcune parti lo scorso incontro, per osservarne alcune altre parti. Tutti gli sforzi che noi facciamo per migliorare la situazione, lo stiamo comprendendo un po’ per volta, la complicano sempre più, anche se questa non è la nostra intenzione, al punto che non riusciamo neppure più a fare cose semplici, perché ne abbiamo complicato il contesto in cui esse possono continuare ad essere tali. Per fare una cosa, oggi ne sono richieste molte altre come presupposto, senza le quali non esistono le condizioni minime necessarie, secondo leggi e regolamenti continuamente emanati per rendere tutto più sicuro, prevedibile e gestibile, e farci stare più tranquilli e sereni, nonostante il nostro modo di comportarci evidentemente immaturo e pericoloso. Abbiamo detto che siamo ospiti all’interno di una cabina attaccata ad una giostra che continua a girare in un susseguirsi di esperienze di vita e di morte. Questa idea non è nuova, è conosciuta da millenni in oriente ed anche in occidente è stata a lungo presa in considerazione fino a che forze soverchianti hanno messo a tacere coloro che la propugnavano, coloro che sostenevano e diffondevano questa informazione. E tutto sommato questo non è stato neanche un aspetto solamente negativo perché, così facendo, questa forza soverchiante ha tagliato un cordone ombelicale verso l’idea che le informazioni provenienti dall’oriente avevano sedimentato anche in occidente, senza controprova della loro validità, così come venivano normalmente intese. Infatti alcuni concetti che nella loro profondità, nella loro essenza, erano veri, man mano invece vennero distorti, fraintesi, resi inefficaci o fallaci, diventando punto di appoggio per pratiche che anziché avvicinare all’obiettivo lo allontanavano sempre di più. Questo mette immediatamente in evidenza che tutte le pratiche che gli esseri umani hanno tentato nell’ambito delle religioni naturali ed anche di tutte quelle tecniche che non sono religioni, ma hanno una valenza tale per i loro seguaci, nel perseguire l’entrata in una dimensione diversa, più profonda, dell’essere umano, non sono giunte ad alcun risultato, non sono mai giunte a nulla di simile o nella sua direzione soltanto. Ovvero dopo tanti tentativi fatti per milioni di anni, perché questa necessità o caratteristica accompagna l’essere umano da sempre, anziché emanciparlo dallo stato di prigionia della coscienza entro la dimensione in cui si trova a vivere, lo hanno sempre più costretto all’interno di contenitori via via più piccoli, sempre più limitati, dentro i quali egli continua a rinchiudersi ulteriormente nel tentativo prima di difendersi e poi di liberarsi da tutte quelle cose da cui voleva difendersi.

 

 

Purtroppo se siamo qui a parlarne è perché non c’è riuscito nessuno (oppure talmente pochi che è come se fosse così). E allora sembrerebbe un’impresa disperata. Invece no! Non è un’impresa disperata. È solo scomparsa dai nostri radar un po’ di tempo fa perché, per comodità e una serie di altre situazioni che abbiamo in qualche modo condiviso o siamo stati costretti ad accettare, come nuovamente sta accadendo oggi, abbiamo finito per dire sì a certe richieste o imposizioni senza conoscerne le implicazioni e le conseguenze. A dire il vero anche chi ci ha fatto le richieste non sapeva dove conducevano, perché comunque chi ci ha fatto queste proposte è stato estratto da un substrato composto da tutti noi e qualche volta li abbiamo perfino eletti noi o delegati in qualche altro modo ad operare per noi e verso altri in nostro nome, sperando che lo facessero meglio di noi. Quindi occorre ricordarsi una cosa estremamente importante, che l’essere umano prima ancora di essere un fenomeno in qualcuna delle branche dello scibile umano, ovvero uno specialista in una qualche materia, è fondamentalmente un essere vivente con tutte le caratteristiche ed i limiti del suo stato naturale, animale. E che, prima di ogni possibile specializzazione, tutti gli esseri umani avevano dentro di sé tutte quelle possibilità che poi si sono sviluppate negli specialisti. È importante ricordarci questo perché c’è un antico detto che dice: “conosci te stesso e conoscerai dio e il mondo”. Ovviamente è un detto un po’ passato di moda all’interno delle religioni; è ritornato in auge in alcune filosofie e gruppi esoterici che cercano di comprendere cosa significhino alcune frasi classiche, alcuni concetti che ci sono stati trasmessi da tempo immemore e qualche volta cercano di adattarli ad una possibilità di sviluppo, o di tecniche, per giungere ad un qualcosa di più di quello da cui si parte. Tuttavia non funziona così, perché altrimenti è come se volessimo sviluppare enormemente una parte di noi stessi, per esempio un braccio, mantenendo inalterate tutte le altre parti. Probabilmente tutto continuerebbe a funzionare ancora, ma sempre più in modo alterato e squilibrato. Sarebbe sbilanciato. Però in realtà anche se tutto questo conduce a strade traverse, e qualche volta a binari morti o a risultati che nessuno si augurerebbe, qualcosa di vero dentro queste cose c’è. Ed allora cerchiamo di recuperare quel po’ che ci può aiutare veramente a partire con il piede giusto alla ricerca di quello che ci serve, partendo dall’unico strumento sicuro che noi abbiamo sempre a disposizione e che non ci può mancare mai: noi stessi.

 

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto, schema e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 01/08/2023