Boxe, Pacquiao insulta i gay. E la Nike lo scarica

Rescisso il contratto di sponsorizzazione tra la multinazionale americana e il campione filippino

Negli ultimi anni Manny Pacquiao è diventato l'uomo dei record. Si è imposto nel mondo della Boxe moderna come un fenomeno, uno degli ultimi nomi in grado di attirare l'attenzione mediatica e del grande pubblico sulla Nobile Arte.

Ogni suo match è stato un concentrato di potenza e tecnica, entrando di diritto nell'Olimpo dei grandi accanto a nomi altisonanti del calibro di Muhammad Alì, Joe Frazier e tanti altri campioni del ring.

Ma il fenomeno Pacquiao non si è limitato solo nel mondo delle dodici corde. Nelle Filippine, suo Paese di nascita, Manny è visto ed idolatrato quasi come un dio.

I suoi incontri sono stati in grado di fermare l'intera nazione, riuscendo anche a diminuire drasticamente il tasso di criminalità durante la messa in onda dei suoi match.

Un personaggio del suo calibro e del suo carisma, in grado di fare presa in breve tempo nella coscienza collettiva di un Paese in cui la povertà è una triste realtà, non poteva rimanere incastrato in un solo ambito.

Dopo un'infanzia segnata dalla povertà Manny ha usato il pugilato come riscatto sociale, diventando in breve tempo beniamino di tutti i filippini nel mondo.

Pugile, cantante, attore e poi politico. Almeno questa è l'ultima idea del campione filippino, il quale ha dichiarato di volersi ritirare per intraprendere la corsa per uno dei dodici seggi al senato filippino.

Già deputato della provincia di Sarangani alla Camera dei Rappresentati, Pacquiao vuole portare la propria carriera politica ad un livello successivo.

Dopo una luminosa carriera pluriventennale costallata dalla conquista di ben otto corone mondiali in otto categorie di peso differenti, Pacquiao ha dichiarato la ferma intenzione di ritirarsi dal mondo della boxe per dedicarsi alla politica per cercare di migliorare le Filippine.

 PacMan però affronterà per la seconda volta il pugile americano Timothy Bradley per poi dare l'addio definitivo al mondo del pugilato.

Ma la mente è già proiettata nel suo nuovo impegno politico, dove l'altroieri è finito KO. In seguito ad un dibattito televisivo per le elezioni di maggio che lo vedranno in corsa per il Senato delle Filippine, il pugile ultracattolico e devoto alla Bibbia ha avuto una pesante uscita televisiva in cui ha attaccato gli omosessuali, definendoli "peggio degli animali".

Queste dichiarazioni si sono rivelate più pesanti di qualsiasi colpo che il filippino abbia mai ricevuto o sferrato, con delle inevitabili conseguenze. Una frase buttata li in un momento concitato, detta in veste di deputato ultracattolico e conservatore.

"Gli omosessuali sono come gli animali. Ma gli animali sono migliori perchè sanno riconoscere i maschi dalle femmine. Se gli uomini vanno con gli uomini e le donne vanno con le donne, allora sono peggio degli animali". E per questa controversa e discutibilissima dichiarazione non è bastato un video dove il filippino si scusa pubblicamente.

La Nike, colosso dell'abbigliamento sportivo mondiale che sponsorizzava Pacquiao dal 2006, ha definito "queste dichiarazione ripugnanti", decidendo immediatamente di chiudere i conti con il campione filippino. I vertici dell'azienda hanno fatto sapere che la Nike si oppone con forza ad ogni tipo di discriminazione, avendo alle spalle una lunga storia a favore della comunità LGBT.

Ora, per quanto Pacquiao abbia avuto un'uscita infelice e del tutto discutibile, pare veramente ridicolo che un'azienda come la Nike si ricostruisca una verginità morale, essendo responsabile dello sfruttamento di manodopera minorile nei paesi del Terzo Mondo.

Quando ci recheremo in un negozio di scarpe, affascinati dai colori e dalle caratteristiche dei prodotti della nota azienda di indumenti sportivi, leggendo sull'etichetta accanto alla scritta Made In il nome di qualsiasi Paese povero ricordiamoci che centinaia di infanzie sono state spezzate per poter realizzare quel prodotto. E alla Nike chi rescinde il contratto?


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Articolo pubblicato il 19/02/2016