Scholz ed altri leader europei: più armi all'Ucraina

L'Opinione di Luigi Cabrino

Il vero problema dell' approccio europeo ed occidentale alla guerra in Ucraina è stato, da un lato, sposare la causa dell' Ucraina aggredita in modo assolutamente acritico pensando di risolvere la crisi inviando armi su armi e dall' altro , negli opposti schieramenti, schierarsi in maniera altrettanto acritica dalla parte della Russia. Sia ben chiaro, c'è stato un aggressore ed un aggredito, ma la situazione è molto più complessa di una partita di Champions da guardare alla TV in cui tifare per una squadra piuttosto che per un'altra.

Inoltre conflitti deflagrati in Medio Oriente ed in espansione preoccupante, secondo alcuni analisti, sono una conseguenza indiretta del "la" dato con l'inizio della guerra russo ucraina nel febbraio 2022.
Non è presente nelle analisi, se non in minima parte, una posizione che rifiuti la guerra senza necessariamente dover tifare per gli uni o per gli altri.

Negli ultimi mesi si è assistito a qualche timido accenno ad un ipotetico negoziato di pace tra russi ed ucraini, ma le posizioni restano polarizzate, e la guerra, purtroppo, non è questione di tifo. Non incoraggiano certo ad una posizione di dialogo le posizioni espresse dal cancelliere tedesco Scholz e da altri leader europei; in una lettera aperta hanno chiesto più armi e più in fretta per l'Ucraina.

In una lettera congiunta, pubblicata dal Financial Times e ripresa da Askanews alcuni leader europei hanno chiesto di raddoppiare gli sforzi per armare l’Ucraina. “Si profilano problemi cruciali: l’Ucraina non dispone di sufficienti munizioni di artiglieria. E gli impegni per il sostegno militare rischiano di non soddisfare le esigenze” del Paese, hanno affermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro danese Mette Frederiksen, il primo ministro ceco Petr Fiala, il primo ministro estone Kaja Kallas e il loro omologo olandese, Mark Rutte, precisando che “non vi è alcuna indicazione che la guerra finirà presto”.

I leader europei hanno anche definito la loro incapacità di fornire all’Ucraina 1 milione di proiettili di artiglieria entro la fine di marzo 2024, “la dura verità”, e hanno ribadito che “se i soldati ucraini vogliono continuare a combattere, il bisogno di munizioni rimane schiacciante”. “Dobbiamo rinnovare la nostra determinazione e raddoppiare i nostri sforzi per garantire il nostro sostegno per tutto il tempo necessario. Ciò che è urgente oggi è fornire munizioni e sistemi d’arma, compresi obici, carri armati, UAV e difesa aerea, di cui l’Ucraina ha urgentemente bisogno sul campo”

hanno affermato nella lettera congiunta. Scholz, Fiala, Frederiksen, Kallas e Rutte hanno precisato inoltre che le armi ordinate oggi non raggiungeranno il campo di battaglia in Ucraina prima dell’inizio del prossimo anno.

“Dobbiamo quindi insistere sulla ricerca di modi per accelerare la consegna dei colpi di artiglieria promessi all’Ucraina. Ciò può avvenire attraverso la donazione delle scorte esistenti o l’approvvigionamento congiunto di munizioni attraverso le nostre industrie della difesa. Questo richiede l’espansione delle capacità industriali in Europa attraverso contratti quadro di appalto e investimenti sostenibili da parte degli Stati membri. Anche i paesi partner potrebbero svolgere un ruolo importante e sono invitati a unirsi al nostro sforzo collettivo”, hanno aggiunto, ricordando che i loro paesi hanno partecipato attivamente alle donazioni all’Ucraina e hanno promesso di continuare i loro sforzi.

“La nostra capacità di continuare a sostenere la difesa dell’Ucraina, sia durante l’inverno che a lungo termine, è decisiva. In effetti, è una questione che riguarda la nostra comune sicurezza europea”, hanno affermato.
Nell'ultimo anno sono stati fatti pressanti appello alle forniture di armi all' Ucraina per sostenere una controffensiva che, per stessa ammissione dei vertici militari ucraini, non ha portato nessun successo.

Un sano realismo, oltre ad un rifiuto della guerra e di ogni guerra (peraltro affermato nella nostra costituzione), dovrebbe portare i leader europei ad una forte azione diplomatica , sorretta da "armi" negoziali e commerciali, che porti non alla vittoria degli uni o degli altri, ma alla fine delle ostilità; e alla vittoria , questa sì, delle persone comuni ucraine e russe che di guerra ne hanno abbastanza.

È un dato di fatto che la linea seguita finora dalle cancellerie europee ed occidentali non ha portato nessun risultato.

Luigi Cabrino 

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Articolo pubblicato il 02/02/2024