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L’uomo, i misteri e l’ignoto
Magia delle crystal bowls
Un tuffo nel profondo attraverso sensazioni insolite
Articolo di Chicca Morone
Pubblicato in data 07/09/2023

Se dovessi invitare una persona a un concerto di crystal bowls non avrei dubbi nel chiarire che si tratta di un viaggio interiore, un viaggio nell’inconscio, condotto dolcemente da suoni e ultrasuoni in grado di riconnettere ognuno alla propria vibrazione più profonda.

 

Tale è stata la mia esperienza negli anni Novanta, quando per caso l’editore Vanni Bertello, mentre mi trovavo nel suo negozio dal nome emblematico “Psiche”, ha insistito perché partecipassi a una sessione di questi strani strumenti, eseguita da una ancora più strana terapeuta.

 

Mi sono presentata nel luogo indicato pervasa da tutta l’ironia del caso, per restare letteralmente folgorata alle prime vibrazioni: la sensazione è stata di essere gettata nello spazio, come fossi caduta da una navicella in viaggio verso la luna, immersa in colori violentissimi che apparivano e scomparivano nel buio.

 

Risvegliata dopo quasi un’ora - e sotto shock - ho deciso subito di seguire gli insegnamenti di Awahoshi Kavan, terapeuta di origini nativo-americane e contemporaneamente cecoslovacche, una persona decisamente alternativa, riuscendo - dopo molto tempo e un percorso non proprio facile - a “sentirmi pronta” per usare questi strumenti.

 

Il concetto di “sentirmi pronta” è il fulcro sul quale si è mosso il mio avvicinarmi a tale tecnica: infatti gli effetti fisici tanto su chi fa vibrare gli strumenti, quanto su chi viene avvolto da tali frequenze sono visibili immediatamente.

 

Piena di sacro furore, appena entrata in possesso di tali oggetti magici, ho portato la mia esperienza in un congresso qui a Torino dove si parlava della vita oltre la vita: un pubblico interessatissimo a fine intervento mi ha chiesto di poter sperimentare singolarmente in luogo separato questa nuova forma di conoscenza.

Così in un piccolo separé ho iniziato la condivisione, finché qualche accelerazione di battito cardiaco mi ha suggerito una pausa.

Non dimenticherò la notte seguente in cui, seduta nel letto, non riuscivo a prendere sonno e mentre le ore passavano era come se io avessi raggiunto la giornata seguente.

Per 36 ore non c’è stato verso di chiudere gli occhi e lasciarmi andare nelle braccia di Morfeo.

 

Interessante, come esperienza, ma da non ripetere…  

 

Il problema è che spesso la connessione profonda con noi stessi è debole perché abbiamo dimenticato la matrice più autentica, quella che ci lega alla Natura e ci rende liberi dall’apparire: ritornare all’essenziale è un salto nel buio, soprattutto perché continuare a vivere immersi nel quotidiano, non proprio spirituale, non ci prepara a conoscenza improvvisa di luoghi non percepibili dalla mente.

 

Tutto questo è una sfida importante, anzi, è la Sfida.

 

Difficilmente si può restare indifferenti a questi suoni: la reazione è immediata, perché agiscono a livello profondo senza che ci sia la possibilità di controllare quanto avviene.

 

Penetrano in modo dolce saturando squilibri sul sistema nervoso, su quello circolatorio, ma soprattutto riequilibrando la comunicazione tra i due emisferi cerebrali.

Il tutto avviene in modo inspiegabile e sinceramente non sono interessata a sapere se la frequenza a cui vibra una campana di cristallo attivi la serotonina piuttosto che altro: a me basta vedere gli occhi di chi ha ricevuto questo “trattamento” per essere felice di avere aiutato a una persona a sbloccare, almeno per un po’, quel qualcosa che non le permetteva una completa serenità.

 

La trasformazione è un processo affascinante non solo per chi ne è attore.

 

Come non esiste una persona identica a un’altra (persino nella scrittura i gemelli omozigoti hanno tratti grafologici diversi) così anche le crystal bowls possono essere simili, ma non uguali: note e overtone spesso non percepibili dall’orecchio si alternano anche nelle armonie.   

 

Queste portatrici di luce sono composte di silicio unito a una minima percentuale di altri minerali come lapislazzuli, ametiste, rubini, zaffiri, agate polverizzati e fatti scendere in una ciotola rotante in un forno ad altissima temperatura: ognuna ha una nota e armoniche diverse, non definibile in precedenza.

 

Può suscitare un moto di ironia il fatto che io le definisca “molto indipendenti” ma la mia esperienza le fa definire “vive di vita propria”, visto che può capitare che durante un concerto non entrino in risonanza e una resti muta!

 

E se i Pitagorici usavano la musica per curare anima e corpo…  posso seguire l’esempio e sorridere soddisfatta se un amico riesce a “polverizzare” un calcolo renale, senza dover passare attraverso una colica o il laser, semplicemente al suono delle crystal bowls con buona pace di chi ne preferirebbe un protocollo “scientifico”.

 

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