Israele e Palestina: La storia come Vademecum gnoseologico
Moshe Dayan - storico Capo delle Forze Armate Israeliane (IDF)

Al netto delle considerazioni personali, per comprendere al meglio la questione arabo-israeliana occorre studiare la Storia.

In questi giorni, a gran voce e da più parti si tende a denunciare Israele per i suoi “crimini”.

Spesso ci si accosta alla questione arabo-israeliana con pregiudizi ideologici e politici, dove la filosofia morale e il sensazionalismo umorale prendono il sopravvento rispetto al realismo politico e alla sopravvivenza di uno Stato.

Già, ma di quale Stato stiamo parlando?

Fra gli assertori della causa palestinese di frequente si fa accenno alla prepotenza d’Israele contro il legittimo stato arabo palestinese.

Ma la vera domanda è: “è mai esistito uno Stato arabo palestinese?” La risposta risiede nella storia. Lo stato cosiddetto “palestinese” in realtà viene riconosciuto da una parte della comunità internazionale solamente nel 1988. Il cosiddetto Stato “riconosciuto” era in verità l’OLP, ovvero il movimento terrorista ed antisionista arabo che aveva come scopo, a partire dall’articolo 1 del proprio statuto, l’annientamento dello Stato d’Israele.

Se De jure, e solo in parte, esiste dall’88, de facto lo stato palestinese non ha un vero territorio, né un’unità politica di riferimento; dal momento che negli anni si è spaccato in due fazioni contrapposte. Al Fatah in Cisgiordania e Hamas a Gaza. Questi partiti, rispettivamente di “sinistra” e di “destra”, sono movimenti terroristici che hanno come scopo principale l’uso strumentale della causa palestinese per annientare Israele dalla cartina geografica.

Se andiamo poi ad analizzare le ragioni storiche di questo fantomatico popolo palestinese, scopriremo con grande sorpresa (degli ignoranti) che non è mai esistito nella storia uno Stato arabo in Palestina, né tantomeno un popolo arabo che si identificasse con quel nome.

Andando infatti a ritroso nel tempo possiamo notare che esisteva un Mandato Britannico di Palestina, parte dell’Impero coloniale inglese. Precedentemente alla Prima Guerra mondiale, per secoli vi era la dominazione turca dell’Impero Ottomano. Prima ancora, nel medioevo, arriviamo ai califfati e agli emirati arabi. Insomma, tutto tranne che “palestinesi”.

Andando ancora più indietro, vediamo come gli attuali arabi del medio e vicino oriente altri non sono che gli eredi degli squallidi invasori, stupratori e taglia gola di popoli cristiani e romani di lingua greca; i quali abitavano quelle terre molto prima dell’Egira di Maometto e dei suoi successori.

Studiando la storia si può ben comprendere come gli arabi, sia durante le crociate, sia ora con Israele, sono tutto fuorché vittime!

Si parla spesso di “colonialismo ebraico” a danno dei veri palestinesi, gli arabi.

Anche qui, un’analisi storica appurata ci fa evincere che i veri palestinesi erano i filistei, ovvero dei coloni provenienti da Creta; gli stessi coloni greci che da Creta partirono alla volta della Sicilia, dove fondarono rispettivamente Gela e Agrigento. Anche qui, degli arabi, prima dell’invasione maomettana del medioevo, non v’è traccia.

Ma ignorando le questioni storiche, e venendo all’attualità, molte volte i filopalestinesi hanno argomentato la propria tesi facendo ricorso alle famose “Risoluzioni” ONU, le stesse che garantirebbero l’esistenza di Israele.

Premesso che l’ONU non ha mai risolto nulla, e la cui credibilità è al di sotto dello zero (basti vedere la sua effimera esistenza dinanzi a tragedie del calibro del Ruanda o della Bosnia); penso che utilizzare le Nazioni Unite e il rispetto dei diritti umani solo quando conviene è al quanto ipocrita oltre che disonesto intellettualmente. Soprattutto se i Paesi che invocano tali risoluzioni sono poi i primi a non rispettare altre risoluzioni dello stesso ONU.

Ma analizziamo la questione storicamente. La questione delle risoluzioni Onu a danno dei territori che Israele “occupa illegalmente” quando nasce?

Ora, partendo dal presupposto che gli ebrei in Palestina, a differenza degli arabi, dall’antichità ai giorni nostri ci sono sempre stati, senza soluzione di continuità; va detto, che l’attuale Stato d’Israele esiste, sia de facto che de jure, dal 1948. Ed è da quando è stato fondato che, i Paesi arabi limitrofi prima, e gli arabi palestinesi poi, hanno sempre, e dico sempre, dichiarato guerra ad Israele. Uno potrebbe chiedersi, come mai Israele possiede più territori di quelli che gli furono affidati in origine? La risposta è semplice quanto elementare, Israele ha sempre vinto tutte le guerre votate al suo annientamento, tenendosi, in parte, i territori conquistati GIUSTAMENTE per difendersi dagli attacchi subiti da più parti.

Israele ebbe la gentilezza di restituire alcuni dei territori presi agli arabi invasori, e mise alcuni coloni ad abitare nelle terre rivendicate dagli arabi.

Chiamare “occupazioni israeliane” quelle terre sarebbe come definire abusivo il nostro Alto Adige sottratto al Tirolo austriaco durante la Prima Guerra Mondiale. Cose che succedono quando provi ad invadere un altro paese e poi perdi.

Israele è da quando è stato fondato che si trova in guerra con gli arabi. E questo perché quest’ultimi da sempre sono più interessati a disintegrare Israele che non a creare un vero stato arabo nella regione.

L’uso strumentale degli arabi sulla questione palestinese è da sempre servito per attaccare Israele e rivendicare quelle terre a discapito degli ebrei. La riprova risiede nel fatto che i profughi arabo-palestinesi (che lo ricordiamo, sono lo stesso popolo che abita dalla Giordania al Marocco, o dalla Siria all’Arabia) da sempre vengono scacciati e lasciati a morire dai loro stessi fratelli arabi e musulmani dei Paesi vicini. I quali usano prontamente tragedie umanitarie per far leva sul sentimento antisraeliano. Lo stesso che oggi vede i tagliagola di Hamas farsi strada vigliaccamente dietro ai corpi dilaniati dei bambini di Gaza.

Nel dopoguerra, gli accordi iniziali con inglesi e francesi erano di affiancare ad uno stato ebraico anche uno stato arabo, il cui nome doveva essere Grande Siria; anche questa volta della parola “Palestina” non v’è traccia. Da ciò si evince che gli arabi delle nazioni limitrofe ad Israele hanno da sempre utilizzato la questione palestinese più per fini bellici e propagandistici che non in base all’esigenza di un popolo, che, come si è visto, non è mai esistito al di fuori di quello arabo.

Ora, venendo all’oggi, sulla futura durata del conflitto le stime realistiche dell’operazione militare israeliana parlano di anni.

Questo non deve spaventarci, è tipico della guerra contemporanea, gli eserciti occidentali sono da decenni restii a subire perdite umane, come è avvenuto nelle scorse guerre mondiali; indi per cui i futuri conflitti sul campo saranno sempre più costituiti da lunghi avanzamenti sul terreno, fatti di poche decine di metri. Tutto il resto del conflitto avverrà su altre piattaforme, diverse da quelle ordinarie di un normale campo di battaglia.

La guerra territoriale e marittima di un tempo ha lasciato il posto a quella celeste e cibernetica, fatta di droni, disinformazione, satelliti e attacchi chimico-patogeni. Le atomico-nucleari di deterrenza lasceranno il posto alle armi nucleari e al neutrone usate tatticamente per piegare e disintegrare un’intera area nemica.

Questo ci dà l’immediatezza di quello che ci aspetterà negli anni a venire. Dove oggi l’orrore lo vediamo a Gaza come in Ucraina, domani potrebbe essere “tranquillamente” a casa nostra.

 

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Articolo pubblicato il 04/11/2023