Trasporti: Chiudono i Trafori alpini ed è subito caos

L’inizio dei lavori al Monte Bianco potrebbero slittare al 2024

I fatti sono ormai tristemente noti. Nella tarda serata di domenica scorsa, una frana imponente in Savoia, poco dopo Modane, ha invaso l’autostrada A43 e la sottostante ferrovia.

 

Non si sono registrate vittime ma si è scatenato il caos. La ferrovia, più malconcia si presume rimarrà chiusa sino ad ottobre, penalizzando il traffico merci e passeggeri verso la Francia e l’Europa. L’autostrada, parzialmente riaperta, a corsie ridotte, esclude il transito di Tir e mezzi di portata superiore.

 

L’unica via d’accesso alla Francia, dal Piemonte rimane il traforo del Monte Bianco in val d’Aosta, se si escludono i valichi alpini ove i grandi mezzi arrancherebbero tra difficoltà ed ulteriori divieti.

 

A prescindere dai paroloni dei politici e dalle loro includenti conclusioni, è l’osservazione del traffico verso il tunnel del Bianco che ci fornisce la dimensione della vitalità della nostra economia e delle carenze infrastrutturali dovute a una non politica dei trasporti.

 

A Santhià la polizia stradale contingenta l’accesso dei Tir, con l’impietoso cartello che indica ai camionisti di dirigersi verso Ventimiglia con ulteriori costi e condizioni di viaggio disagevoli causate da numerosi e importanti cantieri aperti.

 

Lungo la valle d’Aosta si assiste alle code di centinaia di Tir, con tempi medi di transito del traforo del Bianco che si aggirano sulle tre ore.

E’ bastata una frana per mandare in tilt il comatoso sistema di trasporti di una fiorente regione frontaliera come la nostra.

E’ anni che, nonostante lodevoli e documentati solleciti da parte delle associazioni imprenditoriali, i nostri politicanti si parlano addosso e non concludono nulla.

 

Poiché sono in ballo considerevoli giri d’affari e tornaconti nel tenere in stallo la situazione, piuttosto che accelerare i lavori della TAV, costruire la tangenziale est di Torino e la seconda canna del Frejus, ci sorge una domanda. Non è che la foglia di fico determinata dal messaggio ecologista e la compiacenza verso la protesta dei No Tav ed altri movimenti di protesta, nasconda pressioni o connivenze di ben altro tipo?

 

Nei mesi scorsi di fronte alle difficolta di transito causate da cantieri che dureranno anni sull’A32 e sull’A6, i nostri assessori regionali si sono persi in chiacchere, senza mettere in atto interventi propositivi nei conforti del governo e di altri poteri decisionali.

 

Ora la situazione sta sfuggendo di mano, anche perché in traforo del monte Bianco dovrebbe chiudere l’accesso a ogni tipo di traffico per tre mesi e per 18 anni per avviare importanti lavori di ristrutturazione. Situazione, si badi nota da mesi.

Il traforo del Frejus potrebbe riaprire tra una decina di giorni, ma le corsie dell’A43 in Francia saranno dimezzate, rendendo difficoltoso il passaggio dei TIR.

 

Al momento il ministro dei Trasporti Salvini ha preso contati con il suo omologo francese Clément Beaune, chiedendo lo slittamento dei lavori già previsto a partire da lunedì 4 settembre e fino al 18 dicembre.

 

La decisione verrà formalizzata solo lunedì da parte della Conferenza Intergovernativa. Poichè il ritardo di qualche settimana della chiusura provocherebbe lo slittamento dei lavori nel periodo natalizio, è intervenuta anche la regione valle d’Aosta a tutela della stagione turistica invernale per cui si ipotizza che l’accordo Franco Italiano preveda lo slittamento dei lavori al Tunnel a settembre del 2024.

 

Ma considerando l’inerzia pregressa, corre d’obbligo la domanda su quale situazione ci troveremo ad affrontare nel 2024?

Ma non è finita, l’altro intoppo che il ministero sta cercando di risolvere sono le limitazioni al passo del Brennero, dove ci sono spesso code chilometriche. I camion che arrivano dall’Italia solitamente attraversano la regione austriaca del Tirolo senza fermarsi per arrivare in Germania, uno dei paesi europei con cui l’Italia ha più legami commerciali: l’Austria però sta imponendo limitazioni sempre più rigide per i camion che fanno questo tragitto, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento e trasferire il trasporto delle merci sui treni.

 

Da tempo l’Italia e la Germania chiedono alla Commissione Europea di intervenire per garantire la libera circolazione delle merci, ma l’Austria ha di recente confermato tutte le limitazioni.

 

Ora il ministero delle Infrastrutture italiano ha fatto sapere che sta lavorando a un «ricorso in Corte di Giustizia contro i divieti unilaterali austriaci, a fronte dello stallo nel negoziato promosso dalla Commissione».

 

Sul tema però le istituzioni europee si trovano di fronte a un’evidente contraddizione, perché come ha fatto notare il governo austriaco il trasporto sui camion è fortemente contrario allo spirito del grande piano per la sostenibilità ambientale europeo.

 

L’Austria ha invitato i ministeri di Italia e Germania a pensare a soluzioni che coinvolgano il trasporto ferroviario. Se dopo vent’anni non riusciamo ad avere la certezza sulla conclusione della TAV, con quale serietà potremo impegnarci su altri progetti analoghi?

 

Al Paese urgono politici meno chiacchieroni, ma più competenti e realizzatori. E dire che i due Trafori del Gran San Bernardo del Monte Bianco negli anni ‘60 furono realizzati con maggiore solerzia e lungimiranza.

Sarà dovuto al degrado dei tempi o ad altro? La risposta la attendiamo dai nostri lettori.

 

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Articolo pubblicato il 01/09/2023