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Politica Nazionale
Governo - La “Mia” disarciona il reddito di cittadinanza
Tutti i particolari del provvedimento
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 13/03/2023

Il Reddito di cittadinanza si prepara a cambiare pelle. Il governo di Giorgia Meloni per il contrasto alla povertà è infatti pronto a varare il Mia, ovvero Misura di inclusione attiva, sorta di spin off della creatura cara al Movimento Cinque Stelle, che tante truffe e sconcezze ha generato.

Com’è noto, il Reddito andrà a scadenza naturale a fine 2023, visto che dal 2024 non verrà rifinanziato; adesso cambia la durata del nuovo sostegno e ci sarà la divisione in due categorie con quote a scalare: occupabili e famiglie povere senza possibilità di lavorare.

Per i primi il tetto massimo di sussidio sarà di 375 euro mentre per le seconde l’importo base sarà di 500 euro. La misura dovrebbe arrivare presto in Consiglio dei ministri ed essere attiva già a settembre.

I potenziali beneficiari, in linea con quanto deciso con la manovra, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile.

Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni, ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età.

In sostanza, gli occupabili (stimati in 300 mila nuclei monofamiliari più 100 mila nuclei con più membri),  beneficiano dell’attuale Reddito al massimo per 7 mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre. Scaduta la prestazione, il richiedente potrà presentare la domanda per la Mia: che però, per loro, sarà meno generosa e avrà una durata inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza e anche alla Mia, di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili.

Mentre per i poveri tout court la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi (come ora il Reddito) per gli occupabili non più di un anno. Ma la proposta del governo dovrebbe recuperare anche l’idea del “decalage” avanzata alcuni mesi fa dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

Il nuovo sussidio, in sostanza, non si potrà più chiedere a ripetizione, come il Reddito, ottenendo ogni volta altri 18 mesi di assistenza. Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese.

Tralasciamo le polemiche dei grillini seguite dal PD ed estrema sinistra, già sbraitate a fine anno con l’approvazione della legge di Bilancio, che si riacutizzeranno in concomitanza con la discussione delle nuove misure .

Il reddito di cittadinanza, che per qualche commentatore ha salvato migliaia di famiglie dalla povertà, è subito stato fruito anche da giovani che hanno abbandonato rapporti di lavoro ufficiali per lucrare sul reddito di cittadinanza e lavorare in nero aumentando l’esercito degli evasori fiscali.

Cosa dovrebbe fare il governo, in concomitanza all’adozione di queste modifiche sostanziali?

Premesso che  tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura ai servizi, turismo ed industria, lamentano la mancanza di  migliaia di lavoratori, il governo dovrebbe cercare di mettere in contatto, con strumenti agili e professionali, la domanda con l’offerta di lavoro per ridurre l’impatto dell’immigrazione e togliere l’alibi a chi non lavora sostenendo che il lavoro non  si trova.

Così pure ridurre sussidi ed erogazioni straordinarie a vantaggio di ex lavoratori di aziende decotte che non riprenderanno mai l’operatività, per indurre i beneficiari ad occuparsi in altre attività.

Oggi purtroppo le agenzie per l’impiego sono fossilizzate dalle vecchie concezioni degli uffici di collocamento che non hanno mai compreso l’evolversi del mondo di lavoro, a partire dalle nuove professionalità  richieste del mercato.

Solo cambiando registro, facilitando la collocazione del lavoratori e potenziando la formazione tecnica e gli uffici di orientamento attitudinale per i giovani, la nostra economia potrà trarne profitto. Così le speculazioni politiche in materia risulterebbero definitivamente stoppate.

Vedremo nei prossimi mesi se la volontà politica saprà superare gli steccati della burocrazia e dell’incomprensione.

 

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