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L’uomo, i misteri e l’ignoto
A Natale dobbiamo guardare l'umiltà di Dio
Riflessione di Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa, sulla situazione in Medio Oriente.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 23/12/2023

Ciò che sta accadendo in Medio Oriente sta addolorando – e non poco – tutte le persone di fede Cristiana che, in un modo o nell’altro, sentono il loro legame con Gerusalemme e con i luoghi in cui Gesù è vissuto ed ha predicato il suo messaggio d’amore.

Incontrando i fedeli, convenuti a Roma per celebrare l’Avvento, Jorge Mario Bergoglio ha detto: la vostra rappresentazione del presepe “dev’essere vissuta in solidarietà con questi fratelli e sorelle che soffrono tanto. Per loro si preannuncia un Natale di dolore, di lutto, senza pellegrini, senza celebrazioni. Non vogliamo lasciarli soli. Siamo loro vicini con la preghiera, con l’aiuto concreto e anche con il vostro Presepe Vivente, che ricorda a tutti come la sofferenza di Betlemme sia una ferita aperta per il Medio Oriente e per il mondo intero. Questo Natale pensiamo alla Terra Santa”.

Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa dell’Ordine dei Frati Minori, in questo momento di grande sofferenza per i Cristiani del Medio Oriente, ha detto: “Le conseguenze della guerra sono evidenti: mancano i pellegrini e di conseguenza manca il lavoro. Questo rende il Natale delle famiglie di Betlemme tutt’altro che gioioso. Dobbiamo riscoprire le motivazioni vere e più profonde per far festa. La gioia del Natale ci viene dal fatto che il Figlio di Dio si è umiliato: non è la gioia dei trionfi, ma la gioia del comprendere la grandezza di un amore che si umilia. San Francesco nei suoi scritti, riferendosi al mistero dell’Incarnazione e dell’Eucaristia, dice: “Guardate fratelli l’umiltà di Dio”. Noi dobbiamo guardare l’umiltà di Dio”.

Specialmente in questi momenti di grandi sofferenze e tribolazioni bisogna lasciare un momento da parte il Natale consumistico per tornare alla linfa, al centro, al vero senso della solennità. Natale è la festa del dono (non quello materiale), è la donazione dell’amore vissuto nella sua forma più sacra che è quella della gratuità.

Per questo motivo Fra Francesco Patton (nella foto a sinistra) insiste nel dire che: “San Francesco ci aiuta a capire da un lato il valore dell’Eucarestia e dall’altro il valore dell’incarnazione, mettendoli in relazione. Quello che Francesco celebra a Greccio è l’Eucarestia, in un contesto che ripresenta la scena di Betlemme. Francesco era stato pellegrino in Terra Santa tra il 1219 e il 1220. Probabilmente aveva avuto la possibilità di vedere la Grotta di Betlemme e aveva avuto questa intuizione: il Figlio di Dio che si è incarnato a Betlemme, nascendo da Maria, è lo stesso che si fa piccolo e si offre a noi quotidianamente attraverso l’Eucarestia e in questo modo nutre la nostra vita”.

Con questi pensieri dall’alto valore spirituale ci si prepara al Natale. Si attende la notte santa in cui il Figlio di Dio viene alla luce, facendosi bambino, per condividere con l’umanità il patire e la sofferenza.

In tempo di guerra, di persecuzione, di fame, di ristrettezze economiche, non si può non pensare a chi ha davvero molto poco per cui gioire. Eppure, nonostante l’immensa sofferenza che vi è nel Medio Oriente, ci sono migliaia di fedeli Cristiani, Ortodossi e Copti che – sotto le raffiche dei mitra e i boati delle bombe – come le prime comunità cristiane nelle catacombe, si preparano con la preghiera e l’adorazione al 25 dicembre.

A loro, noi che siamo in un Paese in pace, dedichiamo un pensiero e un affettuoso ricordo.

 

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