Sembrerà strano, ma anche a Torino sta nascendo ufficialmente un club di nudisti/scambisti e proprio sulle rive del Po; perché, a detta dell’organizzatore, nella città “il mercato è fiorente”.
Il giovane proprietario ne parla con cognizione di causa, visto che da vent’anni è titolare dell’Hollywood, un locale con simili caratteristiche e che negli ultimi tre anni avrebbe “collezionato centocinquantamila soci”.
In effetti, che il sostrato sabaudo pullulasse di “riunioni a invito” - non proprio tutte così cristalline - era immaginabile, ma la scusa dell’affiliazione per “poter prendere il sole nude” di alcune signore farebbe proprio sorridere, non fosse avvilente.
Il club verrà inaugurato in estate, in modo che anche le tanto deprecate zanzare possano partecipare all’orgia.
Confesso: mi piacerebbe assistere al rito con il quale la proprietà, che ha deciso di investire centinaia di migliaia di euro in una tale impresa, consacrerà e consegnerà alla frotta di subalpini desiderosi di ampliare le loro conoscenze senza tema del penale (ooops! Absit iniuria verbis), un luogo di libertinaggio in prossimità della Chiesa della Madonna del Pilonetto: pare che le prenotazioni siano molteplici e che giungano non solo dal capoluogo.
Al grido “Basta tabù” viene istituito un ritrovo per persone che evidentemente non hanno capito bene quello che stia succedendo attorno a loro: abbronzarsi senza veli è operazione di estrema importanza, quando ci sono famiglie che non arrivano a fine mese e che alla cassa del supermercato a volte sono costrette a scegliere di quale prodotto fare a meno, per mancanza di contante.
La famiglia, eh già, quella istituzione da abbattere per poter rendere la persona libera, priva di quei legami che potrebbero impedire il completo asservimento ai diktat imposti da chi sa quale sia il nostro bene.
Quella stessa istituzione che invece rende Jannik Sinner, un giovane campione di tennis, così consapevole dell’importanza del sostegno dei suoi genitori, tanto da non aver bisogno di apparire sul palco dell’Ariston per essere qualcuno; e “ubbidisce” alle loro aspettative nei suoi confronti, perché a lui chiedono solo di essere felice, non necessariamente un campione!
Perché è nella famiglia che noi impariamo a relazionarci all’altro, a riconoscerci come identità, prendendo le distanze dall’utero materno, fino al taglio del cordone ombelicale, a volte avanti negli anni: è qui che poniamo le basi per equilibrati rapporti interpersonali quando iniziamo a frequentare altri esseri umani dalla scuola materna fino alle scuole superiori e al diploma.
La disgregazione della compagine familiare avviene nel proseguo delle precedenti “rivoluzioni”, quelle promosse da una potente élite intellettuale che sorge tra la fine del Cinquecento e il Seicento nella Inghilterra elisabettiana, nella Germania dei Rosacroce e agli albori dell’Illuminismo in Francia.
Una élite convinta della propria superiorità intellettuale, basata su un sapere riservato a pochi, più degni degli altri di governare il mondo, per ragioni sapienziali, scientifiche o diritto di nascita.
Se consultiamo i libri di storia ci possiamo rendere conto di quanto la Rivoluzione Francese abbia disarcionato dalla guida della popolazione la allora classe dominante: aristocrazia e clero. La borghesia produttiva e capitalistica entra nel ruolo dirigente e si formano nuove classi sociali in base alla disponibilità finanziaria.
Con l’avvento della industrializzazione la terra perde valore e con essa la società contadina viene penalizzata al massimo.
Subito dopo la seconda guerra mondiale sorgono i primi sintomi di una ipotetica Età dell’Acquario, che si spinge fino al Sessantotto dove la liberazione sessuale inizia a incrinare la struttura della famiglia.
“Il corpo è mio e me lo gestisco io” era il grido delle femministe, quelle che ultimamente hanno addirittura aderito alla inoculazione di sieri contenenti mRNA che codifica e porta informazioni durante la trascrizione dal DNA ai siti della sintesi proteica.
Siamo diventati così all’avanguardia da non essere costretti ad avere un’identità ben definita: maschio o femmina non devono essere categorie rigide, dobbiamo essere fluidi, possibilmente non radicati, in modo da poter essere indirizzati in modo più consapevole da chi sta lavorando per il nostro bene.
Infatti non abbiamo bisogno di coltivare la terra per nutrirci: c’è il cibo sintetico, gli insetti, i succedanei e surrogati di qualsiasi commestibile, naturalmente mentre i “benefattori” comprano ettari di terreno ovunque e lo Stato espropria di nascosto terreni per far posto a impianti eolici come da poco è avvenuto in Puglia (Fuori dal coro condotto da Mario Giordano in data 7 febbraio).
Perché tenere le risaie nel vercellese, quando su quegli sterminati campi potrebbero essere istallati pannelli fotovoltaici come in Grecia, per dare energia… ma a chi?
E poi… tutti questi trasporti che inquinano… meglio le auto elettriche che spesso bruciano da sole sulle autostrade, o nei garages provocando incendi anche negli appartamenti superiori; oltre al fatto che costano cifre esorbitanti così non tutti se le possono permettere.
D’altra parte, con le città dotate di limiti di velocità ai 30 all’ora e divise in rioni percorribili in 15 minuti, cosa ci importa della praticabilità delle vie cittadine, soprattutto nelle ore di punta?
Il Grande Reset ipotizzato da Schwab con la sua agenda 2030 descritta nel capolavoro “La quarta rivoluzione industriale” vaticina che “non avrai nulla e sarai felice”: infatti non è prevista la proprietà privata, come durante la precedente rivoluzione in Europa, quella russa, iniziata nel 1917 con la barbara uccisione dello Zar e della sua famiglia, durante la quale seguirono ampie deportazioni nei gulag per i dissidenti.
Per non parlare delle misure adottate con il “decreto sulla terra” con la quale furono espropriate le proprietà dei latifondisti, a cui seguì la requisizione forzata del grano e di semina nei confronti dei kulaki, contadini benestanti con alle dipendenze altri contadini… che strane assonanze con le imposizioni dell’UE nei confronti di tutti gli agricoltori!
Sul fatto di essere felici della nostra condizione, sospetto massicce dosi di ritrovati all’avanguardia nei sieri, tali da poter provocare indifferenza ai soprusi e alle costrizioni demenziali alle quali siamo stati sottoposti in questi ultimi anni.
Stiamo andando incontro a una società nella quale gli umani saranno ibridati con microchip nel cervello in modo da conoscersi meglio e più in profondità, secondo il professor Yuval Noah Harari, top Advisor di Klaus Schwab; il quale dichiara di aver scoperto la propria omosessualità tardi rispetto a quanto sarebbe accaduto se avesse avuto la possibilità di inserire il congegno nel proprio corpo prima della pubertà.
Un bel problema la sessualità: c’è da immaginare che sia per sapere “cosa succeda dentro di loro” che sulle sponde del Po, da questa estate, frotte di persone diventeranno soci del Tantra club, naturalmente dopo essersi procurati microchips adatti allo scopo.
Infatti, sempre da questa mente illuminata, abbiamo diverse perle di saggezza tra le quali raggiunge vette sublimi il “Gli umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che abbiano liberi desideri, da oggi è superata”.
Il professore ha anche il buon gusto di definire la maggior parte di noi “gente inutile” visto che ormai l’Intelligenza Artificiale può sostituirci ovunque e si domanda “A che cosa servono così tanti uomini?”.
La sua soluzione giunge pronta “è sufficiente tenerli buoni con droghe e giochi al pc” forse perché all’epoca non era a conoscenza del Tantra club dove trascorrere amenamente il proprio tempo, lontano dalle responsabilità, assunte queste a 360° dalla famosa élite in grado di pianificare la nostra vita, per il nostro bene.
Ah, dimenticavo, in stereofonia giungeva allora anche la voce del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani che spiegava, slides e schermo alla mano, quanto la nostra terra, popolata all’epoca da quasi nove miliardi di persone, fosse programmata per tre miliardi e mezzo di abitanti: cosa che oggi pare profilarsi dato il numero incredibile di morti negli ultimi due anni e la decrescita esponenziale delle nascite.
“Nessun dorma” ma noi sappiamo benissimo i nomi dei colpevoli di questo disastro globale, anche se si definiscono “benefattori” e in alcuni casi sono persino stati espulsi dai paesi in cui hanno “curato” la popolazione.
Cerchiamo di svegliarci prima che sia davvero troppo tardi per capire che la Libertà ha a che fare con la Dignità ed entrambe non possono essere barattate o sottoposte al volere di una élite priva di scrupoli, che ha dimostrato, oltre a ogni ragionevole dubbio, quanto sia delirante e disumano il programma a cui vogliono sottoporci, costringendoci ad assumere farmaci sperimentali o cibi tossici.
Civico20News
Chicca Morone
Editorialista
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