La verità su Isabella la cattolica - Parte 2

L'ultima crociata dell'Occidente europeo

Nel VI° capitolo, Dumont descrive la riconquista di Granada occupata dai Moriscos, l'ultimo regno musulmano della penisola, che aveva cancellato ogni vestigia del cristianesimo. E qui lo studioso francese smonta, l'immagine amabile, colta e tollerante che ci hanno lasciato i romanzieri e gli scrittori romantici. Ci vengono raccontati alcuni particolari come il gigantesco rogo della biblioteca del califfato di Cordova. Certo c'è l'Alhambra di Granada, testimone di una civiltà raffinata, nelle sue alte sfere, costruzione – ricorda Dumont – fornita dall'oro proveniente dal Sudan, dagli schiavi neri e dai prigionieri cristiani addetti al trasporto. Pertanto, “la riconquista del regno islamico di Granada non può quindi essere descritta come la vittoria dell'oppressione cristiana sulla giusta pace, né come quella delle tenebre castigliane sulla luce”.

 

Come sostengono i terzomondisti del cancel culture. La Reconquista, “fu in realtà il frutto dell'ideale di un popolo, desideroso di recuperare le sue terre, e di riportarvi la fede che era stata strappata con la forza”. La riconquista di Granada fu anche un obiettivo non solo nazionale, ma un ideale internazionale, europeo. E questo particolare mi era sconosciuto. Il Papa Sisto IV nel 1482 aveva istituita il contributo alla Crociata (Cruzada), destinato in primo luogo a finanziare la lotta contro l'islam in Spagna. Tutti contribuirono, fino a raggiungere la somma di 500 milioni di maravedì. In tutta Europa gruppi consistenti di cavalieri e soldati si preparavano a venire in aiuto, volontariamente ai soldati e cavalieri di Isabella e Ferdinando. Di fronte a Granada si organizzava così l'ultima crociata dell'Occidente europeo.

 

Gli archivi attestano la presenza di combattenti tedeschi, svizzeri, francesi, borgognoni e inglesi. In questo contesto, Dumont sottolinea il genio politico e militare del futuro Re Cattolico e quello della moglie. Non mi soffermo, ma vi lascio alla lettura del testo. Il 2 gennaio 1492 si compie la reconquista con la prima messa nel palazzo musulmano dell'Alhambra. Il potere dell'islam in Spagna è finito, le campane suonano fino a Londra e prima di tutto a Roma.

Cristoforo Colombo e l'America.

 

Probabilmente è l'impresa più conosciuta che riguarda la regina di Spagna. L'enorme storiografia colombina ha costruito romanzi inesauribili e contraddittori, non confermati da nessun documento d'archivio. Intanto i monarchi hanno deciso da soli, erano capaci di farlo. Il ritorno e l'incontro con i sovrani di Colombo in Spagna secondo Dumont non ha il carattere di apoteosi, come è stato scritto ovunque. Per il secondo viaggio di Colombo in America, i monarchi spagnoli gli danno una Istruzione fondamentale: “Colombo deve fare il possibile per convertire gli indigeni, con la precisazione che questi devono essere trattati 'bene e con amore, senza far loro il minimo torto, in maniera tale da avere con loro molto dialogo e familiarità”.

 

E' una istruzione opera soprattutto di isabella, del popolo castigliano. Colombo però dimostra una inquietante doppiezza nel suo comportamento nelle “Indie”, in totale contraddizione con le istruzioni ricevute da Isabella. Praticamente nelle terre scoperte, installa “una semplice agenzia commerciale che il monopolio, in cui tutti gli spagnoli e gli europei erano dei salariati, e gli indiani degli schiavi: in questo modo è l'unico a profittarne”. Addirittura nel 1495, invia una prima nave carica di schiavi indiani, per metterli in vendita, ma Isabella fa tornare indietro la nave.

 

Ben presto il rapporto con la regina si deteriora per via della schiavitù degli indiani e così la regina ordina che tutti quelli che hanno portato schiavi dalle Indie devono, “sotto pena di morte”, ricondurli o rimandarli in America. Intanto affida nelle Antille pieni poteri d'inchiesta e di governo, a due commissari, Francisco Bobadilla e Nicolas de Ovando, che fanno arrestare Colombo. Poi ci sarà per Colombo il quarto e ultimo disastroso viaggio e infine muore il 21 novembre 1504.

 

A partire dal 1501, Isabella ha la responsabilità completa e diretta della colonizzazione in America, oltre alla responsabilità di evangelizzarla, obbligata dalla Bolla pontificia, Piis Fidelium, del 25 giugno 1493. Firma una istruzione al governatore Ovando, affinché ”protegga in ogni istante quelli che noi oggi chiamiamo diritti umani”. Infatti, Dumont scrive che “l'istruzione precisa con risolutezza che lo status degli abitanti delle terre scoperte è quello di uomini liberi, sudditi naturali della Corona castigliana”. Inoltre, la sovrana aggiunge: “è necessario informare gli indiani sulla nostra sante fede, affinché ne giungano a conoscenza”. Pertanto, i religiosi, dovranno informare e ammonire gli indiani con molto amore, “senza esercitare su di loro alcuna costrizione”.

 

E' giunta l'ora di Dio, affidata a quindici religiosi, in gran parte francescani, la schiavitù di Colombo è scomparsa. Dumont fa riferimento all'encomienda, istituita da Isabella, un'istituzione molto discussa. Aveva quattro obiettivi: Impedire che gli indiani rimangono dispersi nelle boscaglie e sottoalimentati. Creare villaggi indiani, in cui essi saranno nutriti, civilizzati e cristianizzati. Affidare il villaggio a un governatore per proteggere da abusi gli indiani e garantirgli un salario equo.

 

Isabella lo precisa: “gli indiani lavoreranno come 'uomini liberi e non come schiavi' e dovranno essere trattati con umanità”. Attenzione non sono obiettivi di dissimulata schiavitù. Ancora una volta Dumont fa notare la grande rivoluzione di Isabella, “la libertà assoluta fu un passo da gigante in un periodo in cui la schiavitù era moneta corrente”. Possiamo affermare con certezza che “Isabella è la madre di quella che diventerà la libera America cattolica”.

 

La prima Riforma cattolica.

 

Un altro aspetto fondamentale della grande opera isabelliana. Allora si domandava Perez, “la Spagna dei Re Cattolici era davvero cristiana?”. Tutta la storia religiosa della Spagna lo dimostra. Isabella realizzò una riforma laica della Chiesa, senza eguali nel mondo. Una dura battaglia anche contro Roma, che Isabella ha intrapreso durante i trent'anni del suo regno. I vescovi devono essere laureati, impeccabili sul piano morale e quello spirituale, e non solo figli di famiglie nobili. Infatti, al termine del regno dei Re Cattolici, su 112 vescovi di nomina reale vi saranno soltanto 32 membri della famiglia reale o della nobiltà.

 

Isabella ha agito prima e meglio del Concilio di Trento, in un tempo in cui la Chiesa di Roma era fortemente in crisi, c'era un abisso sui valori cristiani tra i riformatori reali e i religiosi di Spagnoli dalla Roma papale dell'epoca. Troppi religiosi, canonici, preti erano fuori controllo, mentre“i vescovi riformati scelti da Isabella si impegnano attivamente per riportare sulla retta via il popolo clericale con l'esempio quotidiano, la denuncia puntuale degli abusi, l'appello alla rettitudine nel servizio divino, alla carità effettiva, alla formazione universitaria dei migliori, ma anche con l'impiego di sanzioni severe”. Una riforma che attuò insieme a un vescovo designato dal Papa, si tratta dell'arcivescovo di Messina, Martin Ponce.

 

In questo contesto troviamo uno dei tratti caratteristici della regina: la misericordia, la comprensione per i problemi degli umili. Isabella insieme al popolo cristiano attuò una Riforma caratteristica, profonda, i cui effetti permangono. Per tracciare un quadro di questa riforma del clero regolare di Spagna, sarebbe necessario un intero volume.

Il volume dello studioso francese si chiude con due temi che andrebbero conosciuti: La bellezza e la santità. “La grandezza di Isabella non si esprime solo nella sua opera di riconquista sociale, politica, nazionale e religiosa, ma anche nella riscoperta della bellezza”. Secondo gli studiosi dell'arte, si è affermato e diffuso un vero e proprio “stile Isabella”.

 

Isabella accoglie in Spagna una pleiade di crociati dell'arte europea, francesi, inglesi, tedeschi, italiani, ben presto divenuti spagnoli, per costruire splendide cattedrali, chiese, palazzi, tardo-gotico, con un ritorno all'identità cristiana della Spagna. Certo la concessione del titolo di “cattolici”, non è una sorta di canonizzazione personale, ma si canonizza in un certo senso gli elementi principali dell'azione religiosa e sociale di isabella. Tuttavia per Dumont Isabella aveva carattere di santità, anche i sostenitori meno calorosi, all'interno della Chiesa non ne dubitano. Chi non vuole la sua santificazione, riconosce che la regina di Spagna era santa, ma la questione degli ebrei frena la sua canonizzazione.

 

Comunque la santità di Isabella è sancita, senza possibili contestazioni, nei 28 spessi volumi di documenti riuniti dal postulatore della causa di beatificazione di padre Anastasio Gutierrez Poza. Isabella in fondo è come santa Giovanna d'Arco, morirà povera, letteralmente sul lastrico. Hanno dovuto vendere all'asta i suoi beni personali, per i debiti contratti per le attività caritatevoli, fu considerata dal popolo, ma anche dai religiosi, “mater nostra”. Non posso non concludere questo mio studio con le parole del postulatore padre Gutierrez, nell'intervista concessa alla rivista Cristianità (La serva di Dio Isabella la Cattolica, modello per la nuova evangelizzazione [Intervista con padre Anastasio Gutiérrez Poza C.M.F.], Intervista con padre Anastasio Gutiérrez Poza C.M.F.,a cura di Francesco Pappalardo, Cristianità, n. 204, 1992)

Un modello per i nostri tempi.

 

D. Quali insegnamenti possiamo trarre oggi dalla vita della regina Isabella, che potrebbe essere la prima sovrana beatificata dopo i re santi del Medioevo?

 

R. La Positio historica, pur rilevando l’assenza di fenomeni mistici straordinari in Isabella, la descrive come un’autentica contemplativa nell’azione, che ha saputo coniugare la pratica delle virtù cristiane con il difficile esercizio dell’azione di governo. Isabella ha intrapreso il cammino della santità proprio con il compimento puntuale dei suoi doveri di regina e ha mostrato che la vera missione dei reggitori degli Stati è di stabilire la pace e l’armonia fra i cittadini, affinché possa sbocciare la carità nelle anime e nelle società. È quindi anche modello di vita per i laici, ai quali insegna come devono procurarsi il Regno di Dio trattando le cose temporali, anche le più impegnative.

 

Inoltre, è modello di virtù per le famiglie, come figlia, sorella, sposa fedele, madre sollecita e premurosa di cinque figli, ai quali si è dedicata senza trascurare i doveri di governo. In questo senso è anche modello di squisita femminilità, secondo l’insegnamento della Chiesa, ribadito da Papa Giovanni Paolo II con la lettera apostolica Mulieris dignitatem, del 30 settembre 1988. Ma il suo principale insegnamento sta nella sollecitudine per l’impegno missionario, che anima tutte le sue grandi imprese e che induce a proporla come modello della prima e della seconda evangelizzazione del mondo in genere e dell’Europa in specie.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/08/2023