Doppia commemorazione in piazza San Carlo delle “Giornate di sangue” del 1864
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“Bis in eadem”, due volte nello stesso giorno, così avrebbe commentato il cronista di uno dei tanti giornali torinesi della seconda metà dell’Ottocento la doppia commemorazione del 21 settembre di quest’anno in piazza San Carlo delle “Giornate di sangue” del 1864.
Al mattino del 21 settembre, Fabrizio Ricca, Capogruppo nel Comune di Torino, e Roberto Carbonero consigliere comunale, entrambi della Lega Nord, hanno posato una corona di fiori sotto la lapide che ricorda le vittime della strage di Torino.
Hanno partecipato, oltre ai due esponenti della Lega Nord al Comune di Torino, anche numerosi consiglieri leghisti delle circoscrizioni torinesi, di comuni della cintura, militanti e simpatizzanti. Una cinquantina di persone, con molti drapò del Piemonte e molti volti di giovani, che in queste manifestazioni rassicurano della trasmissione del messaggio identitario alle future generazioni.
È stata una manifestazione senza discorsi, di tono austero, molto subalpino e quasi militare: la presentazione della corona, un minuto di silenzio concluso dal grido del consigliere Carbonero “Onore ai caduti!”.
Al pomeriggio è stata la volta della commemorazione organizzata dal Centro Studi Cultura e Società di Torino, con la collaborazione delle associazioni Nòste Rèis, Monginevro Cultura, Rampar Piemont e Ël Sol ëd j’Alp.
Anche qui una cinquantina di persone con molti drapò e bandiere della Savoia.
A questa seconda manifestazione, infatti, ha partecipato anche una delegazione di autonomisti della Savoia che hanno dato vita ad un fuoriprogramma molto suggestivo, portando la bandiera con la croce d’argento in campo rosso nel salotto di Torino, sullo sfondo del caval ëd brons.
Hanno preso brevemente la parola, in lingua piemontese, Ernesto Vidotto (Centro Studi Cultura e Società), Vera Bertolino (Nòste Rèis) e Gioanin Ross (Ël Sol ëd j’Alp). I tre hanno dichiarato il carattere apartitico della loro celebrazione, che hanno preferito effettuare separatamente per evitare speculazioni politiche, ed hanno confermato la loro volontà di ricordare degnamente nel 2014 la ricorrenza dei 150 anni dall’avvenimento.
Le due commemorazioni, purtroppo, al mattino e al pomeriggio, si sono svolte davanti ad una lapide ingabbiata dai lavori di ristrutturazione del “Palazzo Villa” in piazza San Carlo, come si leggeva sul cartello di cantiere che aveva quasi completamente ‘oscurato’ la lapide: questo posizionamento del cartello di cantiere è stato considerato da qualcuno decisamente ‘doloso’, da altri soltanto frutto di scarso rispetto.
Comunque sia, si è percepito molto bene il disinteresse totale della cittadinanza, il completo oblio dei Torinesi di oggi dei Torinesi morti del 1864. Disinteresse e oblio che contrastava con la presenza di vari esponenti di due delle associazioni promotrici, Rampar Piemont e Ël Sol ëd j’Alp, che non sono di Torino ma di Biella.
Ma quella che ha colpito di più era l’assenza del Comune di Torino.
Quelli del settembre 1864 sono morti di serie B? Morti politicamente scorretti? Come spiega questa sua assenza il Comune di Torino?
Al Comune di Torino che intitolerà alle “vittime di femminicidio” un giardino in via Chambery, ci permettiamo di ricordare, molto sommessamente, che fra quei 52 morti torinesi, vittime della forza pubblica in piazza Castello e in piazza San Carlo, vi erano anche due donne!
Ma la vis polemica non è il mio forte.
Preferisco rifugiarmi nei ricordi, pensare alla imponente manifestazione svoltasi a Torino nel settembre del 1865, nel primo anniversario della strage, cui parteciparono 100 - 150 mila torinesi (Torino contava allora poco più di 200 mila abitanti!) e la collocazione al Cimitero monumentale di una grande colonna commemorativa, oggi scomparsa.
Preferisco pensare ai giornali torinesi che, al 21 settembre, uscivano listati a lutto, come ha ricordato Roberto Gremmo con la distribuzione di fotocopie della prima pagina del giornale illustrato “Il Diavolo” del 1867.
Preferisco anche pensare ad un curioso episodio che fece da corollario alla “Strage di Torino”, quando il popolano napoletano Francesco Calicchio, nella via Toledo di Napoli, nel 1865, diede una solenne bastonatura al commendator Silvio Spaventa, già segretario generale del ministero dell’interno e considerato dalla voce popolare torinese come il principale responsabile dei morti del 21 e 22 settembre 1864.
Ma questa è un’altra storia, la racconteremo nella “Torino noir”, per ora ci auguriamo che nel 2014 i lavori di ristrutturazione in piazza San Carlo siano stati completati.
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Articolo pubblicato il 22/09/2013