Il Mondo al Contrario

Il libro del generale Vannacci non è solo un libro

Il libro del generale Roberto Vannacci probabilmente non rimarrà negli annali del pensiero contemporaneo: non è un trattato di filosofia, né di sociologia, né di scienza politica, né di psicologia collettiva. L’autore, persona comunque dotata di buona cultura, non è un accademico o un pensatore titolato, eppure è riuscito a terremotare quel pensiero dominante che da anni opprime la nostra nazione, quello che Marcello Veneziani ha chiamato “la cappa”, una coltre di pensieri e punti di vista soffocante come certe atmosfere giallastre che, in assenza di vento, stazionano sulle grandi città e le rendono invivibili.

Il generale Vannacci, da buon militare, è andato giù deciso, determinato, coraggioso, incurante di quello che prevedibilmente avrebbe suscitato, e forse anche di ciò che gli sarebbe stato addebitato sotto l’aspetto professionale.

Tralasciamo i contenuti del libro, peraltro ormai ampiamente noti, e su cui è impossibile discutere serenamente data l’aggressività e la febbre dogmatica in cui si muove la sinistra italiana, sia quella politica sia quella intellettuale.   

Il libro del generale, anche grazie alla sua apparente ingenuità e alla semplicità delle argomentazioni che lo trasformano in un perfetto strumento di propaganda conservatrice, ha gettato nel panico l’Italia politicamente corretta che, forse per la prima volta, si trova ad affrontare non un colto e raffinato intellettuale di destra come Veneziani, Buttafuoco, Zecchi, bensì un semplice uomo dalle idee ben definite e alla portata di quel pubblico che da molto tempo attendeva solamente un divulgatore del proprio stato d’animo.

Cosa pericolosissima per chi da sempre ha preteso di essere il portatore di una cultura suprematista che o non tollera contraddittorio o addirittura invoca la soppressione dell’avversario in quanto analfabeta, rozzo, incivile.

Una soppressione che, non essendo consentita per ora nella sua versione fisica, assume la forma dell’isolamento culturale, della derisione, della morte civile. Non l’assassinio reale, come con Giovanni Gentile nel 1944, ma l’assassinio virtuale come nel caso di Vannacci per cui è stata chiesta la destituzione da ogni incarico e addirittura l’espulsione dall’esercito.

Quale dovrebbe essere dunque l’atteggiamento di chi crede ancora alla libertà di espressione, fortemente tutelata dalla nostra Costituzione all’articolo 21, di fronte a questo episodio?

Al di là della tesi errata secondo cui il militare non può esprimere pubblicamente le sue opinioni, dovendo sempre ottenere l’autorizzazione dei superiori -tesi sconfessata dal Codice dell’ordinamento militare all’art. 1472 che pone tale restrizione solo per argomenti di carattere riservato di interesse militare- il caso in questione pone sul tavolo, in modo forte ed evidente, il tema della libertà di opinione e di espressione in una civiltà occidentale moderna che, apparentemente informata ai principi liberali classici, vede sempre più in pericolo quella libertà.

Persino un uomo equilibrato e di sicura estrazione liberale come Guido Crosetto dinnanzi al libro del suo generale ha assunto una posizione del tutto sbagliata definendo immediatamente “farneticazioni personali” le opinioni di Vannacci senza aver letto il libro, e invocando subito una procedura disciplinare che neppure spettava a lui.

Probabilmente la posizione di Crosetto si inserisce in quella febbrile tendenza della destra finalmente giunta al governo, che tocca spesso anche Giorgia Meloni, volta a cercare accreditamenti politici e adesso anche ambigui consensi culturali sia a livello internazionale che nazionale. Quello che preoccupa, nella presa di posizione di Crosetto, è proprio questa pervasività dell’ideologia politicamente corretta che sembra trascinare nella sua narrazione dogmatica anche persone un tempo intellettualmente libere.

Ma che cosa ha determinato questa situazione di assoggettamento morale della nostra società verso le opinioni (e qui Vannacci ha pienamente ragione) di minoranze aggressive e organizzate che non tollerano il dissenso?

La spiegazione è abbastanza semplice: quelle minoranze - omosessuali, femministe, immigrati e immigrazionisti, gruppi razziali, religioni minoritarie - hanno compreso che la loro lotta per ottenere riconoscimenti vari e benefici materiali si deve condurre innanzitutto sul piano della comunicazione, che diventa l’arma vincente in una società dove tutto è propaganda.

Propaganda che, a sua volta, non può fare a meno della sua arma specifica: la manipolazione intellettuale. Definire il libro del generale Vannacci “omofobo e razzista” rappresenta molto bene questa tendenza alla manipolazione non solo linguistica ma politicamente finalizzata.

Quando Vilfredo Pareto, fra ottocento e novecento, elaborava la sua teoria dei residui e delle derivazioni, e cioè il fondo istintuale dei  nostri pensieri e lo sforzo di farne discendere logicamente le nostre opinioni, probabilmente era profeta dell’età contemporanea, come in tante altre sue teorie, però non aveva ancora di fronte la potenza dell’attuale comunicazione di massa. Oggi il contenuto emotivo, sanguigno e intollerante dell’ideologia dominante trova nei media lo strumento che lo elabora in modo apparentemente razionale, lo nutre di retorica, di sofistica, di moralismo “virtuista”, per usare ancora un termine paretiano, e poi lo dà in pasto a un’opinione pubblica assetata di quelle certezze che soddisfino il suo bisogno di identità.

Contro questo mondo, in cui una Schlein arriva a dire che la Costituzione non mette tutte le opinioni sullo stesso piano, costruendosi così una sua privatissima concezione della libertà di parola e annunciando di fatto la prossima legalizzazione della censura, si è messo di traverso il generale Vannacci col suo libro dove viene messo in discussione il principio sacramentale di ogni sinistra, italiana e mondiale, secondo cui le minoranze illuminate hanno un atavico diritto di egemonia culturale, premessa di quella politica e poi di ogni possibile totalitarismo.

Mai come oggi la sorte di un piccolo libro sarà l’immagine del livello di una civiltà.

 

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 24/08/2023