La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

31 gennaio 1980 – Uccisione di Carlo Ala, sorvegliante alla Framtek di Settimo Torinese (TO)

Il nostro ricordo delle vittime torinesi del terrorismo, iniziato con l’agente di custodia Giuseppe Lorusso, prosegue con Carlo Ala, assassinato il 31 gennaio 1980, a Settimo Torinese (Torino).

Carlo Ala, nato a Brandizzo (Torino) il 7 agosto 1920, lavora come sorvegliante allo stabilimento di Settimo Torinese della ditta Framtek, azienda produttrice di molle e balestre per auto e autocarri del Gruppo Fiat. È sposato con Italina e ha tre figlie, Cristina di 26 anni, Caterina di 24 e Maria Pia di 21, ed è molto vicino alla pensione, visto che gli mancano tre soli mesi.

La sera del 31 gennaio 1980, sta svolgendo il suo turno di sorveglianza con il collega Giovanni Pegorin, di 39 anni, e nella guardiola ci sono anche Mario Lutri, agente dell’istituto di sorveglianza “Orione”, e Pasqualino De Marchi, l’autista dell’autobus che ha trasportato in ditta i 40 operai impegnati nel turno di notte.  

Alle 21:50, emergono dall’oscurità quattro individui armati che prendono in ostaggio i sorveglianti e li spingono nella guardiola. Altri due terroristi, entrati dal cancello, si dirigono al fabbricato dove si trova l’infermeria. Lanciano delle bottiglie incendiarie contro la parete di fondo che crolla ridotta a pezzi mentre si levano alte fiamme, col rischio – per fortuna evitato - di provocare l’esplosione della retrostante centralina del metano che potrebbe determinare lo scoppio dei quattro altoforni di fusione dell’acciaio della Framtek e il conseguente massacro degli operai al lavoro.

Gli assalitori tornano nella guardiola e concentrano la loro attenzione sui sorveglianti Ala e Pegorin: i due indossano l’uniforme di custodi e sono stati identificati come “sbirri”. Fanno sdraiare Ala al centro della stanza, trascinano Pegorin oltre un divisorio e fanno sdraiare anche lui. Sparano alle gambe di entrambi, quello che si occupa di Ala appare particolarmente accanito, lo colpisce con otto colpi provocando la recisione dell’arteria femorale. Pegorin è ferito in modo più leggero.

Poi si allontanano su due auto. L’agente Mario Lutri, dopo essersi ripreso dall’iniziale disorientamento, li insegue e spara alcuni colpi di pistola, senza risultato, alle due auto in fuga.

I due feriti sono trasportati all’ospedale Maria Adelaide, dove Carlo Ala giunge morto per dissanguamento.

Il commando si è dichiarato come «gruppo di fuoco comunista» durante l’aggressione, in seguito rivendicata dai Nuclei Comunisti Territoriali.

Carlo Ala è il primo dipendente del gruppo Fiat assassinato da terroristi. Il suo omicidio è considerato l’ultimo atto rilevante dei Nuclei Comunisti Territoriali.

Nel comune di Brandizzo, a Carlo Ala è stata intitolata una piazza del centro.

È stato ricordato da Claudio Giacchino nel suo libro “Venti di terrorismo. La Torino del sangue innocente” (Graphot, 2023).

L’autore dà voce alle vittime e attribuisce a Carlo Ala queste amare considerazioni: «I carnefici sono stati tutti presi ben presto, se la sono cavata a buon mercato, quello che ha fatto il mortale tirassegno alle mie gambe era già libero al processo che gli ha inflitto nove anni. Un anno un mese e quindici giorni per avermi assassinato, un anno un mese e quindici giorni per ciascuna delle otto pallottole che mi ha sparato …».

 

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Articolo pubblicato il 31/01/2024