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Cronaca
Il CAR NAVAL, la festa degli eccessi
Un contributo della Orientalista Raffaella Biasi
Articolo di Giancarlo Guerreri
Pubblicato in data 15/02/2024

 

Civico20news ha il piacere di pubblicare un articolo a cura della Orientalista, Raffaella Biasi.

Il CAR NAVAL, la festa degli eccessi

di Raffaella Biasi

Le interpretazioni de Carnevale sono spesso riduttive o addirittura inventate. È incredibile come questo nostro periodo festivo non derivi da gozzoviglie ed abusi, ma derivi da una festa sacra Babilonese in cui un Carro a forma di Nave viaggiava dal tempio di Barsippa a quello di Babilonia. Esso rappresentava il passaggio delle acque, che era di per sé pericoloso ed inquietante e questa paura che esiste ancora, per chi si avventura nell’ignoto, può rendere folli le persone che temono le acque.  Per chi è avvezzo al Simbolismo, ricordiamo che le acque sono messe in relazione ai sentimenti ed alla psiche.
La festa, come tutte le feste, appartiene ad una concezione del tempo ciclica che ritroviamo soprattutto in Oriente e il Carnevale ci riporta al IV millennio avanti Cristo, a Babilonia, in cui un’epigrafe del sacerdote e principe feudatario Gudea di Larash fa menzione di una festa in cui l’ancella prendeva il posto della Signora, lo schiavo del Signore ed il Potente si comportava come un uomo comune. Insomma, un momento liberatorio per qualcuno e di riflessione per altri.


Come tutte le feste anche il Carnevale rispecchiava il meccanismo celeste che veniva fissato nei solstizi e negli equinozi e negli ‘interregnum’ fra questi, cioè nei periodi che intercorrono fra questi e che sono preparatori a questi 4 cicli in rapporto tra cielo e terra.
Nello specifico la processione delle maschere o le sfilate dei cavalli rappresentavano il corteo che si muoveva dal tempio di Barsippa - che era simbolo della metà superiore del cielo - verso il tempio di Babilonia, simbolo della Terra. In tale occasione era rappresentata anche la Nave sulla quale il dio Luna o il dio Sole percorre il l’oceano cosmico.
È il Car Naval, il carro navale che conclude un anno vecchio e, attraversando le acque, ne comincia uno nuovo.


Questa parrebbe la vera etimologia del Carnevale a cui si è sovrapposta un’altra interpretazione nel medioevo cristiano, quando per esorcizzare questa festa sregolata si è tentato di includerla nel calendario come permesso per un periodo di sregolatezza che poi va a morire prima dell’Equinozio di Primavera.
In questo periodo si faceva derivare il nome da ‘Carni Levamen’ (sollievo della Carne, nel senso degli istinti) oppure da ‘Carnes Levare’ (togliere le carni) ossia finire le scorte di carne, abbuffandosi, prima della primavera che avrebbe portato la nascita di nuovi animali come agnelli o galline e uova (che come sapete si mangiano ritualmente a Pasqua).
Abbiamo dato qui una brevissima e riduttiva interpretazione delle basi di questa magnifica festa con enormi risvolti psicologici, sociali, religiosi e piacevolmente umani.
Non possiamo quindi non ricordare la magnifica Venezia che ci offre spunti per liberare la fantasia e socializzare con gioia in questo freddo inverno, in attesa della primavera.
Raffaella Biasi, Orientalista.

 

Fotografie di:

Andrea Fiorina e Antonella Panni

 

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