La vera causa del continuo e irrisolvibile conflitto palestinese

Un’analisi che offre un approfondimento storico-politico del conflitto

 

L’operazione militare di reazione-invasione, voluta dal governo di Israele  contro l’organizzazione terroristico-palestinese Hamas , in seguito alla strage e al sequestro di ostaggi da parte questa del 7 ottobre 2023 nel territorio al confine della striscia di Gaza, ha riportato all’ordine del giorno la drammatica situazione di cronica instabilità e di conflitto latente in questo teatro medio-orientale.

La questione irrisolta, che continua a scatenare una pericolosa tensione tra la comunità israeliana e palestinese, è antica e sostanzialmente di natura storico-cultural-antropologica. Due popoli di cultura, religione, visione e organizzazione  dello Stato diverse  e distanti, avrebbero dovuto realizzare legittimamente due Stati indipendenti e reciprocamente riconosciuti. Questo progetto purtroppo non è avvenuto, se non per Israele, ma in condizioni di costante e pericoloso accerchiamento dei suoi discussi confini.

Tuttavia c’è un problema originario e cruciale che impedisce la realizzazione del progetto di pacificazione: il mondo islamico non vuole riconoscere che gli Ebrei vivevano nel territorio, oggi denominato Palestina, organizzati in istituzioni statali, già 2000 anni avanti Cristo. La stessa narrazione biblica lo conferma.

Il motivo, che è anche la vera causa dell’esplodere dei conflitti, sta nel non riconoscere agli Ebrei/Israeliani il diritto naturale di "precedenza" e pertanto legittimati ad esistere e a rivendicare questo territorio.

La storia insegna che l’Islam giunse in questo territorio conteso con il dilagare degli eserciti arabi conquistatori nel 637 dopo Cristo. Pertanto sostenere che gli Ebrei/Israeliani non hanno il diritto ad avere  uno Stato, in quanto arrivati come “immigrati” solo nel novecento e dopo l’Olocausto, è un falso storico, una volgare propaganda negazionista che serve ad alimentare l’irrazionalità e l’odio. Se vale il principio della priorità temporale dell’insediamento storico, il popolo d’Israele vanta, senza ombra di dubbio, un primato incontestabile.

In ogni caso questa incredibile e feroce diatriba continua a dividere l’opinione pubblica nazionale e internazionale in un crescendo che tende a rendere incerta e sempre in discussione, la verità storica.

In merito è interessante considerare la documentazione storico-diplomatica di un collaboratore (John Battista) di Quora – (piattaforma-forum) del 9-11-2023, che riporto integralmente e che potrebbe offrire argomenti oggettivi per una pacata riflessione su questa “vexata quaestio”. 

Buona lettura.

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Perché i palestinesi non si mettono l'anima in pace e non la finiscono di fare la guerra a Israele?

La questione è molto semplice.

Innanzitutto smitizziamo la storia che in Palestina non c'erano gli ebrei.

I primi kibbutz (tipiche comunità ebraiche dedite all'agricoltura e all'allevamento con un sistema amministrativo di tipo comunista - socialista) sono sorti in Palestina nel 1910.

Kibbutz - Wikipedia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Kfar Masaryk Mishmar HaEmek Il kibbutz , talvolta kibbuz o kibuz in italiano (dall’ ebraico: letteralmente: riunione, comune ) è una forma associativa volontaria di lavoratori dello Stato di Israele , basata su regole rigidamente egualitarie e sul concetto di proprietà collettiva. [1] Comunità agricole a gestione collettiva, sono sorte in Palestina per opera del movimento sionista a partire dal 1909-10 e affermatesi poi nello Stato di Israele. In senso più concreto, il terreno su cui ciascuna comunità è stanziata e l’insieme di beni e strutture che ne fanno parte e che sono proprietà collettiva dei suoi membri. Il kibbutz è nato come ideale socialista di eguaglianza e di lavoro a favore della comunità; questo comporta, per ogni singolo individuo appartenente al kibbutz, l'obbligatorietà di lavorare per tutti gli altri; ricevendo in cambio, al posto di denaro, solo i frutti del lavoro comune, evitando così alla collettività di cadere nelle mani di quello che viene considerato il consumismo di stampo occidentale. L'associazionismo in forma di kibbutz risale all'inizio del XX secolo con la fondazione di Degania a sud del Monte Ehilam , nei pressi del lago di Tiberiade , avvenuta nel 1909. Il kibbutz è stato uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele, sia per la forte carica ideologica socialista sia per il fattore innovativo che portava in un'area in cui l' agricoltura era a puri livelli di sussistenza . Dopo la fondazione dello Stato, i kibbutz (il plurale in ebraico è kibbutzim) israeliani hanno conosciuto un periodo di declino, dovuto sia a compromessi ideologici, quali la necessità di impiegare lavoro salariato esterno, sia alla concorrenza delle imprese a carattere privato, sia infine a una cattiva gestione in periodi di crisi economica. Se inizialmente i kibbutz si occupavano solo di attività agricole, si sono poi sviluppati seguendo anche progetti manifatturieri e lavorazioni di materie plastiche e di elettronica . [2] Nel 2010 c'erano in Israele 270 kibbutz. Le loro fabbriche e le loro aziende agricole arrivavano a costituire il 9% del prodotto industriale (8 miliardi di dollari) e il 40% del prodotto agricolo (oltre 1,7 miliardi di dollari). Panorama del Kibbutz Barkai nella regione di Wadi Ara La direzione del kibbutz è formata da un numero ristretto di persone, e le decisioni vengono prese nell'assemblea generale. L'ordinamento interno riguardante l' educazione dei bambini era fino a non molti anni fa piuttosto ferreo, in quanto non potevano nemmeno vivere assieme alla famiglia ma in una struttura chiamata La casa dei bambini, il nome dato nei kibbutz israeliani al luogo dove i figli dei membri della comunità venivano allevati fin dai primi mesi di vita e in cui abitavano più o meno fino all'adolescenza. [1] [3] ( EN ) Baratz, Joseph. A Village by the Jordan: The Story of Degania . Tel Aviv: Ichud Habonim, 1956. ( EN ) Bettelheim, Bruno. The Children of the Drea

https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Kibbutz&oldid=136237546

Quindi gli ebrei c'erano e la Palestina era terra di nessuno o, meglio, una terra amministrata dagli inglesi su mandato delle Nazioni Unite. Non c'era uno stato palestinese. Nessuno ha rubato a nessuno.

L'ONU decise di crearvi due stati: uno palestinese, che desse dignità statale agli arabi palestinesi e uno ebraico, che desse dignità statale agli ebrei.

E pensò questo:

 

 

Vi sembra malvagia come idea? I palestinesi arabi avevano tre "pezzi" ed erano dei gran bei pezzi.

Un pezzo, comprendente Gaza, si affacciava parte sul Mediterraneo e parte confinava con gli storici amici arabi egiziani. L'altro pezzo, comprendente la Cisgiordania, si affacciava sul Mar Morto e confinava con i ricchi amici arabi giordani. Il terzo pezzo si affacciava anch'esso sul Mediterraneo e confinava con il prosperoso e frizzante Libano, pure arabo. I tre territori erano connessi tra loro e poi c'erano anche l'exclave di Jaffa e la condivisione di Gerusalemme.

Agli ebrei veniva assegnata un po' di terra in più, ma si trattava in gran parte del deserto del Negev e comunque va considerato che i palestinesi potevano fare affidamento sui loro confinanti arabi. Arabi che già avevano avuto parecchio, perché quelle nazioni, Egitto, Giordania, Libano, erano di fatto colonie europee che venivano restituite ai loro popoli mentre gli ebrei avevano solo sè stessi e quella terra isolata nel deserto.

Inoltre, il piano ONU prevedeva una cooperazione dei due stati sul piano economico e su quello amministrativo per gestire l'economia, i commerci, le linee di comunicazione.

Leggetela tutta, la Risoluzione 181, perché sono certo che moltissimi ne parlano e pochissimi la conoscono sul serio:

Palestine plan of partition with economic union - General Assembly resolution 181

Resolution 181 (II). Future government of Palestine   A   The General Assembly,  

https://www.un.org/unispal/document/auto-insert-185393/

Poteva funzionare?

Certo che poteva funzionare. Ma gli arabi non l'accettarono. Badate: gli arabi confinanti, non i palestinesi. Molti palestinesi l'accettarono e diventarono neocittadini dello Stato di Israele. Arabi israeliani. Oggi rappresentano più del 20% dei cittadini israeliani.

Gli arabi non permisero la creazione di uno stato palestinese e attaccarono Israele. Da tutte le parti, con una superiorità schiacciante.

Israele vinse.

E conquistò territori a spese degli arabi palestinesi, che avevano perso.

Quindi i territori a disposizione dei palestinesi, per colpa della loro decisione di muovere guerra contro Israele, si ridussero da così a così:

E, badate bene, quel che resta del pezzo verde che si chiama Striscia di Gaza fu occupato in realtà dall'Egitto e quel che resta del pezzo verde che si chiama Cisgiordania fu annesso dalla Giordania.

Quelli sono i confini del 1967, oggi riconosciuti dall'ONU.

Non contenti, gli arabi ci riprovarono e nel 1967 ci fu un'altra guerra e gli arabi persero anche questa volta e Israele occupò anche quel che restava di Gaza e della Cisgiordania.

Gaza l'ha restituita nel 2005 ai palestinesi, ma la Cisgiordania è ormai colonizzata da centinaia di migliaia di coloni ebrei e sarà molto difficile che torni ai palestinesi.

In altre parole, gli arabi palestinesi hanno perso già quasi tutto per colpa del loro accanimento nel voler distruggere Israele.

E adesso, con la nuova guerra che hanno scatenato, rischiano di perdere anche quel po' che gli rimane.

Sì, dovrebbero mettersi l'animo in pace e cercare una coesistenza pacifica con Israele.

Ma forse è troppo tardi anche per questo.

 

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Articolo pubblicato il 30/11/2023