Il vicino Oriente in fiamme
Israel Defence Force in azione

Mentre i civili vengono sempre più coinvolti, una possibile escalation ci attende.

Biden in Israele ha subito incontrato Netanyahu. Ore prima, un missile ha colpito l’ospedale di Gaza. Il mondo si interroga e si divide su chi possano essere i responsabili.

Secondo una conversazione intercettata dalle forze armate israeliane e successivamente condivisa sui social, sembrerebbe che l'esplosione all'ospedale di Gaza, che ha causato numerose vittime, sia stata causata da un errore nel lancio di un missile da parte dei militanti di Hamas. Nell'audio, alcuni militanti affermano che si trattava di un'arma appartenente alla Jihad islamica palestinese e che il lancio, avvenuto da un cimitero, sia fallito colpendo invece l'ospedale nelle vicinanze.

Riguardo il conflitto in corso, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha smentito la notizia di una riapertura del valico di Rafah, al confine tra Egitto e Striscia di Gaza, e ha confermato che al momento non c'è un cessate il fuoco né l'ingresso di aiuti umanitari in cambio della fuoriuscita di cittadini stranieri. I palestinesi dell'enclave sono ancora tutti all'interno del territorio e l'offensiva di terra annunciata dall'esercito israeliano non è, al momento, ancora avvenuta. Il governo di Tel Aviv ha riattivato la fornitura d'acqua nella Striscia dopo due giorni di sospensione, sotto forti pressioni americane. Il bilancio dei raid è salito ad almeno 2750 palestinesi uccisi e più di 9mila feriti. Il segretario di Stato americano Antony Blinken è tornato in Israele nell'ambito di una missione diplomatica per tutelare la popolazione civile ed evitare che la guerra tra Hamas e Israele infiammi l'intera regione. Il presidente statunitense Joe Biden ha avvertito che una nuova occupazione israeliana della Striscia di Gaza sarebbe un grave errore. Il bilancio degli ostaggi nelle mani di Hamas è stato aggiornato a 199 persone sequestrate dai combattenti islamisti e portate nel territorio palestinese.

Il timore di un'escalation del conflitto è molto reale, come dimostra la decisione del governo israeliano di evacuare i residenti dei territori settentrionali entro 2 chilometri dal confine con il Libano. Questa decisione è stata presa a causa dei continui scontri a fuoco con le milizie sciite di Hezbollah nel sud del Libano. Il piano prevede l'evacuazione di 28 insediamenti, con i residenti che verranno trasferiti in pensioni sovvenzionate dallo stato. Inoltre, ieri è stato riportato che il quartier generale della missione Onu in Libano (Unifil) è stato colpito da un razzo durante gli scontri al confine. Fortunatamente, non ci sono stati feriti.

Due giorni fa, un giornalista della Reuters di nome Issam Abdallah è stato ucciso da un colpo di artiglieria israeliano vicino al villaggio di Alma al Shaab. Altri sei colleghi giornalisti delle testate internazionali Al Jazeera, Agence France Presse e Reuters sono rimasti feriti nell'esplosione mentre erano sul posto per seguire gli scontri al confine. Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha reso noto che finora sono stati uccisi undici reporter palestinesi dall'inizio dei bombardamenti nella Striscia di Gaza.

Mentre la tensione rimane estremamente alta e gli enti governativi cercano di ridurre l'escalation, c'è un altro aspetto che sta attirando l'attenzione degli esperti: la diffusione di disinformazione su Internet e sui social media riguardo al conflitto. Tra immagini di videogiochi che vengono presentate come attacchi missilistici e notizie false, come, ad esempio, l'affermazione che l'Ucraina abbia venduto armi ad Hamas provenienti dall'Occidente - il fenomeno ha raggiunto proporzioni allarmanti, con un aumento di circa cento volte nel numero di contenuti falsi sul conflitto che si sono diffusi in modo virale. Dopo l'intervento dell'Unione Europea, TikTok ha dichiarato di aver cancellato più di 500.000 video e 8.000 live streaming, mentre anche X (ex Twitter) e Meta (ex Facebook) sono sotto indagine. “Le bugie online stanno raggiungendo livelli senza precedenti, suscitando reazioni intense in diverse fasce orarie e con enormi implicazioni globali e sociali”, ha osservato Jean-Claude Goldenstein, CEO del gruppo di intelligence aziendale CREOpoint, citato sul Financial Times.

Gli esperti esprimono anche preoccupazione per l'uso delle piattaforme per incoraggiare la violenza e le minacce. Venerdì, il procuratore generale di New York, Letitia James, ha chiesto a Google, Meta, X, TikTok, Reddit e alla piattaforma video Rumble, quali misure abbiano adottato per fermare la diffusione di contenuti che promuovono l'odio e incoraggiano la violenza contro persone e istituzioni ebraiche e musulmane.

Il conflitto tra Israele e Hamas sta rivelando tutto il suo potenziale divisivo in una comunità internazionale sempre più polarizzata. L'attacco del 7 ottobre da parte dei miliziani islamisti aveva suscitato indignazione e sostegno per Israele, ma la risposta di Tel Aviv sulla Striscia di Gaza rischia di alienare parte di quel supporto. Come già accaduto durante la missione speciale russa in Ucraina, diversi paesi si rifiutano di schierarsi a favore di uno dei contendenti e chiedono un cessate il fuoco, condannando ogni forma di violenza. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ad esempio, ha dichiarato che Israele sta andando oltre a Gaza e ha chiesto di fermare la punizione collettiva contro gli arabi palestinesi. Anche Mosca ha espresso una posizione simile, sostenendo che i colloqui per una soluzione a due Stati sono l'unica via per garantire la coesistenza pacifica. Mentre molti paesi arabi hanno espresso sostegno formale per i palestinesi; Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, India, Australia e Canada hanno ribadito che Israele ha il diritto di difendersi, ma hanno anche sottolineato l'importanza di tutelare le vite dei civili. Questa linea ha alimentato la sensazione che la sofferenza israeliana abbia avuto un peso maggiore rispetto a quella dei palestinesi e ha riportato in auge l'accusa di doppi standard nel trattamento della questione. C'è il rischio che la questione palestinese, improvvisamente tornata sotto i riflettori, contribuisca a creare un divario tra il blocco occidentale e la massa critica del Sud mondiale.

Due giganti dei Brics, Brasile e India, sono schieratissimi con Israele. Ma il mondo arabo sunnita si sta compattando con l’Iran e il mondo sciita, creando un nuovo asse preoccupante per Israele e per l’Occidente anglosassone e liberale. L’intesa arabo-persiana potrebbe essere un ostacolo alla stabilità dell’area medio-orientale, e unito agli intenti del mondo russo e cinese, costituisce un’autentica minaccia per il dominio globale dell’Anglosfera.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/10/2023