Se i Comuni recuperassero l'evasione fiscale?

L'Opinione di Luigi Cabrino

La normativa fiscale italiana permette ai comuni di partecipare al recupero delle tasse evase col riconoscimento del 50% delle somme recuperate.
Uno studio della Cgia di Mestre evidenzia che pochissimi comuni si avvalgono di questa possibilità.

Nel 2022 dalle amministrazioni locali sono stati scovati soltanto 6 milioni di euro, praticamente lo 0,007 per cento dei 90 miliardi evasi, ei Comuni più grandi sembrano avere poca voglia di contribuire rispetto ai piccoli. Il quadro emerge dall’ultimo rapporto dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).

Nel 2023 lo Stato ha erogato ai Comuni poco più di 3 milioni quale contributo per la loro partecipazione all’attività di accertamento fiscale relativa al 2022, come prevede la legge. L’azione dei Comuni in chiave antievasione riguarda alcuni tributi statali come l’Irpef, l’Ires, l’Iva, le imposte di registro-ipotecarie e catastali. Dei 3 milioni di euro riconosciuti ai Comuni, 2,1 sono stati erogati a capoluoghi di provincia e 900 mila dalle altre amministrazioni.
Ad aver contribuito a recuperare almeno un euro sono stati però solo 265 Comuni su 7.901, il 3,3% del totale. Di questi, 38 sono ubicati nel Mezzogiorno, da cui il fisco ha recuperato 144.824 euro, il 2,4% del totale, restituendo 72.412 euro.

Il Comune più efficiente in termini assoluti è stato un capoluogo, Genova, che ha ricevuto 863.459 euro, poi c’è Milano, con 367.410 euro, Torino con 162.672, poi la ‘piccola’ Prato con 147.243 e Bologna con 99.555. Singolare che tra le prime dieci posizioni vi siano amministrazioni piccolissime, come Maclodio (Brescia) e Guastalla (Reggio Emilia) rispettivamente con 47.660 e 45.087 euro. Roma invece risulta trentesima, avendo recuperato 36.554 euro – e ricevendo la metà, poco più di 17mila – dietro a Comuni decisamente più piccoli: al 28/o posto c’è ad esempio Marano sul Panaro, in provincia di Modena. Pesante la differenza con la miseria di 1.892 euro recuperati a Messina, 1.458 a Palermo, 651 a Napoli o 301 ad Agrigento.

Senza contare che Caltanissetta, Catania, Taranto, Cosenza, Caserta e Foggia non sono stati in grado di contribuire al recupero nemmeno di un euro. Le somme sottratte agli evasori in questi ultimi anni sono sempre stati comunque molto modesti: dal 2014, che ha raggiunto il picco di 21,7 milioni, si è scesi agli 11,4 del 2018 e successivamente ai 6,5 del 2020.

C’ è una difficoltà pratica in questo sistema, e cioè che le segnalazioni al fisco da parte dei Comuni dovrebbero essere “puntuali, circostanziate”; servirebbe personale formato e qualificato a svolgere questa attività ‘investigativa’. Ma ai Comuni serve piuttosto recuperare l’evasione dei tributi locali, come l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno.

Eppure vi sarebbero delle tipologie di evasione facilmente individuabili, ad esempio quelle sull’abusivismo edilizio, che a livello nazionale tocca il 15,1%.

“Se solo una parte di queste irregolarità fosse stata comunicata secondo le procedure all’Agenzia delle Entrate – è la convinzione della Cgia – molti Sindaci avrebbero più soldi a disposizione, mentre i cittadini onesti, che sono la maggioranza, avrebbero servizi migliori e tasse locali più leggere”.

Luigi Cabrino 

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Articolo pubblicato il 16/11/2023