Nuove alleanze asiatiche
Militari americani

Se Mosca si compatta con Pechino e Pyongyang, la Corea del Sud e il Giappone fanno lo stesso con Washington.

UN PATTO TRIPARTITO FRA RUSSIA - CINA - NORD COREA

 

Il "patto d'acciaio" tra Mosca, Pechino e Pyongyang si sta rafforzando, come dimostrato dall'accoglienza trionfale di Kim a Vladivostok e dalle dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri cinese. Questa alleanza rappresenta una minaccia per l'Occidente liberale e anglofilo, in particolare perché la Corea del Nord potrebbe essere incoraggiata a compiere nuove provocazioni contro gli alleati Usa nel territorio.

Nonostante l'embargo e le sanzioni, la Corea del Nord non è isolata e ha relazioni diplomatiche con oltre 150 paesi. Inoltre, la Cina sta fornendo tecnologie missilistiche e nucleari a Pyongyang, anche se nega qualsiasi coinvolgimento. Putin e Xi stanno usando Kim come strumento antioccidentale in vista di una possibile Guerra fredda 2.0. La Corea del Nord è un'incomoda spina nel fianco, ma contribuisce a rafforzare l'amicizia tra Russia e Cina e a delineare un asse intorno al quale ruotano anche l'Asia centrale e molte parti del mondo.

 

COME RISPOSTA UNA “Mini-NATO” ASIATICA?

 

Durante la Guerra Fredda esisteva già. Era la SEATO (South East Asia Treaty Organization), ovvero un'alleanza di difesa tra paesi del sud-est asiatico e gli Stati Uniti d'America.

Fu fondata nel 1954, a Manila (dove si firmò il Trattato di Manila). Nonostante il suo nome, SEATO includeva principalmente paesi situati al di fuori della regione, ma con un interesse nell’Area. Erano l'Australia (che amministrava la Papua Nuova Guinea), la Francia (che aveva recentemente rinunciato all'Indocina francese - Vietnam), la Nuova Zelanda, il Pakistan (che fino al 1971 includeva il Pakistan orientale, ora Bangladesh), le Filippine, la Thailandia, il Regno Unito (che amministrava Hong Kong, il Borneo del Nord e il Sarawak) e gli Stati Uniti.

Nata per fronteggiare la pressione politica e militare dei paesi comunisti dell'Asia, anche se la mancata adesione di nazioni quali l'India e l'Indonesia ne limitò fortemente l'efficacia.

Durante la Guerra del Vietnam, la SEATO mostrò tutti i suoi limiti. La Francia si ritirò nel 1965, seguita solo dal Pakistan nel 1972. Inoltre, a causa delle posizioni prese dai suoi membri, e a seguito dell’insuccesso della guerra indocinese, la SEATO venne disciolta definitivamente il 30 giugno 1977.

Da allora l’Occidente si è rapportato frequentemente con l’ASEAN (l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), fondata già nel 1967, con lo scopo di promuovere la cooperazione economica, politica e culturale tra i suoi membri.

Ultimamente però, dopo il conflitto scoppiato in Ucraina e le forti rivendicazioni cinesi sull’isola di Formosa (Taiwan); il Pentagono sta pensando bene di unire le singole alleanze militari e strategiche con i partner oceanici ed asiatici del Pacifico, per creare un allargamento della NATO anche sul versante orientale.

Lo scorso luglio, a Camp David, si sono incontrate le prime nazioni interessate al progetto. Il primo vertice è avvenuto tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Da quanto emerge dal sito web della Casa Bianca, i leader dei tre paesi hanno menzionato la "Cina" ben 17 volte solo durante la conferenza stampa. Le tre dichiarazioni rilasciate al termine del vertice hanno affrontato questioni legate allo Stretto di Taiwan, al Mar Cinese Meridionale e ad altre tematiche, creando un clima di "insicurezza", sollecitando le parti coinvolte a "rispondere alle minacce" e iniziando un'ingerenza palese negli affari interni cinesi.

La decisione di ospitare Giappone e Corea del Sud in questo luogo non lascia spazio a dubbi sulle intenzioni americane, che mirano chiaramente a creare una sorta di "versione asiatica della NATO". Questo approccio sembra derivare dall'incapacità, al momento, di creare una "NATO asiatica" completa e più allargata. Gli Stati Uniti cercano quindi di coinvolgere in modo speciale Tokyo e Seul, creando una "miniatura" della NATO e promuovendo la cosiddetta "strategia dell’Indo-Pacifico".

Gli Stati Uniti hanno preso di mira la Cina come loro "concorrente principale" e stanno cercando di contenere e opprimere il paese. Il documento finale del vertice ha affrontato diverse tematiche, tra cui la creazione di un meccanismo di consultazione, il rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, l'approfondimento della collaborazione economica e tecnologica e l'espansione della cooperazione globale in campo sanitario e civile.

L'Alleanza atlantica, grazie alla sua crescente importanza, sta cercando di coordinarsi meglio con i paesi dell'Asia orientale per contrastare la Cina. Jens Stoltenberg ha dichiarato la disponibilità dell'Alleanza ad espandere la partnership con la regione asiatica.

Il Pentagono ha aumentato gli investimenti in tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, i sistemi informatici e spaziali per prepararsi a un possibile conflitto high-tech con la Cina negli anni Trenta. Tuttavia, secondo il New York Times, l'equilibrio di potere potrebbe spostarsi a favore della Cina quando queste tecnologie saranno schierate, a meno che gli Stati Uniti non presentino nuove idee. Queste idee potrebbero essere realizzate attraverso una rete di partner complessa da attivare in sintonia per impedire la crescita della Cina.

La strategia di Joe Biden presenta una lacuna: non ci sono abbastanza risorse per affrontare le sfide cinesi nell'Indo-Pacifico. Nonostante il ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan, l'impegno a lungo termine nella guerra in Ucraina richiede decine di miliardi di dollari per supportare Kiev contro la minaccia di Mosca. Per far fronte a questa situazione, gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi sulla questione cinese e rafforzare la loro presenza militare in Asia, fornendo supporto tecnologico e militare ad alleati come Australia, Giappone e India. Inoltre, dovrebbero espandere la Pacific Deterrence Initiative per rafforzare la loro presenza militare a ovest delle Hawaii e migliorare la logistica e le difese aeree. Biden ha già compiuto importanti passi in questa direzione, come dimostra l'accordo Aukus, che prevede la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare all'Australia e lo sviluppo di altre tecnologie militari avanzate in collaborazione con la Gran Bretagna.

Tuttavia, ci sono due problematiche da affrontare. La prima riguarda la tempistica: i sottomarini menzionati saranno operativi solo alla fine degli anni Trenta, forse troppo tardi.

La seconda è la condivisione di tecnologie sensibili per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti con partner come Canberra e Londra. Questo potrebbe dare l'impressione agli USA di supportare l'obiettivo del Giappone di costruire missili a lungo raggio e di fornire armi all'India, rivale della Cina, oltre a rafforzare le capacità di deterrenza di Taiwan.

Queste scelte potrebbero destabilizzare l'equilibrio di potere in Asia e portare a una corsa al riarmo dei nemici degli Stati Uniti nella regione. Oltre che ad avere in futuro ex alleati divenuti nuovamente nemici (ex Impero britannico, India e Giappone).

 

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Articolo pubblicato il 15/09/2023