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Politica Nazionale
Il Governo fa partire la riforma del fisco
La parola al confronto in Parlamento
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 17/03/2023

Approvato il disegno di legge delega che darà al Parlamento due anni di tempo per partorire un riassetto  che parta dall’Irpef e sopprima l’Irap.

Dopo le tante enunciazioni a vuoto degli ultimi anni, il Governo Meloni da avvio alla riforma del fisco.

Ieri nel tardo pomeriggio il Consiglio dei ministri, tra gli altri argomenti all’odg, ha licenziato il disegno di legge “Delega al Governo per la riforma fiscale” , che dà al Parlamento un massimo di due anni per allestire un riassetto tributario di ampio respiro.

Così potrà iniziare l’iter parlamentare mentre i decreti delegati, che conterranno la disciplina attuativa dei principi espressi nella stessa delega, saranno adottati entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

La delega fiscale approvata dal Cdm “riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni 70. Le nuove regole, operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega, vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni e instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo mirato tra le parti secondo le esigenze di cittadini e imprese”. È quanto si legge in una nota del Mef. 

“Con la riforma dell’Irpef si garantisce l’equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale, passando da 4 a 3 aliquote e con l’obiettivo della flat tax per tutti. Inoltre viene garantita la razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema Irpef (Redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi).

La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci) e l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro)” prosegue il Mef in merito all’approvazione della legge delega per la riforma fiscale in Consiglio dei ministri. 

“Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e\o assume. Ci sarà anche una graduale eliminazione dell’Irap” continua la nota. “Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva”.

Nella revisione delle sanzioni penali tributarie si darà specifico rilievo all'ipotesi di "sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso", si indica nella bozza della delega al governo per la riforma fiscale, che fissa i principi e criteri per la revisione del sistema sanzionatorio tributario, sia amministrativo che penale.

Per le sanzioni penali, inoltre, si indica di attribuire specifico rilievo anche "alle definizioni raggiunte in sede amministrativa e giudiziaria ai fini della valutazione della rilevanza penale del fatto".

Il governo, comunque, lavora alla saldatura tra lavoratori e imprese, proprio per ottenere la massima convergenza sulla riforma che verrà. Dopo il confronto di pochi giorni fa con i sindacati sui principi della delega, ad inizio settimana sono stati ricevuti a Palazzo Chigi i rappresentanti delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, che “hanno espresso un parere positivo per una riforma organica e completa, fornendo importanti e concreti contributi al dibattito”.

L’esecutivo, nel ribadire “la disponibilità al confronto, che proseguirà per tutto il processo di approvazione della riforma e confermando la volontà di fissare tavoli su ogni stato di avanzamento dei lavori”, ha incontrato i rappresentanti di Confindustria, Abi, Confapi, Confimi Industria, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Cia-Agricoltori Italiani, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Federterziario, Confeservizi, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri.

A seguire, il confronto si è svolto con i rappresentanti di Ania, Ance, Confedilizia, Alleanza Cooperative, Confcooperative, Unicoop, Cndcec (Commercialisti), Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Confprofessioni, Assoprofessioni, Anti (Tributaristi Italiani), Consiglio Nazionale Notariato, Assogestioni.  

Si preannuncia l’opposizione durissima di PD, grillini ed estrema sinistra e della CGIL

Il documento approvato dl governo si divide in quattro parti, 21 articoli e due anni di tempo per cambiare tutto il fisco: con un’Irpef a tre aliquote, considerata come primo passo verso la flat tax da applicare alla principale imposta italiana, un tetto agli sconti fiscali parametrato al reddito, l’Ires che si sdoppia per riservare un’aliquota agevolata (si punta al 15%) per gli investimenti in beni strumentali innovativi e in occupazione, l’Iva riordinata per ridare razionalità alla geografia dei panieri e azzerata per i beni di prima necessità e l’Irap che si trasforma in una sovraimposta sull’Ires.

Il ministro Giancarlo Giorgetti ha presentato in Cdm, che ha approvato il Dpcm, la nuova organizzazione del Mef. In particolare il Dpcm prevede un nuovo dipartimento (“dipartimento dell’economia”) a cui sono attribuite competenze in materie di interventi finanziari nell’economia (tra gli altri nei settori delle infrastrutture, sostegno all’export, garanzie pubbliche, sostegno sociale e all’expo), valorizzazione del patrimonio pubblico e gestione delle partecipazioni societarie dello Stato e tutela degli attivi strategici.

La parola al confronto in Parlamento!

 

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